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N. 2.438 - ore 17:00 - Venerdì 6 Luglio 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“Un riconoscimento alla professionalità e competenza dimostrata in anni di intenso lavoro nel mondo dell’informazione in generale e di quella del settore vitivinicolo in particolare, che comunica ogni giorno, a diversi livelli, con notizie dall’Italia e dal mondo, al servizio di tutto il settore”: ecco WineNews (fondato nel 1999 da Alessandro Regoli ed Irene Chiari) per Assoenologi, guidata da Riccardo Cotarella, che, al Congresso di Trieste, ha premiato tutto lo staff con la “Targa d’Oro”, tra i più importanti riconoscimenti del vino italiano, attribuito in passato ai grandissimi della cultura e del giornalismo enoico, come Luigi Veronelli e Mario Soldati. |
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Non ha bisogno di grandi presentazioni il mercato Usa, senza dubbio il punto di riferimento per l’export enoico italiano, sempre sotto la lente di analisi ed approfondimenti, anche da parte di WineNews. Gli ultimi dati, in questo senso, parlano di 544,7 milioni di euro di esportazioni complessive nei primi 4 mesi del 2018, in crescita del 4,4% in volume e dell’1% in valore, secondo l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, con il Belpaese che rimane il principale Paese fornitore degli States anche in questa prima parte dell’anno. Ma questo non vuol certo dire che ci si trovi di fronte ad un mercato semplice, tutt’altro, come racconta dal Congresso Assoenologi, nell’approfondimento dedicato al mercato Usa, Leonardo LoCascio, fondatore di Winebow, tra i principali importatori in America. “Quello Usa è un mercato grande e frazionato, in continua evoluzione, dove arrivano allo scaffale 25.000 etichette, di cui 500 rappresentano il 50% delle vendite. L’ostacolo principale - mette in guardia Leonardo LoCascio - è quello della distribuzione, ancora imbrigliato nel “Three-Tier System”: tre step imprescindibili per legge, con le vendite online permesse, in una manciata di Stati, solo alle enoteche”. Proprio le differenze tra uno Stato e l’altro è tra gli ostacoli principali, “con Stati in cui non è permesso vendere vino in Gdo, ed altri in cui vige ancora il monopolio, con una concentrazione dei distributori, passati da 7.000 a 700 tra il 1990 ed il 2010, che non fa bene al mercato. Anche perché il consumatore Usa decide ancora i propri acquisti in base alla fascia di prezzo ed alla varietà, senza alcuna fedeltà al brand o al Paese”. Ciò nonostante, gli Usa pesano sui consumi globali per il 14,1%, per un consumo medio ancora molto basso: 14,2 litri annui pro capite, contro i 52,8 della Francia, primatista assoluta, o i 25,1 della Gran Bretagna, e continua a crescere, in maniera importante anche il prezzo medio. “Ma i produttori italiani - conclude LoCascio - devono rivedere il loro rapporto con i distributori, hanno il diritto, ma anche il dovere, di capire a fondo il mercato. Ci vogliono investimenti in personale che abbia capacità analitiche e strategiche, ma anche il sostegno dell’Ice”. |
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“Non possiamo pensare di influenzare e cambiare il sistema alimentare e tutto quello che ne deriva restando soli, isolandoci sulle nostre posizioni e magari anche avendo paura di contaminarci, di incrociare strade che non sono le nostre, e di ascoltare voci diverse. Dobbiamo avere la forza di aprirci ed essere inclusivi verso i tanti con cui condividiamo obiettivi fondamentali come la lotta allo spreco, il superamento delle disuguaglianze, la tutela della biodiversità, il cambiamento climatico”. Così, dal Congresso di Montecatini, il presidente di Slow Food Carlo Petrini, guarda al futuro. Con il cibo che dopo “buono, pulito e giusto, diventa anche sano, perché la salubrità è fondamentale, e quando si parla di salute sempre più spesso si fa riferimento a ciò che si mangia e all’ambiente”, ha ricordato il presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale.
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Si bevono meno spirits e più vino, il vino di importazione sta crescendo rispetto a quello locale (oggi il rapporto è 30% a 70%), con la Francia che domina ma perde qualche cosa rispetto ad Australia, Cile, Spagna ed Italia, grazie soprattutto a giovani e donne. È, in estrema sintesi, la fotografia del mercato del vino in Cina, scattata nel Congresso di Assoenologi a Trieste da Sophie Liu, giornalista e wine educator tra le più autorevoli e celebri nel Paese asiatico. In generale, il consumo che, comunque nel complesso, sta crescendo, e passerà da 1,3 litri procapite attuale, ad 1,5. Pochissimo rispetto ad altri Paesi, tantissimo, nel complesso, se si pensa agli 1,3 miliardi di Cinesi. “Di cui oggi bevono vino solo 38 milioni di persone: serve ancora tanta tanta educazione”. A far credere gli operatori nel futuro luminoso del mercato enoico cinese, sono tanti i fattori. “Dalla crescita della classe media e del reddito - spiega Sophie Liu - ma si deve tenere conto anche che c’è sempre più sensibilità al rapporto qualità/prezzo, e anche a tutti i temi legati alla salute”. In un mercato tanto complesso, però, è chiaro il profilo sensoriale del vino che piace di più: “dagli aromi fruttati molto chiari, non troppa acidità, tannini morbidi ed un finale dolce”. |
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Siamo tutti sulla stessa barca (“We are all in the same boat”): questa la chiave di lettura del manifesto dell’edizione 2018 di Barcolana, la manifestazione velica arrivata all’edizione n. 50 (Trieste, 5-14 ottobre), e sostenuta ormai da anni da illy, l’azienda italiana leader del caffè di alta qualità. Un messaggio particolare quello del manifesto, come d’altronde è particolare e unica l’artista che lo ha firmato, ovvero Marina Abramovich, tra le protagoniste dell’arte contemporanea più influenti e talentuose di sempre. |
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Con 8,2 milioni di abitanti, la Svizzera non appartiene all’élite di Paesi in grado di cambiare le sorti del mercato internazionale del vino. Eppure, per vicinanza, potere d’acquisto (reddito pro capite di 79.000 dollari) e consumi pro capite (35,5 litri nel 2016), è un punto di riferimento per l’export enoico italiano, che nel 2017 ha spedito nei 26 Cantoni elvetici 50 milioni di litri di vino fermo (270 milioni di euro), ma anche 25 milioni di litri di spumanti (89 milioni di euro) ed un prezzo medio tra i più alti in assoluto: 4,7 euro al litro, come emerge dagli ultimi dati Istat. Ma dove va il mercato svizzero? A fare il punto, dal Congresso di Assoeonologi a Trieste, è Luigi Zanini, presidente Zanini Vinattieri, produttore e tra i principali importatori di vino del Paese. |
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“Il vino è una bevanda che unisce le persone e che accompagna i nostri lutti. Capiamo benissimo il valore della diversità e dell’accoglienza, solo che ci fa comodo che ci siano persone che facciano i lavori che gli italiani non vogliono più fare, compreso quello nei campi e tra i filari, ma il vino è il nostro miglior prodotto da esportazione, la nostra terra ed i nostri prodotti sono il miglior biglietto da visita, non i vestiti o le macchine”. |
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