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N. 2.497 - ore 17:00 - Mercoledì 26 settembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Per assumere quantità di resveratrolo, che come è noto aiuta nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, tali da avere veri benefici, si dovrebbero bere 1,5 litri di vino al giorno. Troppo. Problema risolto, però, dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, diretto da Ettore Novellino, che ha messo a punto delle semplici pillole, utilizzando le vinacce, che in una sola compressa racchiudono il resveratrolo di un’intera bottiglia di vino. “Le abbiamo chiamate Taurisolo, perché sono fatte le vinacce delle uve utilizzate per la produzione di Taurasi” - spiega a WineNews Novellino - “ma potremmo farlo con qualsiasi altra uva”. |
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L’Italia, storicamente, è un Paese a trazione rossista, e se negli ultimi anni a guidare la crescita produttiva e commerciale del settore enoico sono state le bollicine, il futuro è bianco. Lo dicono i numeri, e lo confermano gli investimenti degli imprenditori del vino, che spingono in alto i prezzi dei terreni vitati anche nelle denominazioni bianchiste. Le quotazioni per un ettaro di Lugana, ad esempio, sono ormai intorno ai 250.000 euro ad ettaro, secondo stime di WineNews, e tra i 1.586 ettari vitati, divisi tra i comuni di Desenzano del Garda, Pozzolengo, Peschiera sul Garda, Sirmione e Lonato del Garda, per 15 milioni di bottiglie prodotte (l’80% delle quali finisce all’estero) ed un giro d’affari di 66 milioni di euro, tante sono le griffe della Valpolicella fulminate sulla via del Turbiana. Come Tommasi, che produce Lugana “da più di vent’anni, dapprima appoggiandoci a soci conferitori, poi con un piccolo vigneto, appena un ettaro, a San Martino della Battaglia - racconta a WineNews Pierangelo Tommasi, direttore commerciale estero di Tommasi Family Estates - quindi cinque anni fa abbiamo messo a punto un vero e proprio piano di crescita, con due investimenti importanti. A regime, saranno 45 gli ettari in produzione, per 200.000 bottiglie ed una cantina ad hoc”. Precursore e pioniere, tra le griffe venete che hanno reso grande il Lugana, è senza dubbio Zenato, “con mio padre che già negli anni Sessanta ha deciso di puntare su questo piccolo territorio - racconta a WineNews Nadia Zenato, a capo dell’azienda - che negli ultimi anni ha vissuto un grande fermento”. Da una griffe storica ad uno dei gruppi del vino più importanti del Belpaese in termini di produzione e fatturati: dall’estate del 2017 il Gruppo Santa Margherita ha acquisito i 140 ettari di Ca’ Maiol, “uno dei brand più importanti - commenta Ettore Nicoletto, ad del Gruppo - con cui vogliamo diventare leader nel territorio”. Tra i produttori ammaliati dalla Turbiana, Gerardo Cesari, il Gruppo Italiano Vini, Montresor e, da inizio anno, Allegrini, con 40 ettari da vitare e 10 vitati: “se i risultati saranno all’altezza dei nostri standard qualitativi marchieremo i vini prodotti nella Lugana con il brand Allegrini”, spiega a WineNews Franco Allegrini. |
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Dopo un decennio di crescita ininterrotta, le spedizioni di Prosecco verso la Gran Bretagna, per la prima volta, fanno segnare un calo: -2,3% in volume nei primi sei mesi 2018, con i valori che continuano a crescere, del +4,9%. Dati, quelli forniti a WineNews dal direttore del Consorzio del Prosecco, Luca Giavi, che non allarmano eccessivamente, specie dopo un’annata quantitativamente difficile come la 2017, “ma non dobbiamo nasconderci che un rallentamento c’è, in Gdo ad inizio luglio 2018 le vendite di Prosecco sui 12 mesi precedenti sono cresciute a volume appena dell’1,7%, contro il +19% dell’anno precedente”. Insomma, qualche segnale di preoccupazione c’è, ma niente panico, anche perché “negli Stati Uniti il Prosecco continua a crescere, e nel giro di qualche mese potrebbe diventare il nostro primo mercato”. |
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Ritagliarsi uno spazio nel mondo, all’insegna delle proprie peculiarità vitivinicole ancora tutte da far scoprire, legate ad un patrimonio culturale unico e celeberrimo, come quello delle ville (patrimonio Unesco) di Andrea Palladio, uno degli architetti più importanti del Cinquecento, all’insegna dell’hashtag #Palladiowines. È questa la strada intrapresa dal territorio dei Colli Berici, ai piedi di Vicenza. Solo 700 ettari vitati, poco meno di 15.000 ettolitri di vino, per il 72% rosso, quasi tutto imbottigliato, per una produzione di 1,8 milioni di bottiglie, con un vitigno autoctono dominante, il Tai rosso, ma anche tanti internazionali, come Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc e Carmenère. Niente a che vedere con le grandi denominazioni storiche poco lontane, come quelle del Valpolicella e del Soave, che viaggiano intorno ai 60 milioni di bottiglie. E neppure con le nuove Doc “a due zeri”, come Prosecco Doc e Pinot Grigio delle Venezie, che hanno cambiato la base ampelografica della Regione. “I Colli Berici sono come un gioiello custodito in uno scrigno - sottolinea Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza - e anche un po’ un laboratorio, con grande attenzione ai vini naturali, alla sostenibilità e al bio”. |
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Dimenticatevi il calcio, oggi in Italia le agenzie di scommesse, come da tradizione britannica, quotano centinaia di avvenimenti, sportivi e non. Tanto che la Sisal dedica un’intera sezione a fatti di cronaca e costume, compresa la ristorazione, con la possibilità di puntare, ad esempio, sulla terza stella Michelin (che il 16 novembre a Parma presenta l’edizione 2019 della “Rossa”) a Villa Crespi, il ristorante di chef Antonino Cannavacciuolo. Possibilità remota, visto che il “no” è quotato a 1,05, contro il 7,5 del sì. |
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Un viaggio è spesso un motivo per brindare, che sia alla partenza, al ritorno o in una sosta tra una destinazione e l’altra. E così, anche il canale dei duty-free degli aeroporti del mondo, sta diventando sempre più importante per i produttori di vino. Nel dettaglio, nel 2017, ha mosso un volume di 1,6 milioni di casse da 9 litri (19,2 milioni di bottiglie), secondo le indagini dell’International Wine & Spirits Research. Il marchio più venduto è un mostro sacro dello Champagne, Moët & Chandon, mentre sul secondo gradino del podio c’è il Prosecco Gold di Bottega, uno dei brand italiani più conosciuti, che si mette dietro un altro big dello Champagne come Veuve Clicquot, il gigante del cava Freixenet, e un altro marchio italiano, Martini. |
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Paolo Damilano, alla guida della griffe barolista, protagonista anche nel settore dell’acqua e della ristorazione: “le quotazioni altissime dei migliori vigneti di Langa sono un riconoscimento ma anche uno stimolo, perché i vini che produciamo devono rispecchiarle. Le Mga sono una cosa molto positiva per raccontare in maniera precisa agli appassionati le diversità del territorio. Per noi è stato importante aver diversificato anche con le acque minerali e nella ristorazione”. Mentre l’Arneis della cantina è stato sulla tavola dell’Onu, nei calici dei grandi della Terra. |
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