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N. 3.816 - ore 17:00 - Giovedì 19 Ottobre 2023 - Tiratura: 31.186 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | In Usa, mercato n. 1 del vino italiano, lo scenario oggi è ben diverso da quello euforico raccontato un anno fa, per esempio, da WineNews, dalla “Wine Experience” by Wine Spectator. Come emerge dai dati delle Dogane, sulla prima metà 2023, analizzati dall’Agenzia Ice di NewYork: le importazioni di vino italiano si sono attestate a 1,05 miliardi di dollari, in calo del -7% sullo stesso periodo 2022. Una performance nettamente peggiore della Francia, sostanzialmente stabile (-0,1%), a 1,25 miliardi di dollari, e del mercato in generale, a -2,6%. Malissimo i vini fermi (i dati in approfondimento), meglio, ma comunque in calo, gli spumanti. | |
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| | Se il mercato degli States, per il vino italiano, dopo anni di crescita, ora è in difficoltà, diventa tanto più importante presidiarlo proprio adesso, come spiegano le voci, raccolte nei giorni scorsi dal “Simply Italian Great Wines Tour” by Iem (Giancarlo Voglino & Marina Nedic), che ha toccato città importanti come Chicago e Los Angeles. “Il 2023 è molto diverso rispetto al 2022: l’anno scorso c’era grande entusiasmo nella fase post Covid, ma il periodo ora non è facile - commenta Marina Nedic - in Usa e, più in generale, a livello mondiale. C’è un cambiamento dei mercati, e nel modo di consumare vino, e per questo diventa ancora più importante e strategico presidiare i mercati stessi, per capire come cambiano i gusti, le politiche di prezzo, per capire le preferenze dei nuovi consumatori”. Parole a cui fanno eco quelle di Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio dei Vini d’Abruzzo: “i dati sono inequivocabili, nel 2023 c’è una contrazione sui mercati del mondo, tanto in Europa che fuori dall’Unione Europea, come in Usa. Alcuni sostengono che sia una cosa congiunturale, altri che sia strutturale. Aspettiamo i dati di fine anno per tirare le conclusioni, ma senza dubbio, proprio nei momenti più difficili come questo, è importante essere presenti sui mercati per accedere le luci sui nostri prodotti, come nel nostro caso i vini d’Abruzzo, ma su tutti i vini italiani in generale”. Come fatto dal Consorzio Vini Oltrepò, come spiega il direttore Carlo Veronese: “la presenza nei mercati Extra Ue è fondamentale, Usa e Giappone sono i nostri mercati più importanti”. E se in queste ore, a New York, è di scena un walk around tasting firmato dall’Istituto Grandi Marchi, che riunisce 18 tra le più importanti cantine italiane (Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Chiarlo, Pio Cesare, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Tenuta San Leonardo e Umani Ronchi), a Chicago, il 22-23 ottobre, ci sarà il debutto fieristico di Vinitaly negli Stati Uniti, che, per la prima volta, è partner di International Wine Expo - Iwe, grazie alla collaborazione con Italian Expo, la Camera di Commercio Italiana-Americana di Chicago e del Midwest e l’Ice Agenzia, con oltre 200 cantine e tanti top brand del vino italiano (in approfondimento). | |
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| | Quello della birra made in Italy è un comparto che vale 10 miliardi di euro e occupa oltre 100.000 persone, una vera e propria nicchia di eccellenza: ma ad un 2023 cominciato male, a causa di una contrazione del valore, si aggiunge adesso lo spauracchio di un nuovo aumento delle accise (con la birra unica bevanda da pasto ad essere tassata) che rischia di penalizzare, oltre ai birrifici, anche distribuzione, vendita e persino il consumatore. Emerge dall’analisi Osservatorio Birra, con il Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, edizione n. 7, realizzato da Althesys, che analizza gli impatti diretti, indiretti e indotti della produzione di birra in Italia. Dalla ricerca emerge che, dopo un ottimo 2022, a metà 2023 si registrano dati molto preoccupanti (-3% di valore condiviso, oltre 120 milioni di euro). | |
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| | | La costante attenzione al tema della sostenibilità, il ritorno al format classico, un allargamento della platea dei vini internazionali con 90 aziende in arrivo da tutto il mondo, il summit “Respiro e Grido della Terra” sul cambiamento climatico, ma anche le tante masterclass tra cui quelle dedicate ad autentici miti enoici italiani come Masseto (Frescobaldi), Tignanello (Antinori) e Sassicaia (Tenuta San Guido). Ed ancora show cooking con focus sulle regioni Abruzzo e Campania, la partnership con la Georgia (rappresentata da 10 aziende), incontri, un’area food con 150 produttori che faranno scoprire i sapori d’Italia, lo spazio dedicato allo Champagne ed al Metodo Classico, con 80 aziende, il nuovo “Mercato della Terra dell’Alto Adige”, progetto targato Slow Food, gli eventi al “Fuori Salone”. “C’è molta carne al fuoco” ha detto Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano Wine Festival, nel presentare l’edizione n. 32 del Merano Wine Festival. Ben saldo nella tradizione ma con uno sguardo sempre rivolto verso il futuro, l’evento del “The Wine Hunter” va in scena dal 3 al 7 novembre, in quello che è il “salotto buono” del vino italiano, ma ormai evento capace di coinvolgere realtà emergenti e nuovi trend. | |
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| | | Savini Tartufi, la storica famiglia di imprenditori del tartufo, con 100 anni di storia alle spalle, che, negli ultimi cinque anni, ha raggiunto stabilmente un fatturato aggregato di oltre 10 milioni di euro, esportando il 65% della propria produzione in oltre 40 Paesi, ha ceduto l’80% delle quote al fondo di Private Capital “Italian Fine Food”, promosso da Avm Gestioni Sgr Spa Gestore EuVeca Società Benefit, con l’obiettivo di valorizzare le eccellenze regionali del food Made in Italy. | |
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| | I migliori degustatori di vino vengono dalla Romania: si chiamano Iulia Scavo, Valentin Ceafalau, Horia Hasnas e Cosmin Udrea, e, sotto la guida del coach Radu Rizescu, hanno vinto il mondiale di categoria, il “Championnat du monde de dégustation” de “La Revue du Vin De France”, una delle più autorevoli riviste enoiche di Francia, con la finale andata in scena nei giorni scorsi a Château de Sainte Roseline, in Provenza, dove, a colpi di degustazione, si sono sfidati 33 Paesi da 5 continenti. La prova consisteva nel degustare 12 vini da tutto il mondo (tra cui due italiani, il Cabernet Sauvignon 2019 Monteverro ed il Soave Classico Contrada Selvarenza 2020 Gini), ed indovinare vitigno, Paese di origine, annata, denominazione e addirittura il produttore. E così, la Romania ha vinto con 108 punti, per un pelo, davanti ai Paesi Bassi, a 107. Posizione n. 8, invece, per l’Italia. | |
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| | | Lo spunto di Rosario di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. “Con il climate change diventa importante per la qualità delle uve e per la salubrità della vite. Il Testo Unico del Vino già la prevede come possibilità dove i disciplinari non lo vietano espressamente, e forse quelli che lo fanno andrebbero aggiornati per una gestione migliore”.
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