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N. 3.370 - ore 17:00 - Mercoledì 9 Marzo 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“Il fatto non sussiste”: così il Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Trento ha messo finalmente la parola “fine” alla vicenda che ha visto ingiustamente coinvolto il Gruppo Mezzacorona, realtà tra le più virtuose della cooperazione del vino italiana e trentina, invischiata in un’ipotesi di riciclaggio per l’acquisto delle aziende siciliane (sotto il brand Feudo Arancio, ndr) agli inizi degli anni 2000, poi rivelatasi, come sempre sostenuto da Mezzacorona, completamente infondata. “Il Gruppo Mezzacorona prende atto con piena soddisfazione, convinto, come è sempre stato, della assoluta regolarità del proprio operato”, spiega una nota del gruppo. |
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Il vino, il cibo, la cultura, l’arte, i viaggi e non solo. Sono tanti i motivi per cui gli americani amano l’Italia. 101, per la precisione, secondo il numero di Aprile 2022 di “Wine Spectator”, una delle riviste più diffuse sul vino in Usa, che torna a dedicare la sua “cover story” al Belpaese (l’ultima, nel 2021, è stata quella di Lamberto Frescobaldi, ndr). Ennesimo segnale di un lento e complesso ritorno alla normalità, in vista di Vinitaly 2022 (10-13 aprile, a Verona) e della sua tradizionale anteprima, “Opera Wine 2022”, la degustazione di Veronafiere che vede protagoniste le 130 cantine selezionate da “Wine Spectator”. Una lista che racconta la qualità diffusa del Belpaese (già anticipata in versione completa da WineNews, domenica 6 aprile), che, in questa edizione, conta, tra le altre, 9 new entry (Grifalco della Lucania, Guido Berlucchi, Catabbo, Oddero, Istine, Castello di Monsanto, Poggerino, Scacciadiavoli e Romano Dal Forno), mentre sono 21 le cantine “all timer” (che partecipano, dal 2012, anno della prima edizione della degustazione, organizzata da Veronafiere e dalla rivista Usa), ovvero Nino Negri, Umani Ronchi, Bruno Giacosa, Paolo Scavino, Renato Ratti, Tormaresca, Planeta, Tasca d’Almerita, Ferrari, Antinori, Castello di Ama, Castello di Volpaia, Fontodi, Ornellaia, San Felice, Tenuta San Guido, Lungarotti, Allegrini, Leonildo Pieropan, Masi e Zenato. A cui è affidato il compito di rappresentare il Belpaese agli occhi di un mercato fondamentale, quello americano che, come detto ieri in presentazione ufficiale da New York da Antonio Laspina, direttore Ice Agenzia di New York, “si è dimostrato forte e resiliente” nonostante la pandemia. Lo testimoniano i numeri dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, secondo cui, nel 2021, le esportazioni di vini italiani negli States hanno raggiunto la cifra record di 2,2 miliardi di dollari, con una crescita del +18% sul 2020, come ricordato dal dg Veronafiere Giovanni Mantovani: “l’amicizia tra Usa e Italia, sul vino e non solo, non la scopriamo oggi: da anni l’America è il primo mercato del vino italiano, e questa relazione si è dimostrata solida in questi due anni. Vinitaly e Opera Wine 2022 saranno l’occasione per rinnovarla, e non è un caso che il focus di apertura di Vinitaly 2022 sarà proprio dedicato ai mercati di Usa e Canada”. |
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Nelle cantine del Belpaese, al 28 febbraio 2022, erano presenti 59,9 milioni di ettolitri di vino e 7,3 milioni di ettolitri di mosti, per un valore delle giacenza di vino in calo del -3,3% su gennaio 2022 e superiori del +0,9% su febbraio 2021, con i mosti segnano giacenze in crescita del +15,5% sui 12 mesi fa. Il 55% del vino è nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto, il 50,3% del vino presente in cantina è a Dop, il 28% a Igp, mentre i vini varietali costituiscono appena l’1,3% del totale, ed il 20,4% è rappresentato da altri vini. Inoltre, le giacenze di vini a Indicazione Geografica sono molto concentrate: 20 denominazioni su 526 contribuiscono al 57,5% del totale delle giacenze. Ecco il report “Cantina Italia”, firmato dal Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari (Icqrf). |
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I grandi vini da collezione, esistono da tanti anni. Ma, a ben guardare, è relativamente da poco tempo, un paio di decadi, che il vino di pregio, inizialmente quasi solo francese, poi sempre più anche italiano, e non solo, è diventato un vero e proprio asset di investimento alternativo. Che è cresciuto molto, in popolarità, anche perchè ha reso più di altri segmenti. Come racconta, tra gli altri, il “Knight Frank Luxury Investment Index”, che mette insieme orologi, arte, monete, whisky rari, borse, automobili, gioielli e diamanti. Da cui emerge che, se nel complesso il rendimento di questi asset, in 10 anni, è stato del +123%, il vino ha visto una crescita del +137%. E di spazio, il vino da collezione, ne ha ancora molto, perchè tra i beni posseduti dai grandi collezionisti, non rappresenta che l’1% del totale, in un “paniere” fatto, tra l’altro, al 21% da dipinti e pitture, al 17% da fotografie, al 16,4% da sculture, al 16% da disegni ed opere su carta, ed ancora da installazioni (6,4%), libri (6%) e non solo. Emerge da “Collezionisti e valore dell’arte in Italia - 2022”, ricerca promossa da Intesa Sanpaolo Private Banking, in collaborazione con la Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche by Intesa Sanpaolo e la fiera “Artissima” (e pubblicata da Edizioni Gallerie d’Italia - Skira, in approfondimento). |
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Mentre la guerra va avanti, con la sua drammaticità, si combatte anche quella delle sanzioni sempre più stringenti prese da tanti Paesi e da grandi imprese contro la Russia (nelle ultime ore hanno chiuso i loro negozi Mc Donald’s e Starbucks, e sospeso gli affari Coca Cola e Pepsi). Ed il Cremlino, ovviamente reagisce, promettendo una “reazione veloce e ponderata”. E se la preoccupazione è per il blocco del gas, l’Italia rischia anche lo stop dell’export del wine & food che nel 2021, in Russia, secondo Coldiretti, ha fruttato 670 milioni di euro. |
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Tra le vecchie colonie della Gran Bretagna ce ne sono almeno un paio in cui la viticoltura ha decisamente attecchito, come in Australia ed in Nuova Zelanda, Paesi con cui Londra, dopo aver lasciato il mercato unico europeo, ha bisogno di costruire rapporti commerciali ancora più solidi. Anche in ottica enoica. Va in questa direzione l’accordo di libero scambio siglato con la Nuova Zelanda, ufficializzato pochi giorni fa, che cancella i dazi sul vino (10-12 pence a bottiglia per i vini fermi e 22 pence per gli spumanti) trovando l’entusiasmo dei produttori neozelandesi. Tra Australia e Gran Bretagna, invece, l’accordo di libero scambio era stato firmato a giugno 2021, e prevede una sensibile riduzione delle tariffe sul vino australiano per un periodo di 15 anni. |
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“Quello che sta drammaticamente accadendo in Ucraina e per le speculazioni collegate, dimostra che la strada della transizione ecologica scelta dall’Europa è quella giusta. Perché una Ue e un’Italia che scommettono sulle energie rinnovabili, sulla qualità e sull’innovazione sono anche più indipendenti dalle importazioni di materie prime e costruiscono un’economia più a misura d’uomo, che punta sull’economia circolare e tiene assieme le comunità”. Così, a WineNews, Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola. |
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