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N. 2.849 - ore 17:00 - Lunedì 2 Marzo 2020 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Dopo le rassicurazioni, arriva la marcia indietro: il coronavirus è arrivato anche in Germania, e la Messe Düsseldorf, seguendo le linee guida del Governo e del Robert Koch Institute, ha deciso di rinviare la ProWein, la più importante fiera internazionale del vino, prevista dal 15 al 17 marzo. Salute in primo piano, ovviamente, ma l’impossibilità di movimento di migliaia di operatori ha giocato un ruolo importante. Aspettando le nuove date, intanto, la fiera tedesca ha ufficializzato quelle della ProWine Asia di Singapore, rimandata già da settimane: dal 13 al 16 luglio. A pochi giorni dal Vinexpo di Hong Kong, in calendario con le nuove date dall’8 al 10 luglio. |
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L’emergenza legata all’epidemia del virus Covid-19, che dalla Cina è arrivato in ogni angolo del mondo, a partire dall’Italia, per arrivare velocemente all’intera Europa, dalla Francia alla Germania, dalla Spagna alla Gran Bretagna, costringe i Governi e l’economia a decisioni veloci, che portano con sé veri e propri ribaltamenti di fronte, anche nel giro di poche ore. Come è successo alla ProWein, rimandata, mentre resiste Vinitaly, nonostante il pericoloso isolamento dell’Italia: con il Dipartimento di Stato Usa che sconsiglia in maniera perentoria di viaggiare nelle Regioni a rischio del Belpaese, Delta ed American Airlines non voleranno a Milano almeno fino alla fine di aprile, e la Cina è ancora tagliata fuori dalle rotte, commerciali e non. Il problema vale anche in senso inverso: il “Great Wines of Italy”, la grande degustazione delle migliori etichette del Belpaese, organizzata dal critico James Suckling, ad esempio, andrà in scena a New York, come previsto, il 4 marzo, ma senza produttori in arrivo dall’Italia. Condizioni che rischiano di trascinare a fondo l’economia italiana: il turismo vale infatti il 5% del Pil, ossia 90 miliardi di euro, ed occupa in maniera diretta o indiretta ben 3,5 milioni di persone. E se il Ministero delle Politiche Agricole ha già messo in campo le prime risposte per difendere il comparto agroalimentare, con un decreto legge firmato dalla Ministra Teresa Bellanova, la Fipe lamenta il disinteresse del Governo per i commercianti. Tornando al vino, che all’estero fa 6,4 miliardi di euro di fatturati, c’è preoccupazione tra i produttori. Per Pio Boffa (Pio Cesare), “in Francia ed in Germania la stampa ha recepito il messaggio che noi italiani per primi abbiamo mandato, ed è un disastro. Per non parlare del Sud Est asiatico, dove è tutto fermo”. Marilisa Allegrini (Allegrini) sottolinea come “già non siamo messi bene, con un’economia ristagnante, e questa è una botta fortissima. Spero che ci siano provvedimenti a livello governativo ed europeo, per esempio sul fronte Pac”. E se per Renzo Cotarella, ad Marchesi Antinori, è “difficile fare previsioni”, secondo Antonio Rallo (Donnafugata) “la situazione è schizofrenica, come lo è la nostra società”, mentre per Michele Bernetti (Umani Ronchi) “c’è preoccupazione per un’onda lunga che potrebbe durare non poco”. |
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Il momento è grave, ma è giusto guardare al futuro, che passa anche dalle leggi che servono alla filiera del vino. Come il decreto attuativo del Testo Unico del Vino, che regola la produzione dei contrassegni di Stato e delle fascette per Doc e Docg, licenziato dal Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova. Un decreto che stabilisce caratteristiche, diciture, modalità per la fabbricazione, l’uso, la distribuzione, il controllo e il costo dei contrassegni per i vini Do, nonché le caratteristiche e le modalità applicative dei sistemi di controllo e tracciabilità alternativi. “Con questo Decreto - ha detto la ministra Bellanova - rafforziamo la tutela delle produzioni di eccellenza, semplifichiamo il processo di acquisizione delle fascette, riducendo costi e tempistica, aggiungiamo un ulteriore tassello per confermare il primato della qualità”. |
