Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.581 - ore 17:00 - Lunedì 28 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Nel trend stagnante dei consumi di vino, crescono in tutti i Paesi d’Europa le vendite online, mentre gli effetti della scarsità della vendemmia 2017 continua a farsi sentire anche nel terzo trimestre 2018, con le esportazioni in calo, ma con segnali di ripresa in coda, in conseguenza dei primi effetti, positivi, dell’abbondante raccolta 2018; il mercato, però, rimane sovraffollato in termini di players, e più che a crescere le aziende dovranno pensare a consolidarsi; intanto, nelle contrattazioni internazionali le quotazioni dei vini sfusi europei iniziano a calare. Ecco le dinamiche del mercato globale del vino fotografate dagli analisti di Rabobank. |
|
|
|
|
Sulle colline delle Langhe patrimonio Unesco poggia un tesoro dal valore inestimabile. Sono i vigneti del Barolo, i più preziosi d’Italia, dove per un ettaro di vigna, oggi, si parla di quotazioni, da stime di WineNews, di 1,2 milioni di euro, e si arriva addirittura ai 2,5 nei cru più importanti. Cifre da capogiro, che, però non nascono dal caso: il Barolo è uno dei vini più prestigiosi del mondo, con una storia ed una qualità universalmente apprezzate e riconosciute, grazie al lavoro di tanti produttori e cantine, con alcune realtà, come Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, o Gaja, solo per citare le più celebri, da anni nel gotha del vino mondiale. Senza contare il lavoro di zonazione, caso raro in Italia, con le Menzioni Geografiche Aggiuntive, che rappresentano il meglio dei 2.149 ettari a Barolo e dei 763 a Barbaresco. Numeri che, però, pongono degli interrogativi, sui cui si è riflettuto nei giorni scorsi a Nebbiolo Prima, firmato da Albeisa, e a Grandi Langhe, oggi e domani, ad Alba, evento del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e di quello del Roero. “Le quotazioni dei vigneti così alte, da un lato, ci fanno piacere perché vuol dire che c’è un grande interesse - spiega a WineNews il presidente del Consorzio del Barolo, Matteo Ascheri - ma ci impongono delle domande, perché sono quotazioni molto alte, non tanto giustificate da parametri economici, quanto finanziari, probabilmente. Dei rischi ci sono, ma dobbiamo lavorare e prendere atto di questa attenzione. L’economia del vino nel territorio funziona bene, potremmo accontentarci ma dobbiamo prendere delle decisioni per governare il futuro”. E mentre si ragiona se far diventare anche Grandi Langhe evento annuale, invece che biennale, sempre in sinergia con Nebbiolo Prima, i vini del territorio sono stati protagonisti nel calice. Con i nostri migliori assaggi che, sul fronte Barolo, sono stati i 2015 Acclivi di Comm. G.B. Burlotto, Monvigliero di Fratelli Alessandria, Lazzairito di Ettore Germano e Bricco Boschis di Cavallotto, e la Riserva 2013 Rocche dell’Annunziata di Paolo Scavino, mentre, per il Barbaresco, i 2016 Rabajà di Cascina Luisin, Basarin di Moccagatta, Marcarini di Pertinace e Sanadavie di Adriano Marco e Vittorio, e la Riserva 2014 Camp Gros Martinenga di Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy. |
|
|
|
|
“I valori dei vigneti di oggi, che per i cru di Barolo vanno anche ben oltre le stime di 2,5 milioni ad ettaro, fanno un po’ di paura, perché accendono una spirale perversa che è quella dell’aumento dei prezzi. È chiaro che se tutti vendessimo vini a prezzi proporzionali ai valori dei vigneti, saremmo tutti molto felici, ma così non è. Non abbiamo gettato basi sicure, dobbiamo ancora lavorarci, dobbiamo andare più piano, magari lasciando anche un po’ più di libertà nella crescita, anche dei vigneti, a chi ha mercato, per chi cresce non solo sui mercati del mondo, ma anche in Italia, che è stata un po’ lasciata da parte”. Così, a WineNews, Pio Boffa, alla guida della storica Pio Cesare, presidio della memoria del Barolo nel cuore di Alba, e tra i marchi più affermati nel mondo. |
|
|
|
|
|
“Dovremmo saltare sul tavolo dalla felicità per i valori raggiunti dati terreni, si arriva anche oltre i 2,5 milioni ad ettaro nei cru. Ma con i prezzi di oggi, per i tanti contadini che hanno costruito le loro fortune, che sono il vero valore aggiunto delle Langhe, è impossibile crescere. Anche se io ho 82 anni, ho visto cambiare tante cose, e credo che tutto si normalizzerà. Non caleranno i prezzi dei 10-15 cru più importanti, come Brunate, Cannubi, Rocche di Falletto o Bussia, ma nel resto del territorio sono destinati a scendere. Anche perché il 60% del Barolo che è nelle enoteche e nei supermercati parte dalla cantina a non più di 9 euro alla bottiglia, quindi tutto si calmerà. Mentre credo che per crescere ancora, come prestigio e valori, dobbiamo ancora lavorare sulle vecchie annate e sul creare uno storico, cosa che qui in pochissimi, anche per necessità economiche, fino alla fine degli anni Novanta del secolo passato, hanno fatto, ma è fondamentale per confrontarci con in più grandi”. A dirlo, a WineNews, Bruno Ceretto, uno dei nomi più autorevoli del vino e dellʼimprenditoria agricola ed enogastronomica delle Langhe, patriarca di una famiglia che oggi guida una delle realtà che più hanno inciso nello sviluppo de territorio. |
|
|
|
|
|
Difficile, se non impossibile, che il prossimo Presidente Usa non sia né un democratico né un repubblicano, ma alla corsa per la Casa Bianca del 2020 si è appena iscritto un outsider di grande valore, come indipendente, con un passato, recentissimo, nel mondo dell’industria agroalimentare: Howard Schultz, Ceo del colosso delle caffetterie Starbucks fino a giugno 2018, che ha ufficializzato al “New York Times”, da elettore “dem”, di aver già iniziato a tastare il terreno per una sua candidatura ufficiale. |
|
|
|
|
“La Regione Toscana si faccia parte attiva, assieme al mondo della ricerca ed al mondo consortile, per dare vita, in tempi brevi, ad un progetto applicativo ed operativo sui vitigni resistenti, a cui fare seguire una sperimentazione in campo della coltivazione e successiva vinificazione delle uve di cloni di Sangiovese ed altri vitigni tradizionali della Toscana enologica”: è l’appello che arriva dal Consorzio Vino Chianti, nelle parole del presidente Giovanni Busi. Il motivo? “Che siamo ancora fermi - spiega Busi - mentre altre realtà, soprattutto del Nord-Est, stanno andando avanti. Se anche in Toscana non ci iniziamo a muovere rischiamo di restare indietro in un aspetto fondamentale della coltivazione della vite e della produzione dei prossimi decenni: un prodotto di qualità che risponde a standard ecologici elevatissimi per garantire sia il produttore che il cliente finale”. |
|
|
|
|
|
Le aziende del vino italiano guardano al futuro, che passa soprattutto per l’estero: ma cosa guida l’internazionalizzazione del mondo enoico? Tre sono i pilastri individuati dallo studio del professor Lorenzo Zanni, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Siena, analizzati a WineNews: il cambio generazionale al timone delle imprese, l’importanza della Cina, ormai meta abituale sui radar delle spedizioni enoiche, e il boom dell’e-commerce, che inizia ad avere un peso importante sui fatturati delle aziende del Belpaese. |
|
|
|
|