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N. 2.851 - ore 17:00 - Mercoledì 4 Marzo 2020 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Se Veronafiere ha deciso, insieme alla filiera del vino, di rinviare l’appuntamento con Vinitaly al 14-17 giugno - con conseguente slittamento, in quei giorni, di VinNatu e ViniVeri - dalla Messe di Düsseldorf regna il silenzio: bocche cucite, in attesa dell’ufficialità delle nuove date di ProWein (rumors parlano di giugno/luglio, ndr). Intanto, Fiere Parma e Federalimentare hanno deciso di continuare a monitorare la situazione collegata alla diffusione del Coronavirus prima di prendere decisioni su Cibus che, comunque, è destinata a slittare: novità dovrebbero arrivare lunedì, si parla di luglio o settembre. Macfrut ieri ha confermato le date del 5-7 maggio. |
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Che fosse un quadro in continuo mutamento, difficile da decifrare ed ancora di più da prevedere, l’Italia - a tutti i livelli - l’ha capito, a proprie spese, nell’ultima settimana. L’andamento dell’epidemia di coronavirus sta mettendo in seria difficoltà la quotidianità e la stabilità economica, vino compreso, che ieri ha vissuto la marcia indietro di Veronafiere, che ha deciso di riprogrammare Vinitaly dal 14 al 17 giugno. Una decisione, come raccontano a WineNews i produttori del Belpaese, inevitabile e apprezzata, di fronte alla quale “ci sarà da riorganizzare l’agenda, ma è un appuntamento fondamentale - dice Ettore Nicoletto (Bertani Domains) - ma nel frattempo lavoriamo sul mercato interno”. Beniamino Garofalo (Santa Margherita), parla di “una situazione eccezionale che impone una risposta adeguata, sia da Verona che dal sistema vino”. Cautela è invece la parola giusta per Renzo Cotarella (Marchesi Antinori), secondo cui “la scelta di rimandare Vinitaly a giugno è intelligente, ma più importante è che il vino italiano torni alla normalità”. L’augurio, per tutti, è che si possa rivelare “un ottimo Vinitaly, seppure con meno stranieri”, come dice Matteo Lunelli (Ferrari). Aspettando che “passi l’ondata di panico” Andrea Sartori (Italia del Vino), spera in una “ripartenza, guidata da Vinitaly, anche per il turismo enoico”. Per Piero Mastroberardino (Istituto Grandi Marchi), “ci vuole un tavolo che affronti una riflessione sistemica insieme alle Istituzioni”. Secondo Alessio Planeta, “è il modo giusto per tenere aperti i canali della comunicazione con il resto del mondo, lanciando un messaggio positivo e senza saltare un giro”. Vede “segnali positivi e voglia di esserci, nonostante il periodo di duro lavoro in vigna”, Matilde Poggi (presidentessa Fivi). Il settore del vino, però, non può fare tutto da solo, perché “la situazione riguarda il sistema Paese nel suo complesso, devono ripartire economia e consumi”, ricorda Marco Caprai. Infine, il supporto incondizionato di Fabrizio Bindocci (Tenuta Il Poggione e presidente del Consorzio del Brunello), convinto che “il Vinitaly a giugno andrà fatto e partecipato. Siamo una bandiera del made in Italy nel mondo e a maggior ragione ci sentiamo di ribadirlo in un momento difficile come questo”. |
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Come se non bastasse la minaccia alla salute pubblica, la chiusura delle scuole, il clima di sospensione ed incertezza che avvolge ormai tutta l’Italia, il coronavirus porta con sé anche la beffa di importatori, buyer e commercianti di diversi Paesi che portano avanti richieste assurde ed irricevibili, come documentazioni che accompagnino i prodotti dell’agroalimentare e che certifichino l’assenza di Covid-19. Aspettando che nel merito si pronunci ufficialmente l’Oms, tirata in ballo sia del Ministro degli Esteri Luigi di Maio che dalla Ministra delle Politiche Agricole, il Governo ha fatto un primo passo: nel decreto legge sull’emergenza Coronavirus, nell’articolo 33, che riguarda il settore agricolo, ha infatti previsto una multa da 15.000 a 60.000 euro per chi recede dagli accordi commerciali chiedendo certificazioni inesistenti ... |
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La scelta di spostare Vinitaly a giugno, come detto, è nata di concerto con tutte le istituzioni del vino, che hanno sostenuto la decisione di Veronafiere. Da Ernesto Abbona (Uiv) - “condividiamo in pieno le scelte di Veronafiere, sia per la decisione presa, sia per la relativa collocazione temporale insieme ad altri grandi eventi ” - a Sandro Boscaini (Federvini) - “occorre dare un messaggio forte al Paese. Potremo contribuire in modo corale al rilancio dell’immagine positiva che merita il made in Italy”; da Riccardo Cotarella (Assoneologi) - “non si può immaginare un Vinitaly ridimensionato più o meno fortemente nelle presenze degli operatori” - a Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc) - “la nostra posizione è di non dare messaggi negativi al mercato, specie in un momento cruciale per il sistema Paese e per il settore”; da Luca Rigotti (Alleanza Cooperative) - “Ora lavoriamo assieme alla fiera affinché il mondo del vino possa dare un messaggio positivo all’economia nazionale” - a Carlo Ferro (Ice) - “Vinitaly, Salone del Mobile e Cosmoprof concentrati nel mese di giugno si presentano come un grande appuntamento per il rilancio nel mondo delle eccellenze italiane. Ice è come non mai a sostegno del sistema fieristico e delle imprese”. |
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La “Dop Economy” italiana si conferma driver fondamentale dei distretti agroalimentari del Belpaese. Lo certifica il Rapporto Ismea-Qualivita n. 17 sui dati produttivi 2018, che registra un’ulteriore crescita per il settore wine & food delle Dop e delle Igp, con un valore alla produzione delle oltre 800 Indicazioni Geografiche che, per la prima volta, supera i 16,2 miliardi di euro (+6% in un anno), grazie soprattutto alla performance del comparto vino (+7,9%) e dell’agroalimentare (+3,8%). |
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Con il mondo del vino alle prese - come qualsiasi altro settore produttivo - con l’emergenza Covid-19, che ha fatto rimandare o cancellare eventi, appuntamenti ed incontri di affari, a Ginevra, è andata in scena regolarmente una delle vendite all’incanto più attese dell’anno, una sorta di raggio di luce di normalità in tanta confusione: 301 lotti per 1.892 bottiglie dai migliori cru di Bordeaux e Borgogna, dalla cantina di un importante collezionista di arte e vino svizzero, sotto il martello di Baghera Wines, che ha raccolto in tutto 5,5 milioni di euro, con il 91% dei lotti assegnati ed una bottiglia da record (ma non assoluto). Una sei litri di Romanée-Conti del Domaine de la Romanée-Conti del 1979 - formato ed annata praticamente introvabili della griffe di Borgogna - ha infatti toccato i 203.000 euro. |
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“Credo che si debba girare in positivo la comunicazione ed il sentiment. Il settore ha risposto in maniera molto positiva e corale: Vinitaly a giugno è un cambiamento importante, ma credo che si dimostrerà occasione di rilancio dei rapporti tra il vino ed i mercati a cui, in questo momento, non è connesso, dagli Usa all'Asia, ma anche quelli europei. Ho fiducia, è un mese ricco di manifestazioni, con cui il made in Italy punta a ripartire, non basteranno gli sforzi di Veronafiere o di Vinitaly però, ci aspettiamo impegno da tutto il sistema Paese”. |
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