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N. 3.729 - ore 17:00 - Lunedì 19 Giugno 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Una tradizione antica e affascinante, che affonda le proprie radici nella storia, ma che è in grado di proiettarsi verso il futuro grazie a tecnologie innovative e impegno per la sostenibilità: prende il via in Portogallo (e andrà avanti fino a luglio) il rituale della decortica delle querce da sughero nelle foreste di Amorin Cork, il più grande produttore al mondo di tappi in sughero (nel 2022 ha coperto il 45% del mercato mondiale del comparto), che investe sempre maggiori risorse e attenzione verso l’ambiente. Oggi ha in gestione diretta 8.700 ettari di foreste, dove andrà a piantare nei prossimi 4 anni 1,5 milioni di nuove querce da sughero. |
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Dopo il massimo storico di 60,7 miliardi di euro registrato nel 2022, le esportazioni alimentari italiane fanno segnare nuovi record anche nel 2023. Un primato ottenuto, ancora una volta, grazie ai prodotti della Dieta Mediterranea come vino, pasta e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità italiane più vendute all’estero. In particolare, un’analisi Coldiretti evidenzia per l’alimentare un aumento dell’1,9% ad aprile 2023 sullo stesso mese 2022, in controtendenza sul calo generale, che tocca il -5,4%. E complessivamente, nel primo quadrimestre 2023, l’export alimentare è balzato del 10,5% ben più della media. Ad essere cresciute di più, tra i principali Paesi, sono le esportazioni alimentari in Francia (+19%), davanti alla Germania (+12%), al Regno Unito (+12%) e agli Stati Uniti (+3%). A livello complessivo la Germania resta, comunque, in questo primo quadrimestre, il principale mercato di sbocco, con un valore di 2,6 miliardi di euro, davanti agli Stati Uniti, con 2,1 miliardi, che superano di misura la Francia, a 2 miliardi. Risultati positivi anche nel Regno Unito, con 1,3 miliardi di euro, e che evidenziano come l’export tricolore si stia rivelando più forte della Brexit. Secondo gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews, il “campione” dell’export tricolore si conferma il vino, con il primo trimestre 2023 che segna la ripresa delle esportazioni a pieno regime con una crescita del +3,8% a valore, a quota 1,77 miliardi di euro, a fronte di volumi che restano stabili, con 489 milioni di litri (+0,1%). Tra i prodotti-simbolo del made in Italy, seguono la pasta e gli altri derivati dai cereali, frutta e verdura fresche, quindi l’ortofrutta trasformata, l’olio extravergine di oliva ed i salumi. Un successo che potrebbe ancora migliorare, visto che nonostante i nuovi record l’agroalimentare italiano si trova a dover affrontare questioni ancora aperte soprattutto in Unione Europea, come quella che riguarda il rapporto tra il vino e la salute, ma anche tra questa e i salumi, e le etichette a semaforo che “stoppano” le eccellenze tricolori, ma anche le nuove norme sugli imballaggi, l’“estremismo green”, come lo hanno ribattezzato gli agricoltori, che equipara le fattorie alle grandi industrie inquinanti, il divieto della pesca a strascico e il possibile arrivo dei prodotti artificiali. |
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Il Chianti, la più grande Denominazione rossista del Belpaese, ha deciso una riduzione delle rese del 10% per la vendemmia 2023, “necessaria - per il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi - per non far aumentare il vino nei magazzini. Siamo a -14% di vendite 2022 sul 2021, e nel rapporto prezzi-costi l’inflazione crea un pesante squilibrio. I prezzi sono aumentati del 4-6%, ma i costi molto di più, con grandi difficoltà per le aziende. Nei primi 5 mesi 2023 siamo sui risultati 2022, ma il raffronto è su un’annata 2022 che ha visto perdere 14 milioni di bottiglie sul 2021. Il calo vendite 2022 si accompagna ad una vendemmia 2022 che ha visto risalire la produzione del 20%, con l’aumento delle scorte di magazzino ed una fibrillazione nel mercato che ha fatto scendere i prezzi sotto i costi di produzione. Inutile negarlo: un po’ di preoccupazione c’è”. |
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Paesaggio-icona dell’Italia, candidato Unesco, e territorio-simbolo del vino italiano, il Chianti Classico racconta storie come quella della Pieve di Campoli, azienda vitivinicola e olivicola (tra le più grandi di Toscana, con 18.000 olivi) dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (Idsc) dell’Arcidiocesi di Firenze, nata nel 1985 da un progetto di amministrazione dei terreni ecclesiastici e che riunisce le proprietà agricole dell’Arcidiocesi, oggi Tenuta di 50 ettari vitati e 100 di oliveti, tra San Casciano e Barberino-Tavarnelle Val di Pesa, produttrice del Vin Santo del Chianti Classico per le celebrazioni della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze. Una storia che testimonia il ruolo della Chiesa e dei preti-contadini, a lungo punto di riferimento per la coltivazione della vite in Chianti Classico. Come Don Agostino Giotti, che, nel borgo di Cortine, a San Donato, prima ancora della nascita dell’azienda, produceva un vino che ben presto fece parlare di sé, quando tra le campagne si sparse la voce di un vino da messa “leggendario”. Oggi “l’azienda è attenta a mantenere valori come il rispetto per la terra, per non perdere “la tenerezza con il Creato” come dice Papa Francesco - spiega Don Giuliano Landini, presidente Idsc - attraverso processi virtuosi e sostenibili come esplicitati nell’Enciclica Laudato si’”. |
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È l’ultima isola-carcere in Italia, e l’unica in Europa, ma, dal 2012, è soprattutto “L’Isola che c’è”, grazie ad un progetto in cui il vino è strumento di riscatto. È il Progetto Sociale di Frescobaldi a Gorgona in collaborazione con la casa di reclusione che entra nella seconda decade stappando, come da tradizione a inizio estate, il nuovo Cru, Vermentino e Ansonica annata 2022, prodotto in 9.000 bottiglie dalla Tenuta Marchesi Frescobaldi con i detenuti come un’altra possibilità per riavvolgere il nastro della propria vita. |
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Un volume interamente dedicato ad uno dei territori più iconici del vino italiano trionfa agli “International Gourmand Awards” n. 28, premio dedicato ai libri di cucina, vino, drinks e alla food television di tutto il mondo: è “Barolo Terroir - Grapes Crus People Places” dei wine writer Ian D’Agata e Michele Longo, “Best in the World 2023” nella sezione “European Wine”. Per la giuria, si tratta di “oltre 500 pagine per conoscere meglio il Barolo, a cura di due autori straordinari. Questo libro va ben oltre qualsiasi pubblicazione precedente, e diventa un must per ogni professionista del vino, ma anche per ogni appassionato che voglia capire perché questo vino si trovi sulle tavole di tutto il mondo”. Al top nella sezione “Pastry Pro”, un altro libro italiano, “L’eccellenza della pasticceria dalla A alla Z” del maestro Iginio Massari. |
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Il vino vanta una profonda dimensione culturale e una capacità naturale di narrare territori, tradizioni e persone. Usando registri, media e arti diverse, come il cinema. Al rapporto tra cinema e vino, da undici anni è dedicato il “Most Penedès Festival Internacional de Cinema del Vi i el Cava”, che porta in concorso i migliori lavori audiovisivi, a livello internazionale, legati alla viticoltura, al vino e al Cava, e dove nel 2015 il mitico “Barolo Boys” si aggiudicò il Gran Premio della Giuria ed il Premio alla miglior Produzione Internazionale. |
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