Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 3.836 - ore 17:00 - Venerdì 17 Novembre 2023 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | “Il vino non è terroir, ma emozione. Le denominazioni di origine incentivano la pigrizia dei produttori che si affidano ai Consorzi e non prendono iniziative proprie. Hanno ragione di esistere dal punto di vista intellettuale, ma non commerciale”. Le affermazioni, forti, sono del consulente editoriale ed enologico, creatore di etichette e proprietario di marchi enologici, dal curriculum lungo e variegato, Robert Joseph, a Wine2Wine. Affermazioni (sviluppate in approfondimento) rivolte ad una platea di produttori e operatori per la gran parte italiani che puntano proprio sui marchi collettivi delle denominazioni di origine per valorizzare i propri vini. | |
|
| | Una crescita del 7% di volume nel 2022 (che si prevede verrà mantenuto nel quadriennio 2022-2026, un ulteriore aumento rispetto al +5% registrato fra il 2018 e il 2022), e più di 11 miliardi di dollari di valore: sono i numeri significativi che il mercato delle bevande a zero o basso contenuto alcolico sta registrando in 10 mercati chiave (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti), secondo l’Iwsr (International Wine & Spirits Research), soprattutto grazie alla spinta di due principali motivazioni: motivi salutistici (assumere meno alcol per limitarne i danni al corpo) o funzionali (assumere meno alcol perché si è stanchi o perché bisogna lavorare o guidare). Questo trend si inserisce nel cambiamento che sta attraversando il life style dove si riscontra più attenzione, più consapevolezza e voglia di stare bene nell’assunzione di cibo e bevande, ma anche in un trend di inclusione che sta interessando trasversalmente il marketing della produzione di beni e servizi. Dalla moda ai cosmetici, dallo sport al cinema, anche il mondo del cibo si è mosso in questa direzione - proponendo per esempio alternative vegetariane e vegane, gluten o dairy free. Quello delle bevande non poteva essere da meno nel proporre soluzioni salutiste e infatti sta riscontrando un successo senza pari. Successo che il vino, ed in particolare il vino italiano (in attesa di una normativa di riferimento, in Italia, che ancora manca, ndr), deve ancora abbracciare con convinzione, come hanno spiegato, a “Wine2Wine”, Margherita Tovo, Global Brand Manager di Doppio Passo (brand appartenente alla joint venture, nata tra Rotkäppchen-Mumm ed il gruppo Argea), e Marzia Varvaglione, proprietaria della cantina pugliese Varvaglione e presidente Agivi, i “giovani” di Unione Italiana Vini. Secondo i dati più recenti raccolti dalla Commissione Europea, dei 7,7 miliardi di euro registrati dal settore nel 2021, infatti, la birra ne valeva 7, seguita dal vino con 322 milioni di euro. La fetta di torta che il vino low o non alcol può conquistare nel segmento, dunque, è importante. Al momento dominano Stati Uniti, Germania, Francia e Spagna (continua in approfondimento). | |
|
| | Giornata piena, quella di ieri, sul fronte della normativa agroalimentare. Tra manifestazioni, risse sfiorate e voti in parlamento, l’Italia ha dato il via libera alla legge che vieta produzione e commercializzazione della cosiddetta “carne coltivata”, sebbene in Europa ancora nessuno abbia chiesto di farlo. In ogni caso, il provvedimento è stato salutato come un trionfo dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dalla Coldiretti, ed accolto, invece, con disappunto, da diverse associazioni, come “Essere Animali”. Intanto, però, dall’Ue è arrivato il via libera per altri 10 anni all’utilizzo del glifosato. Cosa positiva per Confagricoltura, secondo cui “è necessario ridurre la chimica nei campi, ma dando alternative agli agricoltori”, per non rischiare il crollo delle produzioni, già minacciate dal clima. “Un giorno triste”, invece, è il commento di GreenPeace. | |
