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N. 3.726 - ore 17:00 - Mercoledì 14 Giugno 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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I dati definitivi della vendemmia 2022 di Assoenologi, Ismea e Uiv confermano le stime di inizio settembre: annata caratterizzata da elementi di eccezionalità, per l’evoluzione dell’andamento climatico e meteorologico, che si traduce in una produzione complessiva di 50 milioni di ettolitri, in media con gli ultimi anni. C’è qualcosa da rivedere nella ripartizione regionale, con un evidente aumento in Veneto (+7,2%) e Friuli (+9,1%), grazie al positivo andamento dei mesi di settembre e ottobre, ed un forte calo di Campania (-20,4%) e Sicilia (-23,2%) al Sud e di Lazio (-16,5%) e Abruzzo (-7,9%) al Centro, a causa delle torride temperature estive. |
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La storia delle civiltà del bacino del Mediterraneo è attraversata dal vino, ma la prima culla della domesticazione della vite e della viticoltura è da localizzare altrove, alle pendici del Caucaso, nell’attuale Georgia. Una terra che, nei secoli successivi, ha subito la dominazione prima dei Greci e poi dei Romani che, presumibilmente, hanno portato la vite ed il vino con sé, nella seconda grande culla di domesticazione della viticoltura. Se Dioniso e Bacco testimoniamo il ruolo e l’importanza del vino nelle civiltà europee, in Georgia, dove WineNews è andata a riscoprire le origini del vino e della viticoltura, il legame con l’uomo, in tutti i suoi aspetti, da quello folcloristico a quello religioso, è ancora più profondo e storicizzato, come racconta Eldar Nadiradze, professore di Etnografia e protagonista, nel “Merano Wine Festival Georgia” 2023, del seminario “8.000 Vintages of Georgian Wine”. “A definire la Georgia il Paese del vino sono le evidenze dell’archeologia e dell’archeobotanica, e l’importanza del vino nella cultura georgiana è testimoniata dalla mitologia, dalla religione e dal folklore”, spiega l’etnografo georgiano. “Ogni rituale, in Georgia, è accompagnato dal vino, che scandisce i tempi delle celebrazioni attraverso la successione dei brindisi: il primo è sempre per Dio, il creatore, e l’ultimo per la Madonna, la Madre che protegge la Terra. È una simbologia molto ricca, già presente prima del Cristianesimo, e il vino è sempre stato oggetto di venerazione”, dice ancora Eldar Nadiradze. L’altro grande protagonista della storia e della cultura del vino georgiano, ovviamente, è “il qvevri, che ha un enorme valore simbolico: da sempre viene interrato, in questo modo il vino si riunisce alla terra, da cui, quando sarà pronto, rinascerà, come una divinità. Il vino, inoltre, è intimamente legato al sole, simbolo di Dio e della sua energia. Le cantine delle case georgiane si chiamano “marani”, in cui “mar” vuol dire uomo, che di per sé è energia del sole. Il qvevri, invece, è simbolo dell’energia femminile e della terra. Ci sono tantissime testimonianze di come il vino sia sempre stato il succo stesso della vita, capace di assumere un grande valore sacrale, simbolo della vita. Con l’arrivo di Cristo, il vino è diventato centrale nella liturgia”. |
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Da Casa Sartori 1898 nella categoria Architettura e Paesaggio, a Farina per la categoria Arte e Cultura; da Cantine Giacomo Montresor per la categoria Esperienze innovative nell’enoturismo a Le Carezze per la categoria Pratiche Sostenibili; da Valentina Cubi per la categoria Ricettività, a Osteria Domini Veneti per la categoria Ristorazione, fino alla Strada del Vino Valpolicella per la categoria Servizi per l’enoturismo: sono i 7 vincitori del concorso “Best of Wine Tourism”, che rappresentano l’eccellenza del Veneto tra vino, food e hospitality, in lizza per il “Global Best of Wine Tourism Award”, insieme ai candidati delle altre Great Wine Capitals, rete internazionale che vede Verona come unica area enoturistica italiana. Tra i premiati il vincitore internazionale sarà selezionato alla Conferenza annuale di Losanna (22-26 ottobre). |
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Il primo trimestre 2023 segna la ripresa, a pieno regime, delle esportazioni di vino italiano, con una crescita del +3,8% a valore, a quota 1,77 miliardi di euro, come rivelano gli ultimi dati Istat, analizzati da WineNews. Con 489 milioni di litri, inoltre, restano stabili i volumi (+0,1%), tenuti in equilibrio essenzialmente dagli sfusi (+13,4%), che controbilanciano il calo dell’imbottigliato (-2,4%) e degli spumanti (-3,2%): per entrambi - è importante sottolinearlo - il trend a valore è comunque positivo, con i vini in bottiglia che segnano il +2,8%, a quota 1,2 miliardi di euro di giro d’affari, e le bollicine che volano al +7,3% a 459 milioni di euro. Si confermano, sui diversi mercati, le tendenze che hanno caratterizzato i primi due mesi dell’anno: dopo il primo quarto di 2023, così, le importazioni di vino italiano in Usa (+10,7% a 446 milioni di euro) e Germania (+5,6% a 278,7 milioni di euro) continuano a correre, così come in Francia e Russia, mentre restano le difficoltà del Canada, del Giappone, della Cina e, in misura minore, della Danimarca. Inoltre, per quanto ancora indietro sullo stesso periodo del 2022, ricuce lo strappo la Gran Bretagna, con un’ottima performance mensile (tutti i dati in approfondimento). |
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Il nuovo Ambasciatore dell’Albana di Romagna? È Marco Saiani, sommelier di Conselice a Ravenna, uno dei Paesi più colpiti dall’alluvione, “eletto” nel “Master Romagna Albana Docg” 2023, riconoscimento dedicato alla prima Docg a bacca bianca d’Italia, del Consorzio Vini di Romagna e Ais-Associazione Italiana Sommelier Romagna, nei giorni scorsi a Bertinoro. Una vittoria dedicata “ai vignaioli della nostra terra ferita, ma pronta a rialzarsi”, con un impegno: “fare in modo che i locali della Romagna abbiano in carta almeno un’Albana”. |
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“Per creare qualcosa di nuovo bisogna saper guardare lontano con la memoria del passato e la consapevolezza del presente”. È la dedica, a WineNews, della famiglia Primosic, che accompagna la monografia “Radici. La Ribolla di Oslavia, una tradizione di famiglia”, un racconto personale che sottolinea una nuova tappa di storia aziendale, indissolubilmente legata alla terra del Collio e alla Ribolla Gialla, il vitigno autoctono che dimora da secoli nella collina di Oslavia, incarnando il senso di appartenenza a questi luoghi, dove il confine tra Italia e Slovenia, tra il Collio goriziano e la Goriška Brda, oggi è solo una linea immaginaria in cui si parla il linguaggio universale della vite. E in cui tre generazioni convivono insieme, in un travaso continuo di conoscenze: Silvan Primosic, i figli Marko e Boris e i nipoti, Greta, Nicola, Aleksija ed Elia. |
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Un’investitura ricca di significati, ma anche il coronamento di un lungo percorso vissuto in parallelo, di crescita reciproca e di rapporti umani, di storie vissute da enoteche, ristoranti, distributori e locali di tutta Italia che, dai primi anni Ottanta ad oggi, hanno venduto, stappato e servito il Brunello di Montalcino di Banfi. A WineNews le parole di Rodolfo Maralli, presidente Banfi, e il messaggio di Cristina Mariani May, terza generazione della famiglia alla guida dell’azienda. |
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