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N. 2.445 - ore 17:00 - Martedì 17 Luglio 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Chi pensava che quella dei wine lovers Usa per il vino rosé fosse una moda passeggera, dovrà ricredersi. Non solo perché i numeri parlano di vendite, nel canale off-trade, che hanno raggiunto i 686 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi, ma anche perché a New York adesso c’è un’intera dimora dedicata al mondo dei rosati. Si chiama “Rosé Mansion”, e sulla Quinta Strada, nel centro di Manhattan, fino ad ottobre, ospiterà un vero e proprio viaggio alla scoperta del “pink wine”. Ogni stanza, uno stile ed un’esperienza sensoriale, dalla “World of Wine”, dove assaggiare rosati da ogni angolo del mondo, al laboratorio in cui creare il proprio rosato ... |
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Che si parli di appassionati di grandi vini o di investitori, l’etichetta del Belpaese più ricercata in assoluto, nel mondo, è sempre il Sassicaia della Tenuta San Guido. Emerge dalle classifiche dei vini più ricercati nel mondo pubblicate, a distanza di pochi giorni, dal Liv-Ex, la piattaforma benchmark del mercato secondario e del collezionismo, e da Wine-Searcher, uno dei portali più visitati per la comparazione dei prezzi delle etichette di ogni fascia di prezzo. In particolare, nella “Top 50 most searched for wines in 2018” del Liv-Ex, il Sassicaia, in posizione n. 21 (rispetto alla n. 27 del 2017) è l’unico vino italiano in una classifica praticamente tutta francese (con l’unica altra eccezione rappresentata dall’icona del vino californiano Opus One, new entry alla n. 31), dominata da Bordeaux e dai suoi Châteaux, con Lafite Rothschild, Mouton Rothshild, Margaux, Latour e Petrus nelle prime 5 posizioni. Una fotografia confermata dalla classifica di Wine-Searcher, che però ha uno spettro di rilevazione più ampio. E dove il Sassicaia, primo degli italiani, è al n. 10, mentre al vertice c’è la “solita” triade formata da Château Mouton Rothschild, Château Lafite Rothschild e Château Margaux. Quella del portale australiano, però, è una classifica più allargata rispetto a quella della piattaforma inglese, e nelle prime 100 posizioni conta anche altri grandi nomi del vino italiano che, non a caso, sono gli stessi che ottengono poi le quotazioni più alte nelle grandi aste internazionali. Ovvero il Tignanello di Antinori, al n. 25 della classifica mondiale, l’Ornellaia al n. 44, seguito dal Masseto, dominatore italiano degli “incanti enoici”, al n. 46. Posizione n. 67 ancora per Antinori, con il Solaia, e poi i due grandi piemontesi, il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, al n. 75, ed il Barbaresco di Gaja, al n. 99. Classifica che cambia, però, se si guarda a quella dei vini più costosi. Dove l’Italia è fuori dalla “top 50” mondiale, ma nella classifica “nazionale” vede al vertice il Masseto, con un prezzo medio di 627 euro a bottiglia, il Brunello di Montalcino Riserva Case Basse di Gianfranco Soldera a 496 euro ed il Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi Tenuta Greppo a 485 euro. |
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Mentre si discute sulla ratifica dell’accordo Ceta tra Ue e Canada (con il Commissario all’Agricoltura Hogan che ha annunciato di “aver concordato con il Ministro Centinaio che la Commissione Ue, con la Dg Agricoltura e quella Commercio, farà una valutazione dell’impatto del Ceta sui produttori italiani dell’agroalimentare nei prossimi mesi), l’Ue ed il Giappone hanno firmato il loro Jefta, accordo di libero scambio che prevede, tra l’altro, l’eliminazione dei dazi sul vino esportato nel Sol Levante, al 15%, ed il riconoscimento di 200 Indicazioni Geografiche (di cui oltre 25 per il vino italiano, ndr). Intanto, sul fronte interno europeo, arriva una notizia importante: dopo il no di Paesi come l’Italia e la Spagna, tra gli altri, ai previsti tagli al bilancio della Pac post 2020, ci sono altre due adesioni pesanti al fronte dei contrari, ovvero Francia e Germania. |
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Quando il vino incontra la musica il risultato è garantito, quasi sempre sotto forma di festival o di degustazione, altre, molto più raramente, si trasforma in sperimentazione. Come nel caso del direttore d’orchestra più famoso del piccolo schermo, Beppe Vessicchio, in un progetto tra musica e chimica del vino. “La musica, quando ha proporzioni particolari e rispetta una serie di concetti che riguardano gli armonici dei suoni - racconta Vessicchio a WineNews - diventa quasi un composto fisico che risponde a concezioni naturali. Regole di organizzazione polifonica che sono desunte dall’organizzazione delle molecole d’aria in movimento e dagli armonici intorno ai suoni fondamentali. E questo tipo di “prodotto musicale” ha la capacità di sollecitare il vino, che viene stimolato a completare quei legami che avrebbero bisogno, altrimenti, di anni di bottiglia”. Così Vessicchio, che nella sua orchestra enoica ideale, vorrebbe il Nebbiolo e la Barbera del “suo” Piemonte, ma anche Catarrato e Grecanico dalla Sicilia, il Negramaro dalla Puglia, il Montepulciano d’Abruzzo e l’Aglianico del Vulture. Tanti “timbri” vinicoli diversi. “L’Italia è bella per questo, non è un caso che ci chiamassimo Enotria, e fossimo i tenutari di questa bevanda e di questa sapienza”. |
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Il vino ha un lato lussuoso, che con Anima Aurea raggiunge l’apice: si tratta di una bottiglia interamente realizzata con oro zecchino, all’interno, e argento puro all’esterno. Prodotta da esperti artigiani orafi fiorentini, e presentata nella Rassegna artistica Summer Art 2018 della Fondazione Mazzoleni. Una bottiglia che non è solo un’opera di lusso autoreferenziale: secondo gli studi del professor Salvatore Valenti, i metalli nobili darebbero al vino una maggiore stabilità nell’ossidazione, arricchendone il gusto. |
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Dagli orti delle Comunità dell’Africa alle cucine dei più celebri e lussuosi ristoranti ed alberghi del mondo: la lotta per la difesa della biodiversità e per la sensibilizzazione sulle tematiche ambientali legate all’agricoltura e alla produzione di cibo, a partire anche e soprattutto dal cambiamento climatico, coinvolge tutti, in ogni angolo del pianeta. E si può leggere anche in questo senso la partnership tra Slow Food, l’organizzazione paladina del cibo “buono, pulito e giusto”, e da qualche tempo anche “sano” (per l’uomo e l’ambiente), e Relais & Châteaux, che mette insieme 560 realtà dell’alta ospitalità di tutto il mondo, che ha aderito a “Food for Change”, la campagna di Slow Food che sarà anche al centro di Terra Madre Salone del Gusto, a Torino, dal 20 al 24 settembre. |
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Il punto di vista di Davide Gaeta, docente di Politica Vinicola e Agribusiness all’Università di Verona, e uomo di lungo corso nel mondo consortile. “Ci sono aspetti che Bruxelles ha evitato di affrontare, ma sono fondamentali. Riportare in equilibrio il peso delle rappresentanze della filiera è determinante. L’erga omnes? Sempre stato contrario, doveva essere un esperimento ed è diventato una cosa strutturale, ed è contro la libertà di mercato”.
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