|
| | | Le importazioni di vino italiano calano, negli Stati Uniti, e i consumi non volano. Ma se gli importatori chiedono meno vino in attesa di smaltire i grandi stock messi in magazzino nel 2022, gli americani continuano a bere. Ed una rappresentazione plastica di questo quadro arriva dai dati di uno dei più grandi rossi italiani, il Brunello di Montalcino. Le importazioni generali di vino italiano in Usa, secondo i dati Istat, letti da WineNews, sono a -8,1% nei primi 8 mesi 2023, sul 2022. I dati diffusi da Avito, che riunisce tutti i Consorzi del vino di Toscana, su fascette ed imbottigliamenti, sui primi 10 mesi, parlano di un -8% nel complesso, con Brunello di Montalcino a -6% e Rosso a -15%. Ma consumi in Usa, secondo i dati di SipSource, che monitora gli effettivi acquisti dei dettaglianti on e off-trade che copre il 75% del mercato americano, dicono che i consumi negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 10%. Ed il vino in commercio dell’annata 2018 è praticamente esaurito, e già sono forti le richieste per la 2019 che sta per entrare in commercio, secondo il Consorzio del Brunello di Montalcino. Così da “Benvenuto Brunello” 2023 (domani la presentazione della “piastrella” che celebra non più il rating della vendemmia ma la chiusura dell’annata agricola, realizzata quest’anno da Monica Maggioni, giornalista Rai). | |
|
| | | Dall’Asti Docg che brinda a Jannik Sinner alle “Atp Finals” (fino al 19 novembre) e il “Forum Nizza Docg” (20 novembre) a Torino, alla “Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi” (San Giovanni d’Asso, 18-19 novembre), da “Vini da Terre Estreme” a Mogliano Veneto (19-20 novembre), al tasting della “Guida Oro I Vini di Veronelli” a Parma (20 novembre), la “Wine Fivi Night” a Bologna (23 novembre), la “Fiera dei Vini” a Piacenza Expo (18-20 novembre) e “Inycon” a Menfi (fino al 19 novembre), sono tanti gli eventi nell’agenda WineNews. | |
|
| | Domina Gaja con 6 etichette, il Barolo, come denominazione, con 20 (a cui si aggiungono 6 Barbaresco), ed il Piemonte, di conseguenza, con 30 vini, davanti ad una lontanissima Toscana con 11 etichette (di cui 6 dal territorio del Chianti Classico, 3 da Bolgheri e 2 Brunello di Montalcino), tra le “100 gemme” (110 in realtà), il meglio del meglio delle centinaia e centinaia di “4 Viti”, insieme ai 22 “Tastevin”, firmati da cantine che vanno da Masciarelli a Bellavista, da Barone Ricasoli ad Abate Nero, da Muri Gries a Grifalco, da Lento a Villa Dora, da Tenuta Bellafonte a Cavicchioli, da Doro Princic a Mottura, da Belisario a Ottaviano Lambruschi, da Martarosa a Malvirà, da Villa Papiano a Taurino Cosimo, da Cantine di Dolianova a Morgante, da La Vrille a Dal Maso (con tutti gli elenchi in focus): ecco la sintesi di “Vitae 2024”, la guida firmata dall’Associazione Italiana Sommelier - Ais. | |
|
| | | A WineNews le riflessioni di alcuni dei dei giovani cuochi più blasonati d’Italia, tutti bistellati Michelin: Michelangelo Mammoliti, che con il suo ristorante, La Rei Natura, aperto appena due mesi fa, è salito subito a 2 stelle Michelin, all’interno del Boscareto Resort a Serralunga d’Alba, Maicol Izzo, passato da 1 a 2 stelle Michelin con il suo Piazzetta Milù, a Castellammare di Stabia, ed Andrea Aprea, del ristorante Andrea Aprea a Milano, anche lui passato da 1 a due stelle Michelin. | |
|
|
|