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N. 2.563 - ore 17:00 - Mercoledì 2 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Di nicchia e per appassionati, ma l’investimento in fine wine si conferma più redditizio di altri settori. Anche del mercato dei capitali. In particolare, il Liv-Ex 100 ed il Liv-Ex 1000, indici di riferimento della piattaforma Liv-Ex (che ha pubblicato l’analisi), in 15 anni sono cresciuti del 213,9% e del 258,2%, mentre lo S&P 500, che mette insieme le 500 principali aziende Usa, “solo” del 143,9%, ed il Ftse 100, riferimento della borsa di Londra, è cresciuto del 59,2%. E negli ultimi 12 mesi, se il Liv-Ex 100 ha chiuso in sostanziale parità, il Liv-Ex 1000 è cresciuto del 9%, mentre gli indici borsistici, secondo la piattaforma inglese, sono tutti in perdita ...
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Il 2018 appena chiuso, visto con le lenti del mondo della distribuzione, per il vino, è stato un anno importante, decisamente positivo, chissà del rilancio definitivo, specie quando si parla di produzioni di qualità, come quelle portate sugli scaffali da sei dei principali distributori del Belpaese, Sagna, Gruppo Meregalli, Les Caves de Pyrene, Sarzi Amadè, Proposta Vini e Cuzziol, insieme sotto “Club Excellence”, il club dei distributori ed importatori nazionali di vini e distillati d’eccellenza, sentiti da WineNews. Bilanci in territorio decisamente positivo, wine lover sempre più curiosi e consapevoli, vini biologici e biodinamici che continuano a crescere, ma a patto che siano buoni, ma anche la crescita delle denominazioni del Sud e, dall’estero, le performance di Borgogna e Champagne, con la grande critica internazionale che continua ad avere un peso tutt’altro che indifferente. “Gli italiani cercano sempre più vini facili da bere, da vitigni autoctoni e a bassa gradazione”, racconta a WineNews Massimo Sagna, a capo dell’azienda che, oltre a tanti marchi del Belpaese, importa e distribuisce in Italia il top della produzione di Francia. Bilancio più che positivo per il Gruppo Meregalli, storica azienda nata nel 1856 a Monza, che chiude il 2018 “a livelli record, con un balzo dei fatturati del +10%. “Le bollicine continuano ad andare fortissimo, così come gli spirits, mentre tra le sorprese c’è la ripresa delle piccole denominazioni”, dice Marcello Meregalli. Tra le tendenze più rilevanti, quella dei vini naturali, che Christian Bucci, fondatore, nel 2009, di Les Caves de Pyrene, da sempre attento alle produzioni di territorio, artigianali, di piccoli produttori, si augura non sia “solo una moda, ma per noi è prima di tutto una scelta di gusto”. Per Alessandro Sarzi Amadè, a capo della distribuzione fondata nel 1966 dal padre Nicola, “c’è stato un risveglio per i vini di fascia alta delle denominazioni più prestigiose”. Gianpaolo Girardi di Proposta Vini sottolinea invece come il consumatore sia “sempre più preparato, in un mercato che diventa complesso”. Per Luca Cuzziol, a capo della distribuzione di Conegliano Valdobbiadene, il 2018 è stato, “un anno di transizione, segnato dalla ricerca di nuovi equilibri tra territori e vini diversi”. |
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6.602 ettari, ovvero l’1% della superficie vitata in Italia al 31 luglio 2018, come previsto dal regolamento europeo, ed integrata con le superfici autorizzate per i nuovi impianti nel 2018, oggetto di rinuncia: tanto è il plafond per i nuovi impianti vitivinicoli a disposizione per il Belpaese per l’annualità 2019. Così recita il decreto n. 6.638 del 14 dicembre 2018 del Ministero delle Politiche Agricole, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre. Nelle prossime ore, dunque, le diverse Regioni saranno chiamate a pubblicare i bandi di partecipazione per la compilazione delle graduatoria della “corsa al vigneto”, oggi regolata da una normativa, Ue e nazionale, più volte, per diversi aspetti, oggetto di critiche (dal limite dell’1% per Paese membro, ritenuto troppo restrittivo, alle modalità di trasferimento dei diritti di impianto da una Regione all’altra, ndr).
