Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.585 - ore 17:00 - Venerdì 1 Febbraio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Sono disposti a spendere più della media, bevono con più frequenza e in maniera più diversificata, con una maggiore propensione verso etichette europee e made in Italy. Sono i consumatori premium, fotografati oggi da Wine Intelligence per il Consorzio di tutela vini Valpolicella. Un segmento di appassionati di “fine wine” che rappresenta rispettivamente il 7% e il 12% dei bevitori regolari di vino negli Stati Uniti e in Cina. Ma, se nel Paese del Dragone i vini di lusso vengono associati al prestigio dell’etichetta e alla Regione di origine, in Usa sono le considerazioni sulla qualità del prodotto a prevalere, insieme alla sostenibilità. |
|
|
|
|
Il vino si conferma motore economico della Valpolicella: tra Amarone, vino principe, per immagine, del territorio, ma anche Valpolicella, Recioto e Ripasso, l’80% della produzione finisce sui mercati del mondo, portando una ricchezza stimata in un giro d’affari di 600 milioni di euro tra i vigneti di 19 Comuni della Valpolicella. Vigneti che sono tra quelli, in Italia, con la redditività più alta, sui 24.000 euro ad ettaro, ed un valore aggiunto del 30%. Una ricchezza che si riflette anche sul valore dei vigneti che, secondo le ultime stime WineNews, nella zona classica, per i vigneti da cui nasce l’Amarone, è fissato tra 450.000 ed i 550.000 euro ad ettaro, con punte anche di 600.000 euro per i più pregiati. Un territorio in salute, che sarà teatro di “Anteprima Amarone” (2-4 febbraio, Verona), evento firmato dal Consorzio della Valpolicella, che metterà sotto i riflettori una vendemmia 2015 che già fa notizia: la migliore annata delle ultime 30, commenta la Cantina di Negrar, tra le più grandi del territorio, mentre la dinamica realtà di Collina dei Ciliegi ne ha già piazzate 225 barrique “en primeur”, acquistate da appassionati di tutto il mondo. Eppure, tra un mercato che tiene, un export che tira e tante opportunità ancora da cogliere, non mancano elementi di criticità, come la frattura ormai storica tra il Consorzio della Valpolicella - che rappresenta l’80% dei produttori - e le Famiglie Storiche, 13 cantine che hanno contribuito in maniera determinante alla crescita della Valpolicella e al successo dell’Amarone nel mondo, che, seppur con fatica, le diverse anime del territorio stanno cercando di ricomporre. Un obiettivo fondamentale per un territorio fatto di grandi marchi di altissimo livello e piccole griffe, ma anche di tanta cooperazione, che cercano di continuare a crescere. Percorso meno difficile, ovviamente, se percorso in maniera compatta e unitaria da tutti i protagonisti del territorio. Che progetta il futuro, anche al di fuori del perimetro delle cantine del Consorzio, come testimonia la nascita, già annunciata da WineNews, del primo Corso universitario pubblico-privato in Italia di Politiche e governance del territorio, promosso dall’Università di Verona, che sarà coordinato dal professor Davide Gaeta, docente di Economia dell’impresa Vitivinicola e Politica Vitivinicola. |
|
|
|
|
Introdurre l’insegnamento della cultura del vino nelle scuole, per far crescere nei giovani la consapevolezza di quello che la viticoltura rappresenta per l’Italia, ma anche come forma di educazione al consumo consapevole: idea di cui si parla da tempo, e che ora torna in Parlamento. Nel 2016 era stato il disegno di legge del Senatore Dario Stefàno ad iniziare il percorso, oggi è il disegno di legge C. 1533, a firma dell’onorevole Renato Brunetta (Forza Italia) che, tra le altre cose, è anche un piccolo produttore con la cantina Capizucchi, alle porte di Roma. E che, oltre all’introduzione dell’insegnamento nelle scuole primarie e secondari già a partire dal 2019/2020, prevede, tra le altre cose, l’istituzione della Giornata delle eccellenze enogastronomiche italiane, l’assegnazione di fondi alla ricerca in vitivinicoltura, e non solo ... |
|
|
|
|
|
Seppur recente, il successo sui mercati del mondo dell’Amarone, iniziato con i primi riconoscimenti degli anni Novanta, è un dato di fatto. Eppure, in una storia comune a tanti altri grandi vini italiani, si può e si deve crescere ancora, con il lavoro dei Consorzi, che tutelano le denominazioni, ma anche con l’impegno degli imprenditori. È uno dei messaggi lanciato dal presidente del Consorzio della Valpolicella, Andrea Sartori, oggi nella seconda Conferenza annuale della Valpolicella. Nondimeno, l’Amarone è ormai posizionato tra i vini di lusso, “perché ha caratteristiche come longevità, costanza qualitativa e capacità di essere rappresentativo di un territorio”, ha spiegato Pierpaolo Penco, di Wine Intelligence. Ma deve trovare la capacità di raccontarsi meglio al mondo, puntando non solo sulla qualità, ma anche su valori “come la sostenibilità ambientale ed etica”, ha sottolineato la dg del Consorzio, Olga Bussinello. Aspetti che è importante certificare, cosa su cui, per Christian Ewert, presidente di Amfori (associazione leader nel commercio sostenibile) l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi. Come lo è il settore nell’utilizzo di strumenti come private equity, minibond e così via, ha sottolineato Renato Maviglia di Consob, adatti per le piccole aziende del vino. |
|
|
|
|
|
Come una bomba, le parole di Pierre-Emmanuel Taittinger, a capo di una delle griffe più importanti dello Champagne, hanno riecheggiato dalle pagine de “Le Figaro” in tutto il mondo, scatenando un’orda di reazioni, perlopiù sorprese: la nascita dello Champagne sarebbe merito degli inglesi. Ed è, perlopiù, frutto di un errore fortuito. I vini, bianchi e rossi, prodotti dai monaci Benedettini nel XVII secolo, spiega Taittinger, si fermavano a lungo sulle banchine del Tamigi, dove rifermentavano e diventavano frizzanti, conquistando i palati inglesi ... |
|
|
|
|
Un Totò Bianco e un Totò Rosso, due Campania Igt, da Casavecchia e Piedirosso, due varietà di uve meno note, annata 2017, il primo, e dai più celebri Greco e Fiano, annata 2018, il secondo “per veicolare grazie al vino e alla sua convivialità il messaggio di Totò del “diritto di uguaglianza” tra personaggi popolari e nobili, così come tra vini ancora sconosciuti e le etichette “blasonate”, ma che non esauriscono la nostra ricchezza”. È il racconto, a WineNews, di Alessandra Quarta della nascita dei primi vini dedicati a Totò, con “’A Livella”, progetto promosso da Claudio Quarta Vignaiolo a 50 anni dalla sua scomparsa e un omaggio al Meridione, ora diventato permanente perché “accolto con entusiasmo dalla famiglia De Curtis, entrata in partnership con noi”. Il lancio il 25 marzo alla Cantina Sanpaolo ad Avellino, con Elena Anticoli De Curtis, nipote di Totò.
|
|
|
|
|
|
I valori elevatissimi dei vigneti a Barolo sono un segno di grande attenzione, ma rendono molto complicato investire ancora per i produttori. Mentre il peso dei mercati stranieri cresce sempre più con il rischio, da evitare, di trascurare lʼItalia. Le riflessioni di protagonisti del territorio come Pio Boffa (Pio Cesare), Bruno Ceretto (Ceretto), Matteo Ascheri (Consorzio Barolo), Guido Damilano (Damilano) e Stefano Gagliardo (Gagliardo). |
|
|
|
|