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N. 2.998 - ore 17:00 - Mercoledì 30 Settembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Icona nel calice dell’Emilia Romagna, vino oggi tra i più venduti nei supermercati italiani, e che ha storicamente aperto i mercati del mondo al Belpaese enoico, a partire dagli Usa nella seconda metà del Novecento, il Lambrusco è una galassia enoica tra le più articolate del panorama italiano. Che, dal 1 gennaio 2021, vivrà una nuova era, con la nascita di un unico Consorzio a tutelare le tante diverse espressioni del Lambrusco, un territorio fatto di ben 16.600 ettari vitati, ed una produzione di oltre 170 milioni di bottiglie tra le diverse Doc e Igt. Nasce così il Consorzio di Tutela del Lambrusco, che abbraccerà le 8 denominazioni delle province di Modena e Reggio Emilia.
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Nel titolo del webinar, organizzato dal Consorzio Vini di Valtellina, scelto da Giacomo Mojoli, tra i fondatori storici di Slow Food, “pensatore” e scrittore del cibo e del vino, oltre che moderatore del dibattito tra il re del cachemire Brunello Cucinelli, il patron di Eataly Oscar Farinetti ed il Professore Ordinario di Disegno Industriale al Politecnico di Milano Francesco Zurlo, c’è già tutto. È un concetto che abbraccia una serie quasi infinita di argomenti, e che merita di essere spiegato ed approfondito. L’atto agricolo ha cesellato in migliaia di anni quei territori che hanno reso l’Italia il Paese più bello del mondo. Allo stesso modo, il lavoro agricolo e le produzioni delle eccellenze agroalimentari - del vino, dell’olio e non solo - è quasi sempre legato ai borghi più belli. In una sorta di do ut des, in cui attorno alla bellezza ruota il buono della terra. È una storia di lungo respiro, ma che si rinnova continuamente, anche grazie alla crescita economica dei territori. Che, con nuove risorse, si prendono cura del paesaggio e della terra, imponendo un ordine che è, esso stesso, bellezza. Come racconta il fondatore e patron di Eataly, Oscar Farinetti, l’agricoltura “è arrivata in Italia “8.000 anni fa, dove esplode per una combinazione di caratteristiche uniche. La biodiversità alimentare nasce lì. Ed è vero che la bellezza è un atto agricolo: siamo il Paese più bello del mondo, e non è un’opinione ma un fatto. In quanto a bellezza della natura mutata, ossia plasmata dall’agricoltura (pensiamo a Langhe e Roero), un Paese scalpellato dai contadini come l’Italia non esiste”. Per parlare di bellezza, Brunello Cucinelli, re del cachemire ma non solo, cita il “Costituto senese del 1309, secondo cui chi governa deve mettere al primo posto “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”. Andiamo verso un tempo nuovo, torneremo a vivere nei borghi. Ma dobbiamo curarli questi luoghi, dobbiamo avere il coraggio di tornare ad essere custodi di luoghi che fanno parte della nostra cultura. Abbiamo sempre vissuto in armonia con il creato, ed è proprio questo equilibrio che dobbiamo ritrovare, dedicando all’anima e alla mente il giusto tempo”. |
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Il mercato mondiale delle aste del vino muove ogni anno quasi mezzo miliardo di euro. Una bella cifra, che si fa un po’ più piccola se raffrontata con i numeri del collezionismo di arte, gioielli o auto d’epoca. Crescono le quotazioni, così come lo spazio occupato dalle griffe del vino italiano. Che sfida ormai apertamente lo strapotere di Borgogna e Bordeaux, cui contrappone i campioni del Barolo, del Brunello e di Bolgheri, con etichette come il Monfortino di Giacomo Conterno, i grandi vini di Gaja e Giacosa, il Brunello di Montalcino di Biondi Santi e Case Basse (Soldera), il Tignanello e il Solaia della Marchesi Antinori, il Sassicaia della Tenuta San Guido ed il Masseto. Sempre più oggetto del desiderio dei collezionisti italiani: come emerge da un’indagine di Intesa Sanpaolo PB, 6 collezionisti su 100 scelgono infatti di investire sul vino. |
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“Se avete dei tartufi che abbiano profumo chiudeteli in una scatola di latta e d’altro con una o due uova fresche. Lasciate così un paio di giorni … mangiatele alla coque”. Come l’Artusi, non c’è gastronomo, chef o poeta che del “diamante della cucina” come lo ha immortalato Brillat-Savarin, non abbia esaltato la caratteristica più sublime: il profumo. Difficile immaginare che, in questi tempi particolari, “i golosi di tutte le epoche” (scriveva Dumas), i gourmet, possano farne a meno. Tanto che, con una creatività tutta made in Italy, Alba, la capitale delle Langhe dove la raccolta è iniziata e, dicono i “trifulau” a WineNews, si prospetta buona in qualità e quantità, lancia una modalità di acquisto per maneggiare, annusare e valutare le pezzature in sicurezza: un contenitore di vetro monouso con coperchio a stantuffo in silicone per “respirare il tartufo” e guardare ma non toccare, salvando quello che è un vero e proprio gesto rituale. Che, come da quasi cento anni, si ripeterà alla Fiera Internazionale n. 90 (10 ottobre-8 dicembre) che non poteva non celebrare il suo prestigioso anniversario. I prezzi? 2.000-3.000 euro al kg. Con l’incertezza però della domanda, tra calo dei consumatori stranieri, l’incognita ristorazione e il pericolo truffe dall’estero. |
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Nel trend di crescita dei vini rosati, spicca il fenomeno bollicine. Tipologia consolidata in tanti territori della spumantistica italiana e mondiale, e “vie en rose” che fa breccia, oltre che nel Prosecco Doc, anche nei vini Vini d’Acqui. Con il Consorzio che non solo ha deciso di produrre l’Acqui Docg Rosé, un nuovo vino secco Spumante da uve Brachetto (che si può declinare anche come fermo), che ha debuttato con la vendemmia del 2017, ma anche di lanciare un Osservatorio Permanente delle Bollicine Rosa del Vino in Italia.
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Il Barolo Ravera 2016 di Elvio Cogno, l’Appius 2016 di San Michele Appiano, il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2008: ecco i 100/100 della guida del Corriere della Sera “I 100 migliori vini e vignaioli d’Italia 2021”, firmata da Luciano Ferraro e Luca Gardini e presentata ieri sulla web tv del quotidiano. La forbice, come ci tengono a sottolineare i curatori, è comunque minima tra il vertice e gli altri vini in guida, con i Brunello di Montalcino 2015 che sfiorano l’eccellenza. Tra i premi speciali, il Vignaiolo dell’Anno è Claudio Tipa, alla guida del Gruppo ColleMassari; la Vignaiola dell’Anno è Camilla Lunelli, sul ponte di comando delle Cantine Ferrari, griffe e simbolo del Trentodoc; il Vignaiolo Verde dell’Anno è Pasquale Forte, proprietario di Podere Forte, nel cuore della Val d’Orcia. |
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“Dobbiamo dare spazio ai giovani, che hanno visioni che altri non hanno. E passare da proprietari a custodi, che vuol dire assumersi responsabilità”. Così il fondatore di una delle realtà di riferimento della Franciacorta e dell’Italia del vino. “Passare dal consumo all’uso progredito. Citando il processo del divenire aristotelico, l’intenzione è di salvaguardare l’ambiente lungo tutto il procedimento che porta la natura (in potenza) a diventare vino (in atto)”. |
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