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Paragonando i grandi territori del vino italiano ed il ciclismo, si potrebbe dire che, per fascino e prestigio, Montalcino ed il Brunello stanno alle salite del Mortirolo o dello Zoncolan. E, per restare in metafora ciclistica, si può dire che la Castello Banfi, già in testa, “allunga” il suo distacco nella classifica degli ettari a vigna: la realtà leader del territorio, da rumors WineNews, avrebbe appena acquisito 14 ettari, di cui 2 iscritti a Brunello di Montalcino, e mezzo a Igt Toscana, oltre ad una villa che guarda, al contempo, verso la Maremma, il Monte Amiata ed il trecentesco Castello di Poggio alle Mura, già della Castello Banfi. Che, così porta a 173,2 gli ettari di proprietà a Brunello di Montalcino (sugli oltre 900 vitati nel territorio), e con un altro piccolo “colpo di pedale” stacca l’inseguitore Castelgiocondo, la tenuta dei Marchesi Frescobaldi, che conta 166 ettari iscritti a Brunello. Con i Frescobaldi, però, che nella “classifica a squadre”, sarebbero primi, per ettari a Brunello (179, in totale), grazie ai 13 della Tenuta Luce, da cui nascono i vini di Luce della Vite. Un affare, quello firmato dalla Castello Banfi, che conferma ancora una volta la vivacità di Montalcino dal punto di vista degli investimenti, e dove, dalle ultime stime, un ettaro vitato a Brunello di Montalcino è su quotazioni che sfiorano in 900.000 euro.
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Il 2019, per gli appassionati dei grandi vini, ha già una data imperdibile da segnare nel calendario: il 12 aprile 2019 si presenterà ufficialmente la nuova cantina di Masseto, uno dei vini icona dell’Italia nel mondo, etichetta tra le più conosciute a livello planetario, e da anni dominatrice nelle grandi aste internazionali. Una nuova casa pronta ad aprire le proprie porte, come già anticipato a WineNews dal Ceo Giovanni Geddes da Filicaja, ma già operativa, tanto che la vendemmia 2018 è stata la prima a trovare interamente dimora nella casa del grande rosso bolgherese. |
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Un’accisa del 100% sulle bevande alcoliche consumate in Qatar: si chiama “sin tax”, ed è entrata in vigore ieri nello Stato del Golfo, dopo l’annuncio del Paese arabo di voler introdurre un’imposta di consumo sui “prodotti dannosi per la salute”. La nuova politica è stata promossa dalla Qatar Distribution Company, la società statale che ha il monopolio sulla vendita di bevande alcoliche, in un documento di 30 pagine. Un’accisa, che farà salire alle stelle i prezzi di una lattina di birra, di una bottiglia di vino o di un bicchiere di whiskey. E il nuovo listino, che peserà non poco sui tifosi della World Cup 2022, ha già fatto il giro del mondo: una cassa di 24 lattine di birra Heineken da 330 ml costa oggi l’equivalente di 91 euro, una bottiglia di vino da 75 cl di Shiraz del Sudafrica 20 euro e una bottiglia da 100 cl di Gin Bombay Sapphire 80 euro. |
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A WineNews le riflessioni di Luigi Moio, produttore e docente all’Università Federico II di Napoli. “L’Italia ha dei vantaggi competitivi se si pensa al cambiamento climatico, grazie ai suoi tanti vitigni. Ma dobbiamo approfondirne le conoscenze. E sul fronte della ricerca, dobbiamo concentrarci su questo, serve un coordinamento nazionale, perché se è un bene che ci siano tanti centri e tante facoltà in tutta Italia, a livello di formazione, nella ricerca è diverso”. |
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