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N. 2.566 - ore 17:00 - Lunedì 7 Gennaio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Se a catalizzare l’attenzione, negli ultimi mesi, è stato il dibattito sui limiti all’uso del rame in vigna, in Champagne il 2018 si è chiuso con un altro tema sul tavolo, quello degli erbicidi, specie del glifosato, che la Ue sembra convinta di mettere al bando dal 2022. Logico, allora, che si corra ai ripari, magari precorrendo i tempi. La road map individuata da Jean-Marie Barillère, presidente dell’Union Maisons Champagne, è lineare: addio agli erbicidi nel 2025 e certificazione di sostenibilità nel 100% dei vigneti entro il 2030, che non è detto basti ad annullare l’impronta carbonica, comunque in calo, ma solo del 14% dal 2013 ad oggi. |
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Una visione strategica e coordinata a livello di Paese, al netto delle tante diversità che compongono il mosaico del vino italiano; la definizione, il prima possibile, della nuova Pac post 2020 e dell’Ocm Vino; lo stemperarsi delle tensioni internazionali, che frenano i mercati, ma non solo: sono tanti i “desideri” per il 2019 espressi a WineNews dai vertici delle organizzazioni della filiera del Belpaese, da Sandro Boscaini, presidente Federvini, ad Ernesto Abbona, vertice di Unione Italiana Vini, da Matilde Poggi, guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, a Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore Vino dell’Alleanza delle Cooperative. Per tutti, la definizione del quadro europeo che guiderà il futuro dell’agricoltura e del vino è una priorità, un desiderio da vedere realizzato il prima possibile. Così come è in testa alla “wishlist” un quadro internazionale più disteso (soprattutto guardando alle tensioni tra Paesi fondamentali per il vino italiano, come Usa, Cina e Russia, ma anche alla Brexit), e nel quale si concretizzino, auspicabilmente, accordi come quello siglato a fine 2018 tra Ue e Giappone, per esempio. Ma, dalle parole di tutti, emerge anche una sorta di “appello all’unità nazionale” del settore del vino che, pur nelle sue tante diversità e peculiarità, al netto dei campanilismi e della competizione tra territori e Regioni, deve trovare una visione strategica comune, sia sulla prospettiva vitivinicola del Paese, che sulla “politica estera”, specialmente sul fronte della promozione. E su questo fronte, sottolineano le organizzazioni, può essere un punto di forza il fatto che, sotto lo stesso Ministero siano uniti Agricoltura e Turismo, aspetto che può contribuire alla creazione di un’immagine finalmente unitaria e sinergica di un’Italia del buono e del bello, tra vino, agroalimentare, paesaggi e cultura. Auspicio fatto suo, a distanza, dallo stesso Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, che in visita in Umbria, a Montefalco, terra del Sagrantino, ha ribadito: “vino e turismo sono l’abbinata vincente per rilanciare l’agricoltura e lo stesso settore turistico italiano. Se vogliamo promuovere il nostro Paese nel mondo non è più sufficiente raccontare quanto è bello, ma anche quanto è buono”. |
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Il 2018, ha segnato un altro anno record per l’export del wine & food made in Italy, a quota 42 miliardi di euro, secondo le proiezioni dell’Istat, con una crescita del 3% sul 2017. Lo sottolinea la Coldiretti, che evidenzia, però, come i falsi abbiano raggiunto un giro d’affari di 100 miliardi di euro. Il tutto a poche ore dall’annuncio del Ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e vicepremier, Luigi Di Maio, che pensa a quella che è già stata ribattezzata “legge Pernigotti”, in riferimento alla vicenda che sta coinvolgendo da mesi lo stabilimento di Novi Ligure dello storico marchio dolciario italiano, che la proprietà turca vorrebbe smantellare. “Nascerà una legge che si chiamerà così e nel futuro obbligherà i marchi italiani a produrre sul territorio italiano”, ha detto Di Maio. Come (e se) questo si tradurrà in fatti, lo dirò il futuro. |
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“Attorno ad una bottiglia di vino, dentro cui ci sono il lavoro di tante persone ed una storia d’amore verso la terra ed un vitigno, in una somma di belle senzazioni condivise in compagnia, nasce il bello della vita”. Parola, a WineNews, del vignettista Roby Giannotti, storica matita per oltre 17 anni de La Gazzetta dello Sport, ma anche per La Repubblica, Il Secolo XIX e Il Gazzettino, e che oggi fa sorridere con i temi del vino, del territorio e del lavoro in vigna, dove, tra i filari delle Langhe, espone le sue opere. “Con le mie vignette in salsa enoica cerco di far sorridere e allo stesso tempo valorizzare il prodotto. Non sono vignette fini a se stesse, ma cercano sempre di far apprezzare quel mondo con una risata di gusto capace di far star bene le persone come un’aspirina. Se le mie vittime sono gli enologi, li prendo in giro perché provano a degustare bottiglie “pazzesche”, come una molotov o con una nave dentro, dicendo cose allucinanti, ma poiché sono molto bravi riescono a capire cosa sono. Con un sorriso, dico che tutte le cose, se fatte con moderazione non fanno male ma bene allo spirito. Produrre un vino significa raggiungere un equilibro tra la natura e il lavoro dell’uomo, per questo è difficile escluderlo dalle altre attività: un atleta che mangia un piatto di pasta con un goccio di vino non può farsi così male”. |
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Non può crescere per sempre, o almeno non ai ritmi cui ci aveva abituato in questi ultimi anni: la Cina è destinata a rallentare, e secondo le previsioni dell’IWSR - International Wine & Spirits Research le importazioni enoiche di Pechino, nel 2019, cresceranno solo dell’8%. Frena, ma non si ferma, la lunga rivoluzione enoica, che sta coinvolgendo sempre più i giovani, i principali appassionati, e la classe media, particolarmente attenta ad uno stile di vita più salutare, in cui il vino è destinato a scalzare il baiju. |
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Alta Langa re del Capodanno: il 53% dei lettori di WineNews che hanno risposto al nostro sondaggio on line “Con quale bollicina avete brindato all’arrivo del 2019?” (per un totale di 329 risposte) ha scelto il metodo classico del Piemonte per salutare l’arrivo del nuovo anno. Al secondo posto lo Champagne, con il 15% delle preferenze, seguito sul terzo gradino del podio dal Franciacorta, che ha conquistato il 10% dei voti. Fuori dal podio, ma con un risultato assolutamente lusinghiero (6%), le bollicine italiane da vitigni autoctoni, che rappresentano una delle principali innovazioni produttive del Belpaese. Un gradino più giù, Prosecco Docg e Trentodoc, entrambi con il 5% delle preferenze, seguiti da Prosecco Doc e Oltrepò Pavese al 2%, con il Cava che chiude con appena l’1% dei voti raccolti. |
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La visione di Slow Food secondo John Ikerd, Professore Emerito di Economia Agricola alla University of Missouri Columbia: “se vogliamo risolvere il problema della fame dobbiamo, fondamentalmente, cambiare la maniera in cui pensiamo, dobbiamo capire che il mercato non sfama gli affamati, e mai lo farà. Perchè i valori dell’economia non sono basati sulla necessità, ma sono basati sulla domanda e sull’offerta, quindi, per fare fronte ai bisogni dei meno fortunati dobbiamo lavorare al di fuori del mercato”. |
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