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Con millenni si storia alle spalle, il vino è un prodotto che dalla tradizione e dal suo illustre passato ha tratto enormi benefici, ma territori e aziende oggi devono necessariamente aprirsi alla tecnologia. Non tanto in cantina o in vigna, dove l’hi-tech è ormai di casa, quanto sul lato commerciale, come sostiene il report firmato Liv-ex “The Future of Wine Trading”, da cui emerge come l’81% dei wine merchant di tutto il mondo si aspettino una svolta in tal senso. Svolta che passa per cinque innovazioni che cambieranno il volto del commercio enoico. La principale innovazione, com’è facile immaginare, è l’e-commerce, che ha portato con sé trasparenza e flessibilità. Ma la chiave si chiama APIs, base tecnologica dell’automazione che ha messo a sistema dati, prezzi e tutto ciò che può aiutare chi vende ad offrire un servizio migliore. La blockchain, invece, sta iniziando a trovare applicazione anche nel commercio del vino, digitalizzando le transazioni e riducendo le frodi. Così come il QR Code, codice “pieno” di informazioni, usato anche come supporto alla tecnologia blockchain. Meno fortuna ha avuto il numero identificativo unico, anche se oggi sta avendo un discreto successo il sistema di codificazione LWIN. |
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Giornalista e degustatore, profondo conoscitore dell’Italia del vino, ci ha lasciato, oggi, Daniel Thomases. Collaboratore di Veronelli e curatore della “Guida I Vini di Veronelli” per oltre 30 anni con Gigi Brozzoni che ne ricorda “l’apporto qualitativo e culturale”, è stato corrispondente dall’Italia per, tra gli altri, “Wine Spectator”, “The Wine Advocate” con Robert Parker e per il “Pocket Wine Book” di Hugh Johnson, “scrivendo di vino davvero fino all’ultimo” ricorda Alessandro Regoli, direttore di WineNews, con cui collaborava. |
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Pur in un mare in tempesta, l’agroalimentare made in Italy continua a veleggiare sicuro, chiudendo il 2019 - che ha portato “in dote” i dazi Usa, la Brexit e la frenata dell’economia cinese - con un nuovo record storico delle esportazioni, che hanno raggiunto per la prima volta il valore di 44,6 miliardi di euro, con una crescita del +7%, come emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati definitivi dell’Istat. Il prodotto agroalimentare più esportato dall’Italia è il vino, il cui fatturato estero è stimato in 6,4 miliardi nel 2019. Quasi i due terzi (63%) delle spedizioni interessano i Paesi dell’Unione Europea, dove la crescita nel 2019 è stata del 3,6%. Il principale partner è la Germania, dove l’export cresce del 2,9% e raggiunge i 7,2 miliardi, mentre le vendite sono stagnanti in Gran Bretagna e volano negli Stati Uniti (+11%), a 4,7 miliardi di export.
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I ricordi e i racconti delle vendemmie del cuore di alcuni dei produttori simbolo di Montalcino: Simonetta Valiani Biondi Santi (Le Chiuse), Alessandro Mori (Il Marroneto), Giulio Salvioni (Salvioni), Giulia Härri (Ferrero), Riccardo Talenti (Talenti), Alessandra Angelini (Altesino - Caparzo), Patrizio Cencioni (Capanna), Enrica Cotarella (Le Macioche), Santiago Marone Cinzano (Col d’Orcia), Natalie Oliveros (La Fiorita), Furio Fabbri (Beatesca), Katia Nussbaum (San Polino) e Viola Gorelli (Le Potazzine). |
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