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N. 2.795 - ore 17:00 - Mercoledì 11 Dicembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé, con un balzo a valore negli ultimi 10 anni del 227%, 11 volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana. E, in questo panorama, c’è bisogno di creare dei punti di riferimento per i consumatori asiatici: proprio con questo obiettivo è nata Shenzhen Baina International Exhibitions, società costituita da Veronafiere e Pacco Cultural Communication Group, che, già dal 2020, organizzerà fiere ed eventi del vino in Cina e in Asia, partendo proprio da Wine To Asia, in programma dal 9 all’11 novembre, nel nuovissimo quartiere fieristico di Shenzhen World. |
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La Brexit e le sue possibili conseguenze preoccupano, come lecito, i produttori del mondo, in quello che è il secondo mercato planetario per le importazioni di vino, con 3,5 miliardi di euro nel 2018, secondo solo agli Usa. Eppure, il miglior antidoto a possibili conseguenze nefaste, come un eventuale aumento dei dazi e di conseguenza dei prezzi delle bottiglie, è la qualità. Perché se c’è un 42% di consumatori che si dice pronto a ridurre in consumi in caso di un aumento di prezzo ipotetico della bottiglia del 10%, ed il 24% che, invece, non cambierà in ogni caso abitudine, la percentuale di chi dice che manterrà invariati i propri consumi di vino se la qualità resterà elevata è più del doppio (23%) di quella di chi si dice pronto a rinunciare al calice. Con i fine wine che, per gli inglesi, si definiscono primariamente per brand dell’azienda, qualità organolettica, origine da territori vocati, abbinamento con l’alta cucina, ed in seconda battuta dai punteggi delle guide, dalla storicità del brand, dalla produzione limitata, e per la loro presenza in ristoranti e negozi importanti. Sono le maggiori evidenze della ricerca di Wine Monitor per l’Istituto Grandi Marchi guidato da Piero Mastroberardino (che unisce 19 tra le più rappresentative cantine del Belpaese, Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi), presentata oggi a Roma, alla vigilia del voto per il nuovo Governo Uk. Un mercato strategico, per l’Italia, e sempre più spaccato in due: una gdo, dove viaggiano soprattutto vini di basso prezzo, e un canale horeca fondamentale per i vini di maggior valore. Non a caso, l’indagine di Wine Monitor si concentra su ristorazione all’e-commerce (che in Uk vale oltre il 10% delle vendite di vino). Analizzando 350 ristoranti di Londra, il 63% di essi ha almeno un’etichetta top italiana nella lista dei vini (considerando le sole bottiglie da 0,75 sopra le 50 sterline): i fine wine tricolore rappresentano complessivamente il 16% delle referenze, dietro alla Francia (al 57%). Mentre nel canale on line, il 36% delle referenze italiane (che sono il 15% del totale) è fatto da fine wine.
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Dall’incontro con il mondo della satira, emerge tutta l’attualità del vino. Ma si può anche affidare alla satira un messaggio sul vino, intrecciandolo, com’è proprio della comicità, con la più stringente attualità. Entrambe le case history confermano come il vino, quasi al pari della politica, sia un argomento quotidiano e popolare, in grado di accostarsi ai temi più caldi del momento, anche con il sorriso. È l’idea di Spirito di Vino, lo storico Concorso internazionale promosso da 20 anni dal Movimento Turismo del Vino Friuli Venezia Giulia che premia le più belle vignette sul vino, con una giuria di vignettisti del calibro di Alfio Krancic, Giorgio Forattini, Emilio Giannelli e Valerio Marini. Come “Barman” dell’italiano Diego Paparelle (under 35) e “L’influenza del vino” dello spagnolo Manuel Arriaga (over 35), vincitori dell’edizione 2019. |
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Sono tutti italiani gli high lights del 2019 dei fine wine, fotografato dal Liv-Ex. Con i grandi vini da investimento, che, dopo anni di tumultuosa crescita, hanno subito una decisa battuta d’arresto: negli ultimi 12 mesi (con i dati chiusi a novembre 2019), tutti gli indici principali hanno registrato segni negativi, con il Liv-Ex 100, riferimento della piattaforma, a -2,86%, ed il Liv-Ex 1000 a -3,78%. Una performance dovuta al crollo delle quotazioni (comunque elevatissime, ndr) dei grandi vini di Francia, con indici come il Bordeaux Legends 50 ed il Burgundy 150 in calo di oltre il 7%. L’indice che cresce di più è l’Italy 100, dedicato alle ultime 10 annate fisiche di Sassicaia, Masseto, Solaia e Tignanello di Antinori, Ornellaia, Barbaresco, Sperss e Sorì San Lorenzo di Gaja, Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno e Redigaffi di Tua Rita, che ha messo a segno un portentoso +5,47%. Tra le singole etichette del Liv-Ex 1000, la performance in assoluto più importante, in termini di aumento di prezzo, è quella del Barolo Monfortino Riserva 2002 di Giacomo Conterno (+75%, a 10.390 sterline a cassa), ma bene anche Gaja, con 3 vini in top 10, e un aumento di oltre il 30%. Nel complesso, però, il mercato è cresciuto ancora: già alla fine di luglio 2019 il valore totale di domanda e offerta aveva superato la cifra record di 70 milioni di sterline. |
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All’avanguardia, ecosostenibile, immersa tra i vigneti di Franciacorta e specializzata unicamente nella sua produzione. Una cantina ipogea (di 8.000 mq) che dialoga col territorio, esempio di architettura che unisce modernità e tecnologia in armonia con quest’ultimo. Ecco la nuova Monte Rossa, il progetto della cantina che la griffe si regala a 50 anni dalla fondazione, con un investimento previsto di 7 milioni di euro, in un progetto con il territorio, pensato a più mani con il Comune di Cazzago di San Martino e lo studio MP Engineering. |
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42 etichette, di cui 31 vini rossi, 7 vini bianchi, 2 rosati e 2 vini dolci, soprattutto da Toscana e Abruzzo, con 7 etichette a testa, e Piemonte, con 5: è il meglio del meglio, l’eccellenza, rappresentata dai 42 vini da 99/100 secondo l’“Annuario dei Migliori Vini Italiani 2020” del celebre critico Luca Maroni. Che, per le sue analisi sensoriali, segue da sempre un criterio dichiarato: “la qualità del vino è la piacevolezza del suo sapore”. 8.091 i vini segnalati, firmati da 1.277 cantine di tutto il Belpaese. La presentazione del volume di scena oggi 11 dicembre all’Elizabeth Unique Hotel a Roma, in una edizione dedicata a “Tullio Gregory: gigante della cultura europea ed italiana il cui amore per il vino e la gastronomia rappresentava il diamante dell’umanità, della sensibilità e della sapienza Sua”, scrive nella prefazione lo stesso Maroni. |
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L’Italia del vino, dopo anni di leadership indiscussa nel mercato Usa, sta vivendo nel 2019 un periodo di appannamento, crescendo a ritmi decisamente inferiori di quelli dei suoi competitor, specie della Francia. Riflessioni e spunti di analisi, dalla tappa di Seattle dell’Italian Simply Great Wines firmato da Iem, di Gioia Morena Gatti, responsabile agroalimentare e vino dell’Ice di New York, Marina Nedic, alla guida della Iem, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, e Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. |
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