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N. 2.778 - ore 17:00 - Lunedì 18 Novembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il cuore tecnologico delle cantine del mondo parla italiano: macchinari e strumenti made in Italy sono protagonisti nel 70% delle cantine del mondo, tanto che il giro d’affari del settore, per il Belpaese, nel 2018 ha superato i 2,3 miliardi di euro (900 milioni nei primi soli cinque mesi del 2019). Una ricchezza di ingegno e funzionalità che sarà al centro di Simei, la più importante fiera del settore (firmata da Unione Italiana Vini), di scena del 19 al 22 novembre 2019 a Milano. con un ospite d’eccezione come l’archistar Olivier Chadebost, che ha firmato progetti per realtà mito del vino mondiale come Chateau d’Yquem e di Cheval Blanc. |
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21 etichette italiane su 100 (come nell’anno record 2001, quando il n. 1 fu l’Ornellaia 1998, ndr), il Chianti Classico in grande spolvero con 4 la certezza Barolo (3 etichette) e la grande varietà dei territori italiani in un trionfo di diversità: è il racconto che si legge tra le righe della “Top 100” 2019 di “Wine Specator”, considerata la più influente delle classifiche internazionali del vino (basata su qualità, prezzo, disponibilità sul mercato ed “excitement”). E così, se al n. 1 c’è il St.-Julien 2016 di Château Léoville Barton, e al n. 2 c’è il Cabernet Sauvignon Mount Veeder 2015 di Mayacamas, l’Italia arriva sul podio al n. 3, con il Chianti Classico 2016 di San Giusto a Rentennano, primo alfiere di un territorio, quello del Gallo Nero, assoluto protagonista. Perché se il secondo dei vini italiani in classifica è il Moccagatta Barbaresco Bric Balin 2015 al n. 11, alla posizione al n. 17 c’è il Castellare di Castellina Chianti Classico 2017, e al n. 19 il Tenuta Bibbiano Chianti Classico Riserva 2015. E arriva ancora dal cuore del Classico, pur essendo un supertuscan, il Tolaini Cabernet Sauvignon Toscana Legit 2013, al n. 26, davanti al Renato Ratti Barolo Marcenasco 2013 al n. 27, al Petra Toscana Zingari 2017 al n. 29 (del gruppo Terra Moretti) e, ancora, al Castello di Gabbiano Chianti Classico 2015 al n. 33. Poi, un quartetto di piemontesi, il Nervi Conterno Gattinara 2015 al n. 36, il Ca’ del Baio Barbaresco Autinbej 2015 al n. 39, il G.D. Vajra Barolo Albe 2015 al n. 48 ed il Marchesi di Barolo Barbera del Monferrato Maraia 2017 al n. 50, prima di tornare in Toscana, con il Poliziano Vino Nobile di Montepulciano 2016 al n. 54. Al n. 68 c’è l’unica bollicina italiana, il Mirabella Brut Rosé Franciacorta NV al n. 68, davanti al Marotti Campi Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Luzano 2017 al n. 72, e al Vincenzo Ippolito Cirò White Mare Chiaro 2018 al n. 77. Mentre a chiudere il gruppo degli italiani è un continuo rimbalzo da Nord a Sud, che si apre con il Casa Vinicola Triacca Valtellina Superiore Sassella 2016 al n. 80, continua con il Planeta Cerasuolo di Vittoria 2017 al n. 83, con il San Martino Aglianico del Vulture Arberesko 2015 al n. 85, con il Cantina Terlano Pinot Grigio Alto Adige Tradition 2018 al n. 87, e con il Benanti Etna 2017 al n. 96. |
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Bistrattata, poco conosciuta, più amata all’estero che a “casa” propria: nonostante tutto la lingua italiana, nonostante tutto, è più viva che mai. E ogni anno si arricchisce di parole nuove. Certo, molti neologismi, al limite del caricaturale, cadono presto in disuso, incapaci di sopravvivere al momento, altri, invece, riescono a conquistare i galloni di vere e proprie parole, un diritto sancito dal più prestigioso dei dizionari, il Vocabolario Treccani. Dal 2008, tra le sue tante pagine, alla lettera “E”, ha fatto la sua comparsa il termine “enonauta”, portato alla ribalta proprio da WineNews, che lo usa correntemente, nei propri articoli e nei propri sondaggi, sin dal lontano 1999, esattamente 20 anni fa. E a dirlo è la stessa Treccani, nella sua definizione. |
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Ancora una volta, nessun vino italiano mette d’accordo tutte le guide a “tiratura” nazionale: i migliori, capaci di essere premiati da sette pubblicazioni (su nove), sono due icone come il Sassicaia 2016 della Tenuta San Guido della famiglia Incisa della Rocchetta e il San Leonardo 2015 della Tenuta San Leonardo della famiglia Guerrieri Gonzaga, premiati con i massimi riconoscimenti qualitativi dalle guide 2020 di Gambero Rosso, Slow Wine (Grandi Vini), Doctor Wine by Cernilli, Vitae-Ais Associazione Italiana Sommelier, Bibenda, Veronelli e L’Espresso (con le sue “Top 100”). Un risultato che sostanzialmente ribadisce la bizzarria del panorama “guidarolo” del Belpaese Come accennato, il numero totale, 9, delle guide ai vini a respiro nazionale di vini italiani comprende anche quella edita dal Touring Club, “Vinibuoni d’Italia”, esclusa dalla nostra analisi per la sua scelta dichiarata di attribuire la “Corona” ai soli vini da vitigni autoctoni, come pure l’“Annuario dei migliori vini italiani” di Luca Maroni per il suo particolare criterio di selezione (la piacevolezza del suo sapore, ovvero la sua fruttuosità”, ndr). 5 le etichette che mettono d'accordo le sole guide di Doctor Wine, Gambero Rosso, Slow Food ed Espresso, 30, invece, se si considerano solo quelle più “classiche”, ovvero Ais, Bibenda, Veronelli e Gambero Rosso. |
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La vendemmia 2019 è appena finita, e già si pensa alla crescita del “Vigneto Italia”: 6.772 gli ettari a disposizione dei produttori per l’annualità 2020, pari all’1% della superficie vitata nazionale al 31 luglio 2019 (come prevede il regolamento Ue in materia), “integrata delle superfici autorizzate di nuovi impianti, oggetto di rinuncia nella annualità 2019”: così si legge nel decreto n. 6.049 del 14 novembre 2019 del Ministero delle Politiche Agricole, che apre il percorso che porterà ai bandi regionali.
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È la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2019, e mai così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole di tutto il mondo: le esportazioni agroalimentari made in Italy nel 2019 hanno raggiunto il valore record di 28,6 miliardi di euro con un aumento del 4%. Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari, sottolinea la Coldiretti, sono nei Paesi dell’Ue (la Germania al n. 1), mentre fuori dai confini comunitari continuano ad essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento dell’italian food, nonostante i dazi. L’andamento sui mercati internazionali potrebbe però migliorare, con una maggiore lotta all'italian sounding, che vale oltre 100 miliardi di euro, utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’Italia. |
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Da ProWein China, le riflessioni di produttori, consorzi, sommelier e dei vertici della fiera tedesca, che ha nell’Italia una costante protagonista. A WineNews Andrea Sartori (Italia del Vino Consorzio), Andrea Rossi (Consorzio Nobile di Montepulciano) Carlotta Gori (Consorzio del Chianti Classico), Ettore Nicoletto (Santa Margherita), Sofia Biancolin (Desa), Bastian Minger (direttore ProWein) e Josh Gu (project director ProWein China).
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