Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.668 - ore 17:00 - Giovedì 30 Maggio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
La zonazione del Soave è compiuta, e finisce in etichetta, con il via libera del Comitato Vini all’inserimento delle 33 Unità Geografiche Aggiuntive nel disciplinare di produzione del celebre bianco veneto, che potrà così raccontare meglio e con più precisione, come chiedono gli appassionati del mondo, le diverse espressioni del territorio. Castelcerino, Colombara Froscà, Fittà, Foscarino, Volpare, sono alcuni dei nomi delle zone, che storicamente sono state valorizzate dalle singole aziende e dal Consorzio (con un lavoro partito nel 2000) per la particolare capacità di produrre vini con una forte caratterizzazione della zona pedoclimatica nella quale nascono.
|
|
|
|
|
I primi mesi di un 2019 ormai inoltrato, mostrano trend tutto sommato positivi per il mercato del vino italiano. Tanto da far sperare che anche l’anno in corso sia un anno di crescita per le cantine del Belpaese, sia in Italia che nel mondo, al netto delle tante incognite che aleggiano sul mondo, dalla guerra dei dazi alla sempre più fumosa Brexit, per citare le più evidenti. Secondo i dati di Federvini, in Italia i primi quattro mesi dell’anno hanno visto una crescita delle vendite in valore, del 5,5%, mentre all’estero, in un quadro di complessiva crescita, nei primi tre mesi, secondo Nomisma Wine Monitor, ci sono diversi trend da segnalare, come il risveglio dei vini fermi, e i primi segnali di frenata degli spumanti, soprattutto imputabili alle performance dell’Asti, sottolinea l’osservatorio guidato da Denis Pantini. E così i vini fermi italiani, soprattutto rossi, nei primi 3 mesi 2019, crescono in maniera esplosiva in Uk (+24,3%), ma anche in Usa (+3,5%), Germania (+0,8%), Giappone (+6,6%), Svizzera (4,4%) e Russia (+14,3%), con la Cina che è l’unico mercato in forte frenata (-17,1%). Più variegata la performance degli spumanti, che ormai valgono un quarto delle esportazioni italiane, in fortissima crescita in Usa (+19%), in Canada (+16,8%) e in Svizzera (+12%,6%), in aumento in Australia (+2,9%), ma in forte diminuzione in Germania (-11,8%), Uk (-7,1%), Francia (-8,3%), Giappone (-7,6%), Russia (-3,9%) e Cina (-14,3%). Un quadro evidentemente complesso, che però fa guardare con fiducia al domani agli imprenditori e dei manager di alcune delle più importanti cantine italiane, intervistati da WineNews, che in generale prevedono di chiudere l’anno in positivo, grazie ai segnali che arrivano dal mercato del Belpaese, ma anche all’export, soprattutto nei mercati storici del vino italiano, Nord America in testa, mentre sull’Asia, e sulla Cina in particolare, la visione è meno concorde. Come raccontano (nell’approfondimento) Albiera Antinori (Marchesi Antinori) Ettore Nicoletto (Santa Margherita), Sandro Sartor (Ruffino), Umberto Pasqua (Pasqua), Piero Mastroberardino (Mastroberardino), Giancarlo Moretti Polegato (Villa Sandi), Cesare Cecchi (Cecchi), Chiara Lungarotti (Lungarotti), Sandro Boscaini (Masi) e Bruno Vespa (Vespa Vignaioli). |
|
|
|
|
Sentenza ribaltata per il caso Wine Kit, dopo che nel febbraio 2016, dal tribunale di Reggio Emilia, era arrivata l’assoluzione, per insussistenza del fatto, dall’accusa che andava dall’associazione a delinquere al concorso in frode e contraffazione. A distanza di tre anni arriva così la sentenza della Corte di Appello penale di Bologna, che ha condannato uno degli imputati per il reato di “vendita di prodotti con segni mendaci”. Come riportato da una una nota di Federdoc e Cia, che si erano al tempo costituite parte civile, “i nomi riportati sulle etichette contenute all’interno dei kit, erano perfettamente idonei a trarre in inganno l’acquirente sulla origine e sulla provenienza dei mosti utilizzati per comporre il kit, come quelli di origine territoriale dei vitigni da cui derivano i vini Dop contrassegnati da tali nominativi”. |
|
|
|
|
|
La quota di mercato del vino italiano in Cina è ancora ferma al 6%, e certo il periodo di forte contrazione degli acquisti nel Paese del dragone non aiuta le produzioni enoiche del Belpaese, ma una buona notizia c’è comunque: nelle carte dei vini di wine bar e ristoranti, dove passa il consumo dei due terzi delle 200 milioni di casse di vino importate ogni anno, le etichette italiane rappresentano infatti il 18% delle referenze, come racconta la ricerca di “Wine Business Solutions” in collaborazione con la “China’s Wine List of the Year Awards”, su 36.000 carte dei vini di Cina, Macao ed Hong Kong. È un dato che merita una lettura, perché dimostra come, al di là di una distanza ancora abissale in termini di numeri assoluti da Francia ed Australia (che rappresenta sì il 27% delle importazioni, ma solo l’11% delle referenze nelle wine list), il posizionamento delle etichette italiane è secondo solo a quelle d’Oltralpe, con un lavoro sul brand made in Italy che inizia a dare i suoi frutti, aspettando di tornare a crescere anche sotto il profilo dei numeri che, per ora, condannano il vino tricolore con un calo delle esportazioni, nei primi tre mesi del 2019, del -25,7%, in linea però con l’andamento del mercato cinese. |
|
|
|
|
|
Coltivare la terra in modo responsabile e custodire i doni che essa offre per garantire a tutti un futuro sostenibile, attraverso tavole rotonde, conversazioni, eventi teatrali, scambi e contaminazioni in cucina, che favoriscono lo scambio e la conoscenza reciproca: è “Coltivare e Custodire”, appuntamento ideato dalla griffe del Barolo Ceretto e dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, il 31 maggio e 1 giugno, declinato tutto al femminile, protagoniste le donne di ogni età e provenienza, dedite alla produzione di cibo sostenibile. |
|
|
|
|
Dalle evoluzioni del mercato del vino alle strategie di posizionamento del prodotto sui diversi mercati, dai piani di sviluppo all’organizzazione dell’impresa vitivinicola, dal controllo della gestione alla continuità dell’impresa stessa, con un focus particolare sul delicato tema del passaggio generazionale: in libreria arriva “Strategie di mercato e Gestione dell’Impresa Vitivinicola”, il manuale per imprenditori, manager, studenti, enologi e consulenti che lavorano nel mondo del vino, firmato da nomi di primo piano del settore, come Riccardo Cotarella, alla guida della Unione Internationale des Oenologues, Sergio Cimino, ingegnere industriale, e Jolanda Tinarelli, manager e consulente di imprese vinicole, è edito da Edagricole, costa 30 euro, ed i diritti andranno a finanziare la Comunità di San Patrignano.
|
|
|
|
|
|
Dall’assalto dei cinesi a Bordeaux, alle riflessioni sull’andamento dei prezzi, alle tante possibilità di investimento per tutte (o quasi) le tasche. “Il mercato del vino è una cosa fantastica, ed è naturale, dunque, che da tutto il mondo arrivino investimenti nei territori più importanti, come Bordeaux. I prezzi sono legati al terreno, e si può partire da 25.000 euro ad ettaro, e arrivare anche a 4-5 milioni, fino a 10 milioni per mezzo ettaro, come successo in Borgogna”. |
|
|
|
|