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N. 3.139 - ore 17:00 - Martedì 20 Aprile 2021 - Tiratura: 31.114 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Le gelate che hanno colpito il vigneto di Francia, dalla Champagne alla Languedoc, la notte tra il 7 e l’8 aprile, sono destinate a tradursi in 2 miliardi di euro di danni. A fare una prima stima è la Fédération Nationale des Syndicats d’Exploitants Agricoles, che ha già incassato le prime rassicurazioni, ed a breve anche i primi contributi, dal Governo. Il Primo Ministro, Jean Castex, ha infatti già stanziato un miliardo di euro, che verranno erogati nelle prossime due settimane a vignaioli e agricoltori colpiti dal tracollo delle temperature. In Italia, invece, la Coldiretti, ha chiesto “subito aiuti per le aziende agricole colpite dai drammatici effetti dell’ondata di gelo”. |
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Se nel 2020 marchiato a fuoco dal Covid il consumo di vino ha tenuto in quantità, segnale positivo che racconta di quanto il nettare di Bacco sia amato nel mondo e faccia parte di una quotidianità, per certi aspetti forzatamente ritrovata e cambiata dalla pandemia, di contro emerge ancora una volta chiaro e forte come in un anno si sia distrutto una buona parte del valore faticosamente costruito in anni di lavoro ed investimenti da parte della filiera. Un trend generalizzato che vale un po’ in tutto il mondo, dove i numeri raccontano di quantità complessive in leggero calo, ma non quanto i valori. Segno che si è speso meno per bere lo stesso, anche per la lunga chiusura (ancora pressoché totale in Europa) della ristorazione, che, come è facile immaginare, vuol dire che per la filiera, i margini, già in generale non elevatissimi, si sono ulteriormente assottigliati. Eppure, degli elementi positivi, si possono isolare. Come la crescita sostanziosa dei volumi di vino consumati in Italia, primo Paese produttore, che, a dispetto della grande e comprensibile enfasi sulle esportazioni (di cui resta leader mondiale in volume e secondo in valore), resta il terzo mercato più importante del mondo per volumi consumati, e dove molti, anche per “colpa” di smart working e lockdown, hanno evidentemente recuperato una quotidianità perduta nel rapporto con il vino, che può essere una base importante per costruire la ripresa oggi, ed il futuro domani. È lo stato dell’arte del vino mondiale fotografato dalla “Nota di congiuntura del settore vitivinicolo mondiale nel 2020” dell’Oiv, illustrata oggi a Parigi, in streaming, dal direttore generale Pau Roca. I numeri raccontano che, nel 2020, la pandemia, soprattutto per la crisi dell’horeca, è costata al commercio mondiale del vino il 6,7% del totale in valore sul 2019 (dopo una crescita ininterrotta dal 2010), con un giro d’affari sceso a 29,6 miliardi di euro, ed un volume degli scambi internazionali diminuito del -1,7%, a 105,8 milioni di ettolitri. Con i consumi mondiali che, nel complesso, hanno tenuto in quantità, attestandosi sui 234 milioni di ettolitri, in calo del -3% (come nella crisi finanziaria mondiale del 2008/2009). Di contro, la produzione mondiale di vino (esclusi succhi e mosti) è in linea con il 2019 (+1%), a 260 milioni di ettolitri (i dati completi nell’approfondimento). |
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L’Italia si dimostra ancora una volta un modello in Europa, e a livello internazionale, nella sicurezza alimentare, come confermano i risultati raggiunti in termini di residui di agrofarmaci nel cibo. Ha analizzato quasi il doppio dei campioni previsti dal programma Ue come requisito minimo, ed è tra i Paesi che effettuano il maggior numero di controlli e con le migliori performance. Di questi, infatti, il 97,6% è risultato sicuro e conforme ai limiti di legge. A dirlo è la “Relazione annuale” dell’Efsa, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, una fotografia completa sul livello dei residui nei prodotti di largo consumo nell’intero territorio comunitario. Nel complesso, nel 2019 nell’Ue sono stati analizzati 96.302 campioni di alimenti, dei quali il 96,1% è risultato nei limiti di legge, con l’Italia che si pone quindi al di sopra della media. |
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Come ha cambiato tanti aspetti della vita quotidiana, la pandemia ha cambiato anche le abitudini di spesa degli italiani. Che hanno fatto più scorte, hanno comprato più prodotti da colazione, sia per il maggior tempo per farla tra chiusure e smartworking, sia perché farla al bar, tra chiusure e restrizioni, è stato più difficile. Ma, come noto, hanno comprato anche più vino, per accompagnare i pasti, con un lockdown che, per molti, ha significato il recupero del pranzo a casa, e per non rinunciare ad aperitivi e momenti di svago. Sono i trend confermati dai dati Nielsen, tra febbraio 2020 e febbraio 2021, analizzati da italiani.coop. Guardando al calice, in particolare, si conferma il primato del vino come bevanda preferita dagli italiani. Quasi la metà degli alcolici venduti nella Gdo (47%) sono stati vino, spumante e Champagne, per un totale di 2,7 miliardi di euro, +10% nei 12 mesi. Per lo più vino rosso (i “red wine lover” sono il 42% dei consumatori) e con sensibili differenze regionali. La crescita maggiore di quel 47%, per esempio, si registra in Basilicata (+19%). Ma in un Paese in cui sono 6 milioni gli italiani che vedono nella degustazione dei vini uno degli hobby preferiti, aumenti importanti ci sono stati anche in Emilia Romagna e Veneto (+17%), in Friuli Venezia Giulia ed in Umbria (+14%) e nelle Marche (+13%). |
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I 60 anni del Franciacorta e della prima bottiglia del 1961 custodita nelle storiche cantine, che racconta la storia di una tipologia di vino creata “ex novo”, e di uno dei territori più vocati al mondo per le bollicine Metodo Classico, e i 90 anni del suo creatore, Franco Ziliani, all’epoca giovane enologo, oggi tra i “padri” della moderna enologia italiana, che propose al Conte Guido Berlucchi di fare “uno spumante alla maniera dei francesi”: ecco il doppio “Anniversario 60/90” che la Guido Berlucchi celebra nel 2021, “che ci auguriamo veramente di rinascita”. |
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Per quanto se ne parli, e molto, gli italiani hanno ancora tanta strada da fare per diminuire gli sprechi alimentari. Ma hanno anche più consapevolezza sull’argomento e più accortezze su come fare la spesa acquistando solo ciò che consumano, e cucinando ricette di recupero per consumare i cibi in scadenza o minimizzando l’impatto ambientale scegliendo alimenti non imballati. Parola di un sondaggio TheFork, condotto su oltre 2.000 utenti aspettando l’“Earth Day 2021”, la Giornata Mondiale della Terra, istituita dall’Onu e che si celebra il 22 aprile, per comprendere quali siano le abitudini sostenibili legate al cibo che gli italiani hanno sviluppato nell’ultimo anno in emergenza Covid. Ma, come è noto, il food waste è una problematica sì sempre più nominata quando si parla di ambiente, ma che riguarda anche la ristorazione e l’industria alimentare. |
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Parola di sommelier: Vincenzo Donatiello (Piazza Duomo di Alba), Lorenzo Mancusi (Il Pagliaccio di Roma), Amedeo Serva (La Trota di Rivodutri) e Damiano Barbato (Gucci Osteria di Firenze). Per loro, in un panorama del vino italiano che offre sempre la possibilità di nuove scoperte di eccellenza, non possono mancare i grandi classici. Anche grazie ad un abbinamento al bicchiere, ad ogni piatto, che ormai è la normalità, anche con grandi etichette. |
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