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N. 2.739 - ore 17:00 - Lunedì 23 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Cantine condotte da grandi famiglie che hanno guidato il Rinascimento del vino di Toscana, come Marchesi Antinori, con la famiglia Antinori, o Tenuta San Guido, con gli Incisa della Rocchetta. O, ancora della Sicilia, come Donnafugata della famiglia Rallo (foto), insieme a tante altre storie e brand di prestigio del vino italiano, da Fratelli Alessandria a Comm. G.B. Burlotto, da Elvio Cogno a Conterno Fantino, da Grattamacco a Masi Agricola, da Paolo Meroi a Petrolo, da Poggio di Sotto a Rocca di Montegrossi, da Paolo Scavino a Vadiaperti: sono le firme italiane selezionate per la “Top 100 Wineries” 2019 del magazine Usa “Wine&Spirits”. |
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Nel mondo delle classifiche del vino, è in arrivo una novità tutta dedicata al vino italiano, e di forte proiezione internazionale: da oggi inizia il countdown della “Larner List”, la “Top 100” dei migliori assaggi dell’anno di Monica Larner, firma italiana per la più prestigiosa tra le riviste del vino mondiale, “The Wine Advocate”, fondata da Robert Parker. L’annuncio arriva da Facebook, dove, da domani alla fine dell’anno, sarà svelato, giorno per giorno, un vino, con il n. 1 assoluto che sarà pubblicato il 31 dicembre. “È una cosa che volevo fare da tempo - racconta a WineNews Monica Larner - e siccome quest’anno sono in avanti con le mie degustazioni, sono in grado di creare una lista di 100 vini - la maggior parte già pubblicati, altri che lo saranno su “The Wine Advocate” - da raccontare negli ultimi 100 giorni dell’anno. In più, volevo provare un nuovo modo di comunicare il nostro lavoro per “The Wine Advocate”, usando meglio i social media a mia disposizione. E visto che ho un archivio di foto sia di vini che di piatti e paesaggi molto grande, metterò delle foto, anche di piatti, insieme a tutti i vini nella mia “Top 100” (selezione degli oltre 4.400 vini italiani le cui recensioni sono state pubblicate, nel 2019, su “The Wine Advocate”, testata sempre più sotto l’egida del gruppo Michelin, ndr), perchè è più bello raccontare anche il contesto legato a quel vino”. E così, il countdown partirà nelle prossime ore, da domani al 31 dicembre, “e insieme, in quella data, pubblicherò un articolo su “The Wine Advocate” con tutta la mia lista. In tal modo il mio vino preferito “numero 1” dovrebbe essere svelato sia sul nostro sito che sui social nello stesso momento”. Una lista, che seguirà criteri precisi, e conterrà vino “che hanno una rapporto qualità-prezzo molto interessante, che sono simboli del Regioni italiane, dalla Valle d’Aosta a Pantelleria, o vini da vitigni autoctoni che mi stanno particolarmente a cuore, che sono novità che mi sono rimasti impressi e, in generale, vini che mi hanno colpito per il loro puro splendore, per la loro esuberanza ed importanza. Vini che entusiasmano, con quelli da 100 a 51 che seguiranno più una logica di qualità-prezzo, e dal 50 al n. 1 più un criterio legato ad una logica di eccellenza e di collezionismo”.
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90 milioni di euro di investimento, uno dei più rilevanti del settore nel panorama nazionale dell’ultimo decennio, ed in ottica “green”, e tre anni di lavoro per un quartiere generale che si estende su oltre 11 ettari, di cui 35.000 metri quadrati coperti, e interessa l’ampliamento e la totale riorganizzazione logistica organizzativa della grande cooperativa veronese, dal conferimento delle uve a imbottigliamento, stoccaggio, logistica e uffici. Sono numeri impressionanti quelli del nuovo sito della Cantina di Soave, inaugurato il 20 settembre, alla presenza dei vertici istituzionali della Regione Veneto, di Fedagri e del mondo vitivinicolo veronese, per una realtà che, con 2.300 soci per 6.500 ettari di vigneto e 141 milioni di euro nell’ultimo fatturato consolidato, è protagonista delle denominazioni Soave, Valpolicella, Lessini Durello e Garda. |
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È uno dei più importanti industriali d’Austria, alla guida di una holding di famiglia da 6.000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di giro d’affari e vuole, senza mezzi termini, diventare uno dei produttori di riferimento del “Nobile di Montepulciano, un vino che amo, e che, secondo me, è uno dei grandi vini italiani più sottovalutati”. A dirlo, a WineNews, è Helmut Rothenberger, uno dei tanti stranieri folgorati dall’amore per il vino italiano, che, nel 2015, ha acquistato la tenuta Icario a Montepulciano, 51 ettari complessivi, di cui 22 ettari di vigneti (che diventeranno presto 25), quasi tutti in corpo unico, nella “perla del Rinascimento”, che formano un anfiteatro di filari che guarda la Val di Chiana. “Il mio sogno è di farne un’azienda speciale - ha detto l’imprenditore, nella festa per le 20 vendemmie della tenuta - che diventi un punto di riferimento qualitativo per il territorio. E dimostrare che il Nobile di Montepulciano non ha niente di meno del Brunello di Montalcino”. Obiettivi ambiziosi, e dall’arrivo dei Rothenberger molte cose sono cambiate, “dall’impostazione agronomica a quella vinicola (la consulenza è di Franco Bernabei, uno dei più autorevoli ed esperti enologi d'Italia), sempre più orientata alla sostenibilità e alla qualità del vino”, spiega a WineNews Ilaria Ippoliti, direttore generale di Icario. |
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Agli Emmys n. 71, gli Oscar del piccolo schermo, in scena ieri a Los Angeles, ci ha pensato (ancora) Ferrari a portare un po’ di italianità: la griffe del Trentodoc è stata ancora bollicina ufficiale del Governors Ball, la cena di gala post premiazioni, dove hanno brindato al Belpaese gli oltre 3.700 ospiti, con celebrità dello star system hollywoodiano del calibro di Jared Harris (protagonista della serie “Chernobyl”, nella foto con Mattero Lunelli), Zendaya, Terrence Howard, Henry Winkler, oltre agli italianissimi Alessandro del Piero ed Elisabetta Canalis. |
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La grande cucina italiana continua a conquistare il mondo, grazie anche alle tante “prime firme” che, negli ultimi anni, hanno deciso di investire in ogni angolo del mondo. E se il successo di pubblico è pressochè assicurato, sempre più di frequente arrivano anche i riconoscimenti internazionali. Come quello del Da Vittorio Shangai, aperto, da poco più di tre mesi, dalla famiglia Cerea - “tristellata” Michelin, con lo storico Da Vittorio a Brusaporto - e che ha già conquistato la prima stella “d’Oriente”, certificata dalla guida rossa 2020 dedicata proprio alla città di Shangai, che ha visto anche la conferma delle due stelle per l’8 e ½ di Umberto Bombana (che si aggiungono, tra le altre, alle tre stelle dell’omonimo ristorante ad Hong Kong). |
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Tra chi crede più in classifiche e punteggi e nelle singole persone, e chi vede le guide come strumento di informazione per i consumatori. La visione di critici e giornalisti come Luca Gardini, Otmar Kiem (Falstaff), Tim Atkin MW, Luciano Ferraro (Corriere della Sera) e Amaya Cervera (SpanishWineLover.com), e di produttori come Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido), Fabio Alessandria (Comm. G. Burlotto) e Benedetta Poretti (Duca di Salaparuta).
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