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N. 2.613 - ore 17:00 - Mercoledì 13 Marzo 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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La riapertura degli Albi delle denominazioni del vino di Toscana è ufficialmente cominciata: come già anticipato da WineNews, la Regione ha dato l’ok alla richiesta della Doc Bolgheri di aggiungere altri 190 ettari al potenziale vinicolo del territorio, tra i più dinamici e performanti d’Italia sotto la denominazione (120 per il Doc Bolgheri rosso e 70 per il bianco), che si aggiungono così ufficialmente ai 1.370 attualmente rivendicati. Ad annunciarlo l’Assessore all’Agricoltura della Toscana, Marco Remaschi. Bolgheri e la Regione, dunque, hanno aperto una strada che, probabilmente, sarà seguita presto da altre importanti denominazioni. |
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Più che una notizia, una conferma: il vino, forte di un 2018 in cui ha visto crollare ogni record in tema di valutazioni ed aste, con i due casi più eclatanti legati a Romanée-Conti, con due bottiglie del 1945 battute per 496.000 e 558.000 dollari da Sotheby’s, a New York, e una collezione di oltre 1.360 bottiglie, anche con grandi formati, aggiudicata per 11,6 milioni di dollari in Svizzera, da Baghera Wines, secondo gli analisti dell’agenzia specializzata in investimenti di lusso e real estate Knight Frank, è in prospettiva ancora uno degli investimenti migliori. Del resto, è stato proprio il “The Wealth Report 2018” firmato da Knight Frank a sottolineare come nel 2017 il vino sia stato il secondo settore più redditizio su cui investire, con una rivalutazione dell’11%, secondo solo all’arte (21%), ma comunque sopra alla media. Leggermente diverso il risultato che emerge dal “Knight Frank Luxury Investment Index”, aggiornato al quarto trimestre 2018, che rivela come il vino sia comunque cresciuto, ma “solo” del 9%, specie grazie alle “R” di Borgogna, quelle di Raveneau, Romanée-Conti, Roumier e Rousseau, che hanno spinto la rivalutazione dei vini della Regione al +33%. Positivo anche l’outlook del Piemonte, considerato, al pari della Borgogna, tra i territori del vino più preziosi e prestigiosi al mondo, con la California, forse meno “desiderabile”, che ha fatto comunque segnare una crescita del 17,5%, mentre la Rioja, spesso in secondo o terzo piano, potrebbe essere la rivelazione di questo 2019. Un discorso a parte merita, sulla scorta dei risultati raccolti a fine 2018, il Sassicaia, che con l’annata 2015, in vetta alla top 100 di “Wine Spectator”, è stato protagonista assoluto del Liv-ex, al secondo posto tra le etichette più scambiate sul mercato secondario dei fine wine, dietro ad uno Champagne, il Louis Roederer Cristal 2008, ad un prezzo per cassa (da 12 bottiglie) di 1.660 sterline. Meglio del vino fa il Whisky: le quotazioni delle bottiglie più rare, analizzate dal “The Knight Frank Rare Whisky 100 Index” hanno toccato il +40%, trainate dal record del The Macallan 1926 con l’etichetta dipinta a mano da Michael Dillon, battuta da Christie’s a 1,5 milioni di dollari. |
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Nulla di fatto, ma solo per ora: l’Ecofin non ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva 92/83 sull’armonizzazione delle accise e delle tasse sulle bevande alcoliche avanzata dalla presidenza di turno romena, che, come già riportato da WineNews, vorrebbe consentire agli Stati membri di adottare un sistema unico di tassazione delle bevande alcoliche, ovvero la tassazione a grado alcolico, che sarebbe decisamente penalizzante per il vino. Tutto resta com’è (oggi la tassazione è stabilità a volume per i prodotti fermentati, come il vino, e per gli intermedi, a grado per gli spiriti, e a grado plato per la birra), ma la partita non è chiusa. Solo Italia, Spagna, Grecia e Portogallo si sono opposti apertamente: molti altri Paesi, con qualche sfumatura tra le posizioni (inclusa la Francia), si sono detti favorevoli ... |
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“L’attività enoturistica è considerata attività agricola connessa ove svolta dall’imprenditore agricolo, singolo o associato”; “sono considerate attività enoturistiche tutte le attività formative ed informative rivolte alle produzioni del territorio e alla conoscenza del vino”, le “visite guidate ai vigneti dell’azienda, alle cantine”, “le iniziative di carattere didattico”, “le attività di degustazione e commercializzazione della produzione vitivinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti preparati dall’azienda stessa, anche manipolati o trasformati”: sono alcuni dei passaggi del decreto sull’Enoturismo, che come annunciato nei giorni scorsi, il Ministro delle Politiche Gian Marco Centinaio ha firmato oggi (mentre è atteso, come detto dallo stesso Centinaio, quello sull’Ocm Promozione, promesso entro Vinitaly, ndr). “Abbiamo trovato l’intesa con le Regioni, con il supporto di tutti i rappresentanti della filiera. È un grande successo - ha commentato Centinaio - utile a dare fiducia al settore, strategico per il nostro Paese”. Tra le linee guida che definiscono requisiti e standard minimi per lo svolgimento dell’attività enoturistica, tra le altre cose, l’apertura almeno 3 giorni alla settimana, la presenza di ambienti dedicati e attrezzati e di personale addetto all’accoglienza, e non solo.
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Dopo aver superato i 500 milioni di euro di fatturato a livello globale, Eataly, la creatura di Oscar Farinetti, punta al miliardo di euro entro quattro anni. A dirlo l’ad Francesco Farinetti (nella foto con il presidente esecutivo Andrea Guerra). “Oggi il Nord America vale il 55% del giro d’affari e per il primo anno abbiamo superato l’Italia e l’Europa”, ha detto Farinetti. E non si fermano le nuove aperture: la più vicina ed importante è Parigi, il 12 aprile prossimo, e poi, tra le altre in cantiere, nel 2020, Londra, ed il primo Eataly in Cina, “dove finalmente abbiamo individuato un partner”.
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L’epicentro dell’economia mondiale si sposta ineluttabilmente verso Oriente, ecco perché non sorprende che l’Italia guardi alla Cina per continuare a crescere, rafforzando una rotta commerciale ancora tutta da sviluppare, specie sulla direttrice Roma-Pechino. La bilancia degli scambi commerciali tra Italia e Cina, infatti, parla per il 2017 di 13,5 miliardi di euro di esportazioni e 28 miliardi di importazioni, con il comparto dell’agroalimentare che segna uno squilibrio decisamente inferiore: nel 2018 la Cina ha importato prodotti agroalimentari made in Italy per 439 milioni di euro (148 milioni di euro di vino), l’Italia 594 milioni di euro di prodotti alimentari cinesi. Ecco il contesto in cui i due Paesi portano avanti la partnership per una nuova “Via della Seta”, la rotta commerciale che in futuro avvicinerà Europa e Oriente. |
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La prima edizione del contest ideato da Simonit & Sirch è andata in scena in Franciacorta, nei vigneti della griffe Bellavista. Marco Simonit: “idea nasce per creare un momento di attenzione su questa fondamentale pratica in vigna, e per raccontare i lavori che ci ruotano intorno”. Vittorio Moretti: “la potatura è importantissima per quello che si vuole fare, e le persone devono capirlo, la vigna è la cosa più importante in assoluto”. I vincitori? Marco Bergoli e gli “Avengers” |
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