Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 3.078 - ore 17:00 - Venerdì 22 Gennaio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Le fiere italiane, che nel 2020 hanno perso l’80% del fatturato (su un giro d’affari stimato in 1 miliardo di euro) cercano di ripartire, sperando in un miglioramento netto sul fronte della pandemia, sia in termini organizzativi che di viaggi internazionali. Molti hanno riprogrammato nella seconda parte dell’anno (come Vinitaly, spostato da aprile al 20-23 giugno a Verona). Altri rinviano direttamente al 2022, come Simei, kermesse di Unione Italiana Vini sulla tecnologia per il vino (settore in cui l’Italia è leader, con 2,9 miliardi di euro di fatturato), in calendario a novembre 2021, e che invece è stata riprogrammata dal 15 al 18 novembre 2022. |
|
|
|
|
A conti fatti, la pandemia e le sue conseguenze, hanno cancellato il -9,7% dei consumi di vino in volume, ed i -9,5% in valore, ed il recupero sarà lento, con i consumi che torneranno a livelli pre-Covid non prima del 2024 per i vini fermi, ed entro il 2023 per gli spumanti. Con il vino nel suo complesso che, da oggi al 2024, registrerà una crescita aggregata del +1,8% in volume e del +2,4% in valore. Queste, almeno, le previsioni dell’Iwsr - International Wine & Spirit Reasearch, sul futuro prossimo del vino. Stime, ovviamente, da prendere per quello che sono, visto il quadro di grande incertezza che ancora regna in tutto il mondo. In ogni caso, almeno per l’anno appena iniziato secondo l’Iwsr ci saranno dei trend dominanti, che poi altro non sono che il consolidamento di questioni già ben radicante nel mercato del vino, e di fenomeni accelerati dalla pandemia. Come tutto quello che è digitale ed e-ecommerce, che hanno calamitato investimenti importantissimi che lasciano pensare ad un ulteriore sviluppo nel medio lungo termine. “L’e-commerce è particolarmente adatto al segmento del vino, frammentato per natura. Se il vino rappresenta il 14% del mercato totale degli alcolici - sottolinea l’Iwrs - nell’on-line la sua market share sale al 40%”. Altro trend che si consoliderà in maniera importante, secondo la ricerca, è quello della crescita dei formati diversi dalla classica bottiglia. Ed in particolare i formati più grandi come il bag-in-box, che sta vivendo un vero e proprio boom in mercato come Usa, Uk e Giappone, ed è sempre più ben accetto ai consumatori, e quelli più piccoli, come la lattina, che sta avendo successo in particolar modo in Usa, Regno Unito ed Australia. Altro aspetto da tenere d’occhio, quasi paradossalmente, è la crescita delle occasioni di consumo. Perchè se è evidente che tutto quello che è fuori-casa è stato quasi azzerato, e sarà limitato ancora per un po’ di tempo, è altrettanto vero che, sottolinea l’Iwsr, lo spostamento dei consumi tra le mura domestiche, il recupero di ritmi di vita più lenti, il maggior tempo passato da molti in cucina, gli aperitivi, i brindisi e le degustazioni in streaming e così via, hanno cambiato di molto lo scenario. Ma restano dominanti, sul mercato, nel vino e non solo, i grandi temi legati alla sostenibilità e all’attenzione alla salute. |
|
|
|
|
Puoi fare investimenti immobiliari, speculazioni finanziarie, manovre nel mondo del web e dell’high-tech destinate a farti guadagnare cifre da capogiro, ma alla fine è la terra che resta il bene più indispensabile del pianeta, perché produce il cibo, bene primario e valore culturale dell’uomo. Si spiega anche così l’interesse sempre più alto verso l’agricoltura dei big dell’informatica, e non solo. Come Bill Gates, quarta persona più ricca del mondo, con un patrimonio di quasi 121 miliardi di dollari, secondo le stime di Forbes, che, negli anni, ha accumulato 242.000 acri (quasi 100.000 ettari) di terreni agricoli sparsi in 18 Stati Usa - dalla Louisiana all’Arkansas, dal Nebraska all’Illinois, alla partecipazione in 25.750 acri in via di trasformazione in Arizona - abbastanza per farne il più grande proprietario di terreni agricoli privato d’America secondo il “The Land Report”. |
|
|
|
|
|
Quella italiana “è un’agricoltura ricca fatta da agricoltori poveri”: nella sintesi del direttore del Crea, Stefano Vaccari, c’è il senso di un comparto strategico dell’economia italiana, con i suoi primati e le sue debolezze, e che, con la sua “filiera allargata”, vale il 15% del Pil. Settore al centro dell’Annuario dell’Agricoltura Italiana n. 73 del Crea, presentato oggi. Che fotografa la situazione al 2019, in un quadro precedente quindi, al 2020 (che, nei primi 9 mesi, ha visto comunque crescere nel complesso le esportazioni agroalimentari del +0,8% in valore, a fronte di un -4,4% nell’import, sottolinea l’Istat), ma che racconta di un’agricoltura italiana che, nonostante molti limiti strutturali ancora da superare, vanta molti primati da cui ripartire. Perchè se il sistema agroalimentare italiano vale 522 miliardi di giro d’affari ed è quello a più alto valore aggiunto (31,3 miliardi di euro, secondo i dati Istat riportati da Coldiretti), emerge che riesce a sviluppare questo valore da una superficie agricola che è la metà di quella spagnola e francese. Nello stesso tempo, però, emerge che, degli oltre 1,5 milioni di aziende agricole italiane, solo il 27% hanno rapporti stabili con il mercato. Imprese che, va detto, ricoprono il 65% della Superficie Agricola Utilizzabile complessiva e rappresentano il 75% della produzione standard complessiva.
|
|
|
|
|
|
Produzione (91,6 milioni di bottiglie) ed export (che in netta crescita (soprattutto in Usa), anche grazie ad una rinnovata attenzione alla comunicazione, al marketing e ai mercati del mondo, con un occhio particolare alla lotta alla contraffazione che cresce, ed è a suo modo sia un problema che un sintomo di successo: sono “gli highlights” sul 2020 e sul prossimo futuro del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg, tutela di una delle denominazioni che hanno fatto la storia del vino italiano, e che ha eletto alla presidenza Lorenzo Barbero. |
|
|
|
|
Dopo la Dieta Mediterranea, la Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria e l’Arte del pizzaiuolo napoletano, nel 2017, prende quota la candidatura a Patrimonio Immateriale Unesco la Cucina Italiana, progetto avviato nel luglio del 2020 su iniziativa di Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana. “Una cosa che manca all’Italia è il riconoscimento del suo patrimonio gastronomico, cosa curiosa per la cucina più amata e assaggiata quotidianamente nel mondo”, racconta a WineNews Maddalena Fossati. “Un’idea nata per unire l’Italia e fare al differenza, anche da un punto di vista economico”. Un progetto che adesso camminerà sulle gambe del comitato scientifico chiamato a redigere il dossier, di cui fanno parte, tra gli altri, Roberta Garibaldi, Alberto Capatti, Massimo Montanari, Paolo Petroni e Vito Teti. |
|
|
|
|
|
Il vino italiano spera nel rimbalzo nel 2021. Ma non è affatto scontato. L’analisi di Davide Gaeta, produttore ed esperto di economia del vino, docente dell’Università di Verona. “In molti sperano e prevedono un rimbalzo a “V”, come successo lo scorso maggio. Ma il quadro è complesso, e tante cose sono cambiate. Dobbiamo riflettere attentamente sul fatto che a cambiare, dopo la pandemia, sarà probabilmente l’intero modello del business del vino”.
|
|
|
|
|