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N. 3.023 - ore 17:00 - Mercoledì 4 Novembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il Giappone, come tanti altri mercati del vino, soffre: nei primi 7 mesi 2020, secondo i dati Istat, ha portato nelle casse delle cantine del Belpaese 90,9 milioni di euro (dato in calo del 17,5% sui 110,2 dei primi 7 mesi del 2019, ndr). Eppure, nel Paese del Sol Levante, c’è chi spopola nel calice e nei social: il Soave. In un solo mese, con la campagna “Soave by the Glass” n. 8 by Consorzio del Vino Soave, in 400 locali del Paese, da Osaka a Nagoya, da Tokyo all’isola di Hokkaido, sono state vendute oltre 10.000 bottiglie. E il 6 novembre, il territorio sarà tra i protagonisti del webinar organizzato dalla Fao con la United Nations University a Tokyo.
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Ripartire da un sistema agroalimentare, quello italiano, che in Europa è all’avanguardia in tema di sostenibilità, di biologico, ma anche di export e di valore aggiunto (59 miliardi di euro, con il Belpaese terzo in Europa, dopo Francia, a 78, e Germania, a 61, ma ai vertici di “fatturato per ettaro”, in media 2.583 euro sui 1.240 della Spagna seconda, ndr), sapendo che “valori” come italianità, sostenibilità e salubrità sono sempre più importanti nelle scelte di acquisto, che diversificare canali e mercati (oggi per il made in Italy molto concentrati) sarà una sfida determinante, ma anche con la consapevolezza che, nel complesso, il settore del wine & food si è confermato ancora una volta anti ciclico rispetto alle crisi, anche nel quadro Covid. È la sintesi del “Forum delle Economie: focus sull’agrifood”, firmato da Unicredit, Slow Food e Nomisma, nel quadro degli incontri (on line) di “Terra Madre Salone del Gusto”. I numeri di Nomisma, illustrati da Denis Pantini, raccontano, dunque, di un settore che è forte, ma in ovvia difficoltà. Le vendite al dettaglio, nel complesso, su valori tendenziali, tra gennaio e agosto 2020, sono cresciute del 2,9%, l’export del 3%, ma con un peggioramento evidente dopo i primi 3 mesi. Il quadro su cui ragionare, però, è quello europeo, come sottolineato, tra gli altri, dall’eurodeputato Paolo De Castro e da Francesco Sottile (Slow Food Italia). “saranno fondamentali le misure che l’Europa sta mettendo in atto. Dal Recovery Plan, all’Italia - ha detto De Castro - arriveranno 209 miliardi (83 a fondo perduto), che saranno fondamentali per investimenti in infrastrutture fisiche e digitali, e gli oltre 10 miliardi di euro che arriveranno per lo Sviluppo Rurale per l’Italia tra il 2021 ed il 2022, centrali per sostenere la transizione ecologica e gli investimenti aziendali”. “Questo annus horribilis - ha sottolineato Francesco Sottile - ci sta restituendo una visione della produzione agricola estremamente fragile, soprattutto nelle filiere locali del cibo. Da qui bisogna partire per capire come rafforzare un sistema di produzione che non può rimanere ai margini dell’interesse politico, ma deve conquistare sempre maggiore spazio e dare valore al proprio contributo, a favore di una reale transizione ecologica”. |
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“Una vera e propria fiera virtuale, con tante video informazioni su vino e produttori, e la possibilità di contattarli direttamente, anche via Telegram, e poi un palinsesto di simposi e di show che, dal 6 al 10 novembre, collegheranno il vino italiano al mondo”. Così il patron del “Merano Wine Festival” Helmuth Köcher, nel lancio dell’edizione 2020, 100% digitale, di fatto il primo grande evento del vino italiano totalmente on line. Sulla piattaforma “WineHunterHub” e nello spazio “The Interactive Exhibition”, ci saranno “stand virtuali”, la possibilità di dialogare con i produttori, oltre 350 tra le più importanti cantine italiane e non, video presentazioni, informazioni e tanti altri strumenti. Focus su economia e viticoltura, territori, ma anche tasting, showcooking, focus su enologia, territori, virtual tour (nell’approfondimento). |
