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N. 2.888 - ore 17:00 - Lunedì 27 Aprile 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Se alcuni riescono a respirare un po’ attraverso gdo ed e-commerce, per la maggior parte i ristoranti chiusi pesano di più. Senza contare che in molti vantano crediti sul vino venduto ben prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus. E così, al motto di #ilvinononsiferma, oltre 200 vignaioli di tutta Italia (diventati in poche ore più di 320), hanno messo nero su bianco le loro proposte in una lettera aperta, in cui, con la consapevolezza delle difficoltà del periodo, si chiede di pagare subito le fatture emesse fino a fine 2019, affermando con forza di non essere disposti ad accettare pressioni indebite di chi, purtroppo, vorrebbe approfittare della crisi. |
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Il ritorno alla normalità, dopo quasi due mesi di lockdown, sarà più lento del previsto, specie per la ristorazione, il settore che, più di ogni altro, sta pagando, e continuerà a pagare a lungo, l’emergenza Coronavirus, sempre più economica e un po’ meno sanitaria ogni giorno che passa. Ieri sera, attesissimo, il premier Giuseppe Conte ha presentato il Dpcm che dovrebbe traghettare l’Italia verso la famosa “Fase 2”, quella della convivenza con il Coronavirus, che inizierà il 4 maggio. Più che una ripartenza, nelle prime settimane, sarà un allentamento del lockdown, con la ristorazione che dovrà attendere fino all’1 giugno. Una decisione dettata dalla prudenza, ma che rischia di aggravare ancora di più la situazione di un settore che vede il baratro sotto i propri piedi. La Fipe, intanto, stima altri 9 miliardi di euro persi, che portano il conto complessivo a 34 miliardi di euro dall’inizio della crisi, con 50.000 attività che rischiano la chiusura e 350.000 persone che potrebbero perdere il lavoro. “Una volta individuati gli standard per riaprire, protrarre la chiusura fino a giugno è rovinoso. A questo punto, i provvedimenti riguardo al sostegno alle attività legate al turismo vanno accelerati ed incrementati”, commenta a WineNews Bruno Vespa, giornalista e viticoltore. Dai ristoratori, invece, arrivano richieste, proposte e segnali, sempre più evidenti, di sofferenza, in primis economica. Da Milano, passata in poche settimane da centro nevralgico della vita economica ad epicentro della pandemia, Maida Mercuri, alla guida del “Al Pont de Fer”, locale simbolo dei Navigli racconta di “tenere duro, capiamo la situazione, ma la latitanza dello Stato fa male”. Carlo Cracco, invece, punta forte sulla sicurezza e “sui tamponi per i dipendenti ed un sistema di certificazioni”. A Torino ha le idee chiarissime chef Matteo Baronetto (Ristorante Al Cambio) che sta “pianificando la riapertura” da giorni, senza risparmiare una sferzata alla politica: “distanza siderale tra la realtà delle cosa che accadono e chi legifera e prende misure”. La fiducia, invece, è nei ristoranti di campagna, come L’Argine a Vencò di Antonia Klugmann, “un modello di piccoli numeri, tanto spazio e legane forte con il territorio”, o Il Capanno di Spoleto di Mauro Rastelli, “circondato dalla campagna, una piccola fortuna, ma i costi spaventano”. |
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Nell’Italia che si prepara a ripartire, con la “Fase 2” varata giusto ieri sera dal premier Giuseppe Conte, le imprese hanno come prima necessità quella di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro ed i propri dipendenti. Innanzitutto, seguendo il “Protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19”, ma c’è chi è pronto a fare qualcosa di più. Come la Holding Terra Moretti, il gruppo guidato da Vittorio Moretti (cui fa capo Terra Moretti Vino) che, da qualche giorno, ha fatto un passo ulteriore, caso più unico che raro nell’imprenditoria vitivinicola del Belpaese, attivando un protocollo sanitario per effettuare su tutti i propri collaboratori test cromatografici eseguiti su sangue capillare, validati e autorizzati, per misurare gli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG che vengono prodotti in caso di infezione da Covid-19. |
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È un momento difficilissimo delle nostre vite: questi giorni costretti a casa ci hanno dato ansia e insicurezza, ma ci vuole speranza. Anche nel mondo del vino, aspettando che la produzione torni alla normalità o quasi, così come il mercato, il suo racconto, e, soprattutto, che si torni a berlo insieme nei suoi luoghi di consumo. “Quando il virus ci ha colpito - sottolinea, a WineNews, Monica Larner, corrispondente dall’Italia per “The Wine Advocate”, e tra le voci più autorevoli della critica enoica mondiale - è come se il tempo si fosse fermato, e con esso la nostra normalità e il nostro mondo. Ma non c’è posto migliore dove passare la quarantena che in vigna: noi che lavoriamo nel mondo del vino siamo fortunati. Il Coronavirus ci ha portato tristezza e dolore, ma anche un’opportunità di migliorarci”. Un rispetto ritrovato per la natura, per il cibo, per il vino e per le loro produzioni, che ha rimesso al centro l’agricoltura e il “siamo quello che mangiamo”. “La natura ripara quello che distrugge, ha scritto la scrittrice George Eliot - ricorda la critica - ma una cosa è chiara: dobbiamo rivedere i nostri canali di distribuzione, vendita diretta, gdo, ristorazione, quasi tutti colpevoli di appoggiarsi su di un unico sistema e non su altri, mentre in futuro dovremo bilanciarci”. |
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In questi giorni in cui siamo ancora in “clausura”, ci vorrebbe un “intervento divino”: il mondo social di WineNews col wine coach Filippo Bartolotta, che ha appassionato star hollywoodiane, e anche Barack Obama, lancia la versione “di vino”. Lezioni-talk di divulgazione enoica, fuori dai soliti schemi virtuali. “Un racconto del vino di qualità - spiega il direttore WineNews, Alessandro Regoli - nella quantità di eventi virtuali di questi tempi. Perché quando ci si trova davanti ad un calice di vino, non c’è post che possa far provare la stessa emozione”. |
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Il vino conforta la speranza: è una citazione di Aristotele, antichissima eppure quanto mai attuale grazie alla grandezza del filosofo greco, che dà il ciak a “Artedivino”, film-doc sull’economia, i territori, l’arte e la cultura del vino in Italia del regista ed economista tedesco Alexander Kockerbeck per Fondazione Edison e Federvini. Un racconto cinematografico per guardare oltre il difficile momento che l’Italia sta vivendo per l’emergenza Covid, e che restituisce il mondo del vino nel nostro Paese e il suo fascino, attraverso luoghi, cantine, donne e uomini e la forza competitiva del settore, da oggi sul web e domani in dibattito su Facebook con il Ministro Teresa Bellanova, e cinque focus, sottolineati da altrettanti momenti del film: numeri del vino, arte e vino, territori e paesaggi, vino e cibo, internazionalizzazione. |
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Un omaggio alla bellezza del vino, ma anche un attrattore turistico che accompagna il wine lover in visita tra le colline Patrimonio Unesco di Langhe, Roero e Monferrato alla scoperta della storia millenaria del vino, delle curiosità nascoste nel suo lungo ed articolato processo produttivo e nei segreti della degustazione e degli abbinamenti a tavola, in un percorso esperienziale unico nel nostro Paese. A WineNews, Enrico Gobino, marketing manager Mondodelvino. |
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