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N. 3.163 - ore 17:00 - Lunedì 24 Maggio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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La Gran Bretagna è stato il primo grande Paese europeo ad uscire dall’emergenza ed a mettersi quasi alle spalle la pandemia. Una ripartenza che ha riportato milioni di persone nei pub e nei ristoranti, fino all’1 giugno solo all’aperto. Tornano a volare, così, i consumi, anche di vino, con i wine lover britannici che, come racconta uno studio di Berkmann Wine Cellars, il più grande importatore a gestione familiare del Paese, hanno una gran voglia di tornare a spendere. Come nel caso della fascia 18-34 anni: il 39% ha intenzione di spendere più di prima per un bicchiere o una bottiglia di vino, il 48% lo stesso budget, e solo il 13% meno del periodo pre pandemico. |
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L’agricoltura è, da sempre, nel suo complesso, settore anticiclico. Base della vita e dell’alimentazione, scrigno di saperi e sapori antichi, ma anche “terreno fertile”, attraverso ogni epoca, di innovazione. Attività che è ad un tempo produzione ma anche custodia dei territori, industria e sostenibilità. Un settore fatto da tante agricolture e da tante filiere agroalimentari, da quelle a maggior valore aggiunto, come quella del vino, ad altre meno blasonate ma altrettanto fondamentali come quella dell’ortofrutta e dei cereali, per esempio. Il vino, in particolare, soprattutto nei suoi territori più celebri, è quello che calamita investimenti e registra tante iniziative che legano agricoltura e finanza (dalle tante banche che insieme ad enti certificatori come Valoritalia hanno stretto accordi per il pegno rotativo che mette il vino a garanzia del credito, con consorzi come quello del Barolo e del Barbaresco, del Brunello di Montalcino, del Chianti Classico, del Nobile di Montepulciano, del Morellino di Scansano o dell’Oltrepò Pavese, ad investimenti come quelli di Cassa Depositi e Prestiti che, in partnership con Unicredit è partita dal vino e da cantine leader come Pasqua, Feudi San Gregorio e Masi per lanciare il “Basket Bond di Filiera”, con 21 milioni di euro complessivi in minibond emessi dalle aziende, mentre con Sace ha sottoscritto 25 milioni di euro di obbligazioni di Italian Wine Brand, passando per l’attività di Renzo Rosso, patron di Diesel, che già produttore in proprio con Diesel Farm, è salito al 7,5% del capitale della stessa Masi, o per il fondo Clessidra, che ha acquisito la maggioranza di Botter Spa, solo per rimanere alle notizie più recenti, ndr). Ma è l’agricoltura tutta, nel suo complesso, anche grazie a valori fondiari stabili (anche perchè le terre coltivabili diminuiscono) o con incrementi importanti negli anni, soprattutto nei territori enoici di maggior successo, e sulla scorta di un made in Italy agroalimentare che, nel 2020 della pandemia, ha toccato il suo record dell’export, a 46,1 miliardi di euro, secondo l’Istat, ad essere tornata al centro dell’interesse delle grandi banche, come raccontano a WineNews i responsabili dei settori “agricoli” di realtà di primo piano come Intesa San Paolo, UniCredit e Credit Agricole (gli interventi nell’approfondimento). |
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Se nel 2020 del Covid la misura della distillazione per i vini comuni non ha riscosso grande successo, ben diversa è stata la sorte degli aiuti allo stoccaggio per i vini Dop e Igp, con le imprese del vino che hanno avanzato richieste per l’intero plafond di 9,5 milioni di euro messi a disposizione dai diversi decreti. Che, però, in vista della scadenza del periodo dell’aiuto allo stoccaggio previsto (fissato in 6 mesi), rischiano di non arrivare nei tempi indicati alle cantine italiane. Perchè, da quanto apprende WineNews, il Ministero delle Politiche Agricole non ha ancora emesso il decreto (che andava varato a 60 giorni dalla legge) di nomina dell’organismo di controllo preposto a verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato nelle richieste dai produttori e quanto effettivamente in cantina, per consentire poi ad Agea di procedere alle istruttorie per i pagamenti ...
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Tutti presi dal capire cosa è cambiato e cosa cambierà dopo la pandemia, a volte, si dimentica di quanto le cose, anche nel mondo del vino, siano già mutate in maniera velocissima, negli ultimi 10 anni. Basti pensare allo straordinario +60% dell’export del vino italiano (dati Istat), passato da 3,9 miliardi di euro del 2010 a 6,2 del 2020. Ma esempi di cose considerate “immutevoli”, ma cambiate profondamente, arrivano da tanti territori “sacri” del vino del mondo. Come raccontano, per esempio i numeri del Comité Champagne analizzati dall’American Association of Wine Economists. Che dicono come il 2020 abbia inciso, senza dubbio, ma su trend di lungo periodo. In Francia, dalla Champagne, sono arrivati appena 113 milioni di bottiglie nel 2020, rispetto a 181 del 2011 (-37,6%). Come in Uk, passato da 34,5 milioni di bottiglie nel 2011 a 21,3 del 2020 (-38,4%), proprio negli anni del boom del Prosecco (+750%, ad oltre 129 milioni di bottiglie nel 2020 secondo i dati del Consorzio del Prosecco Doc, ndr). Giù anche la Germania, a 10,1 milioni di bottiglie (-28,7%), e tra gli altri, l’Italia, da 7,7 a 6,9 milioni di bottiglie. In controtendenza gli Usa, passati da 19,4 milioni di bottiglie di Champagne nel 2011 a 20,8 nel 2020, il Giappone (da 8 a 10,8 milioni di bottiglie, +35,5%), ma anche l’Australia, a 8,5 milioni di bottiglie (+75%). |
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Nelle “cattedrali sotterranee” di Canelli patrimonio Unesco, Carlo Gancia, nella seconda metà dell’Ottocento, ha inventato lo spumante italiano, e dato i natali a quel fenomeno della spumantistica dolce che è l’Asti. E Canelli, presto, da sottozona dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, diventerà una vera e propria Docg a se stante. È quello che prevede la modifica al disciplinare, approvata nei giorni scorsi dal Comitato Vini, spiega una nota congiunta del Consorzio di tutela dell’Asti Docg e dell’Associazione Produttori Canelli. La prima vendemmia nel 2022. |
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Territorio di antica tradizione di grande vocazione, l’Oltrepò, suo malgrado, continua a finire sotto i riflettori per le cronache giudiziarie che, pur facendo rumore, talvolta si risolvono in un nulla di fatto. “Lo spumante sequestrato nel winepoint di Broni il 30 marzo 2021, facente parte della partita ritirata da un famoso brand della gdo, risulta privo di ogni sostanza vietata. Lo hanno confermato le analisi sui campioni prelevati dall’autorità giudiziaria”. Così la cantina Terre d’Oltrepò, che ha fatto il punto della situazione sugli ultimi fatti, “a partire dall’ultima e semplice richiesta di campioni di venerdì scorso. Il vino sequestrato il 21 maggio è costituito da una partita di Bonarda 2019 che non è altro se non il vino di un fornitore che la stessa cantina aveva indicato alla Procura come non conforme nelle difese e già segregato in cantina”. |
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Oltre ai grandi territori più celebri, sotto ai riflettori gioielli enologici di una delle regioni più importanti del vino italiano (Candia dei Colli Apuani, Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Cortona, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Pitigliano e Sovana, Terre di Pisa, Valdarno, Val di Cornia Suvereto), che sono anche “laboratori” di idee e visioni nuove per il futuro del vino, e per la ripartenza della Regione “culla” del Rinascimento. |
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