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I “compleanni” di un vino raramente fanno notizia. A meno che non si tratti di etichette che, in qualche modo, hanno segnato e cambiato la storia di una tipologia o di un territorio. In questo ristrettissimo novero, però, rientra il Fratta, l’etichetta top di Fausto Maculan, uno dei produttori di riferimento del Veneto enoico, con la sua cantina di Breganze, che, insieme ad altri pionieri, ha portato alla ribalta i “bordolesi veneti”, pur diventando riferimento, allo stesso tempo, del vino Torcolato, prodotto con l’uva autoctona Vespaiola. I Cabernet e i Merlot, presenti in questa regione da secoli “portati” da Napoleone Bonaparte (siamo nel 1796), hanno raggiunto l’eccellenza quando, anche grazie a studi e viaggi in Francia, sono cambiate l’impostazione e la gestione del vigneto e le tecniche enologiche. “Ci sono documenti - sottolinea Fausto Maculan - che attestano la presenza di vini denominati Borgogna nero e il Bordeaux bianco a Vicenza all’Esposizione dei prodotti del territorio vicentino nel 1855. Le varietà francesi erano e sono diffuse in tutto il Triveneto: in Alto Adige, in Friuli Venezia Giulia e particolarmente in Veneto, da Breganze ai Colli Berici, dai Colli Euganei a quelli Asolani, passando per Lison, Pramaggiore, Portogruaro ... E, comunque, i Cabernet derivano dalla Vitis biturica, che i Romani portarono a Bordeaux!”. |
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Da Casanova di Neri (nella foto il produttore Giacomo con i figli) a Cà del Bosco, da Graci a Valentini, da Costaripa a Bastianich, da Cottanera a Quintarelli, allo Champagne come Encry (unica Maison di proprietà italiana) e Piper Heidsiek (del Gruppo Epi, che possiede anche Charles Heidsieck e la “culla del Brunello”, Biondi Santi): sono solo alcune delle stelle del vino italiano e non solo, il lizza per gli “Oscar del Vino” 2020 di Bibenda e della Fondazione Italiana Sommelier, guidata da Franco Ricci, di scena il 12 dicembre al Rome Cavalieri. |
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Se la pandemia cambierà molte cose, ci sono trend di lungo periodo, anche nel vino, che seguiranno la propria strada, a prescindere dal Covid. Tra questi la crescita dell’importanza di tutto quello che è “sostenibilità”, anche nei criteri di acquisto. Negli Usa alle prese con le elezioni, per esempio, 9 consumatori su 10, soprattutto tra i Millennials, si dicono disposti a spendere di più per una bottiglia di vino prodotta nel rispetto dell’ambiente. A dirlo MiBD Analytics, che ha messo sotto la lente la provenienza geografica dei vini nei liquor store di California, lo Stato di riferimento per la produzione e il consumo di vino del Paese, e anche per sensibilità al tema della sostenibilità. Se al top assoluto c’è proprio la “padrona di casa” California, sul podio, al terzo posto, c’è il Piemonte, accompagnato, in “top 15”, da Toscana, Veneto e dalle tante e diverse Igt del vino made in Italy. |
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Esplosione di colori dai vigneti, viaggio in Toscana, esempio, tra i molti, della bellezza italiana, per vivere i territori del vino in uno dei momenti più iconici. Quando la vite, abbandonati i grappoli alle mani sapienti dei produttori, lascia il suo verde e si tinge di rosso, di arancio, di giallo, di ocra, di marrone e di oro, in una tavolozza che, tra campi arati e olivi argentati, tra boschi e paesaggi da sogno, regala emozioni intense, quanto quelle del vino nel calice. |
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