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N. 2.434 - ore 17:00 - Lunedì 2 luglio 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“Il vino tocca tanti aspetti della nostra vita che raccontano quanto sia un’eccellenza del Paese, frutto della natura, ma anche di professionalità apprezzate nel mondo”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi a Roma nel “Forum della Cultura del Vino” della Fondazione Italiana Sommelier, a testimonianza della vicinanza ad un settore trainante dell’economia italiana che “dimostra come i suoi produttori abbiano bisogno di mercati aperti, capaci di misurarsi nella competizione, perché hanno le qualità per vincerla. Ogni economia, ogni Paese ha da guadagnare da mercati aperti”. |
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Il passato ricco di storia del vino italiano, ed un presente di successo sui mercati, di ricerca su varietà, territori, enoturismo, e che lascia presagire un futuro altrettanto florido. Grazie ad uno sforzo congiunto di istituzioni, politiche e culturali, ma anche delle imprese, quelle grandi che fanno i mercati (che devono essere aperti, regolamentati, ma senza dazi) e degli artigiani del vino, quelli che, oggi come ieri, sono capaci di rischiare e innovare, e che quando hanno successo, portano benefici a tutto il settore. Con il vino capace di dare valore al “tempo”, nell’era dell’“eterno presente”, ma anche di rappresentare valori come la solidarietà ed il riscatto sociale. Sono i messaggi, accanto a quello del Presidente Mattarella in persona, di importanti personalità, dal “Forum Internazionale della Cultura del Vino” n. 11 della Fondazione Italiana Sommelier guidata da Franco Ricci, oggi alla Luiss a Roma, con tante grandi cantine. “Un onore avere qui Mattarella in una giornata in cui celebriamo il vino, nostra grande eccellenza - ha detto la presidente dell’Università Emma Marcegaglia - che è cultura ma anche una parte del futuro dell’Italia, motore di sviluppo economico e sociale secondo quel fare impresa auspicato da un grande imprenditore come Adriano Olivetti”. Una crescita legata proprio alla sua cultura diffusa, “che crediamo pari a quello del Colosseo”, e “per cui ci impegnamo da anni, ma per la quale ancora molto c’è da fare - ha detto Ricci - abbiamo scoperto, per esempio, che nelle scuole alberghiere non c’era neanche un’ora di lezione sul vino: abbiamo lottato con le istituzioni, convinti che si debba partire dai giovani” per educarli alla sua cultura. Vino che insegna i tempi della natura e di come i i tempi siano cambiati, ha detto Angelo Gaja, ricordando quegli “artigiani del vino” che hanno agito e agiscono in “direzione ostinata e contraria” come Ferruccio Biondi Santi e Mario Incisa della Rocchetta, con Tachis, inventori di Brunello e Sassicaia, ma anche Valentini, Josko Gravner, Arianna Occhipinti, Angiolino Maule, Walter Massa e tanti altri. Prospettive nuove che il vino, con la sua grande cultura riesce a dare persino a chi si è perso, ha ricordato la co-fondatrice della Comunità di San Patrignano Letizia Moratti, i cui ragazzi producono vino. |
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“L’Italia è un Repubblica fondata sullo Spritz, ma attenzione, non è italiano ma austriaco. I ragazzi che se ne strafanno è come se abusassero della bellezza e della cultura senza conoscerla: ridurre il piacere alla sbornia è un peccato”. Così, a WineNews, lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che analizza come “dalla tavola stiano sparendo spontaneità ed allegria. Dobbiamo ritrovare la convivialità, lo stare insieme e bere come nelle osterie, senza guardare il cibo ai raggi X, spegnendo il cellulare e parlando”. E che ricorda il ruolo fondamentale dell’educazione al cibo, “che non è una questione tecnica: i bambini devono capire perché c’è una tavola, e non si mangia soli. Il cibo è il massimo della diversità, allinearsi sullo stesso gusto e sulle stesse mode è triste. È come l’arte, irripetibile”. |
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“Il vino italiano ha molto da dire, come la Valle d’Aosta, che viene da una vendemmia scarsa come la 2017, ma ottima. È emozionante vedere come uomini e donne riescono a tramutare una calamità in qualcosa di magico. E la magia si ripete in pianura, con i rosati di Puglia, da Primitivo, Malvasia Nera e Nero di Troia, che nonostante l’annata caldissima hanno regalato vini eccezionali”. Tra territori del momento e pronti ad emergere, a fare il punto è Ian D’Agata, dal Festival Collisioni a Barolo, che ha nel Progetto Vino guidato dal wine writer un fulcro (e di cui WineNews è mediapartner, ndr). Se però si guarda alle etichette memorabili, il “gioco” si fa difficile, perché “l’Italia ha un patrimonio di oltre 500 varietà autoctone, impossibile non lasciarsi emozionare”, dai Barolo e Barbaresco al Soave, dal Trebbiano d’Abruzzo all’Amarone, Chianti Classico o Brunello. Ed è vista come un Paesa di vini buoni a prezzi accessibili, e questo è importante. Ora dobbiamo migliorare la base qualitativa di tutte le Denominazioni, senza chiudere un occhio sulle imperfezioni. E non è necessariamente vero che “piccolo è bello”. La difficoltà maggiore è fare 100.000 bottiglie di un grande vino, ma c’è posto per tutti. Ricordando che all’estero la varietà conta ancora più della denominazione. |
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Il business delle bollicine tira, e la grande finanza ci investe. Il colosso americano Carlyle Group, che ad inizio anno ha acquisto Accolade Wines per una cifra vicina al miliardo di dollari australiani, sta per concludere l’acquisto della maggioranza di Codorníu Raventós, il più antico produttore di Cava di Spagna a proprietà familiare, fondato nel 1551, e con cantine anche in Argentina e California, per una cifra vicina ai 400 milioni di euro. Un affare che dovrebbe concludersi formalmente entro la fine di quest’anno. |
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Qualcosa nella geografia degli eventi del vino, sta cambiando. E non solo in Italia. Dall’11 al 23 febbraio Parigi diventerà Capitale mondiale del vino con “Wine Paris”, “rendez-vous” internazionale nato dalla fusione di Vinisud a Montpellier e Vinovision Paris. Obiettivo, nell’anno in cui torna Vinexpo a Bordeaux, valorizzare la ricchezza di Francia, in una data non casuale, anticipando ProWein (17-19 marzo, Düsseldorf) e Vinitaly (7-10 aprile, Verona), mettendo a sistema due eventi complementari, facendo incontrare tutti gli attori della filiera enoica, in un vero e proprio unicum nella tradizione fieristica d’Oltralpe, con una presenza orizzontale di piccoli e grandi produttori, in un evento di business, con 2.000 espositori e 30.000 visitatori attesi, di cui il 30% dall’estero. |
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“Salvo alcune rarità, la natura è ormai sconosciuta all’uomo: dobbiamo portare i boscaioli, i contadini e i vignaioli nelle scuole. Non c’è solo il vino, abbiamo l’olio, il burro, tanti altri prodotti, se fossimo governati bene non saremmo la Cenerentola d’Europa e potremmo vivere di rendita. L’agricoltura deve ricordarsi che sarà la terra a salvare il mondo, la politica non deve soffocare i contadini, e tutti dovremmo tornare almeno un po’ contadini: l’economia si salverà tornando indietro”. |
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