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N. 2.490 - ore 17:00 - Martedì 18 Settembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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È la convivialità della famiglia Abbona, alla guida della Marchesi di Barolo, ad aver vinto il “Wine Spectator Video Contest” 2018, con “The Soul of Barolo”, che è stato il più votato in assoluto tra i sei finalisti, realizzato da “Fremont Films”: è il racconto di Valentina dei momenti conviviali intorno ad una vecchia annata sul tavolo, guardando i vigneti e il Castello di Barolo, con il padre Ernesto, la madre Anna ed il fratello Davide. Sul podio, al n. 3, anche il video “Amore Amarone”, viaggio tra le tenute della famiglia Allegrini (Poggio al Tesoro a Bolgheri, San Polo a Montalcino, e Villa della Torre a Fumane in Valpolicella) realizzato da Duane e Olivia Fogwell. |
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L’inaugurazione stasera, su invito, dedicata a “La Grande Milano”, con ai fornelli nomi come Cracco, Oldani, Guida, Sadler, Aprea, Negrini e Pisani. Domani si replica con “La Grande Italia”, con i fratelli Cerea, Romito, Uliassi, Feolde, Esposito e Bowerman. Il 20 settembre, la prima serata aperta al pubblico, sarà dedicata al “Mondo in Italia”, con grandi firme straniere protagoniste della nostra cucina, come Perdomo, Charquero, Leveille e Bob. E così inizia l’avventura dell’“Hub Internazionale della Gastronomia” di Identità Golose Milano, progetto innovativo firmato da Paolo Marchi e Claudio Ceroni, nei prestigiosi spazi ottocenteschi che per oltre 50 anni hanno ospitato gli archivi della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.
Un ristorante d’autore sul modello di Expo 2015, che vedrà alternarsi ai fornelli, via via, tutti gli chef più importanti della cucina italiana e mondiale.
Aperto a pranzo, dal lunedì al venerdì, con i menu firmati da Andrea Ribaldone, che coordina la brigata di cucina diretta ogni giorno dal resident chef Alessandro Rinaldi, dal mercoledì al sabato ospiterà le grandi firme dei fornelli, con il primo chef ospite che sarà Moreno Cedroni (dal 26 al 30 settembre). Da qui al 31 dicembre, ci saranno nomi, oltre a quelli già presentati, che vanno da Massimo Bottura ad Alain Duccasse, dai fratelli Berezutskiy da Antonello Colonna, da Ana Ros ad Alex Pipero, per citarne solo alcuni.
Tra le partnership, quella con Alma, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, e con “The Fork”, la piattaforma di prenotazioni di TripAdvisor.
“Non sarà l’Expo”, ha detto Marchi, “perché quelli sono eventi che capitano una volta nella vita, ma lo spirito è identico. Vogliamo spiegare a chi verrà qui a mangiare che gli chef non sono super-uomini, non fanno messe cantate; sono persone normali che cucinano pasti sublimi, quello sì”.
“Abbiamo deciso di supportare questa iniziativa che valorizza le eccellenze della ristorazione, dando a tutti la possibilità di sperimentarle attraverso un concept che guarda al futuro e che rispecchia i nostri valori” ha detto Almir Ambeskovic di “The Fork Italia”. |
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L’Italia del vino, e non solo, cresce in Cina, ma ancora c’è tanto da lavorare per affermare in maniera diffusa la cultura del life style made in Italy. È la Ferrari (18%) il prodotto/brand di gran lunga più conosciuto dall’upper-class cinese, seguito da pasta (10%), Gucci (9%), Barolo e Fiat al 5%, e Armani al 4%. Ma quasi 7 intervistati su 10 non sono in grado di citare alcun simbolo del made in Italy. Lo rivela un estratto dell’indagine dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies sul posizionamento del made in Italy in Cina, condotta da Nomisma Wine Monitor su un campione di 2.000 cittadini di Pechino, Shanghai, Canton e Hong Kong. Nel vino, in particolare, il 69% degli intervistati non riesce ad indicare nessun marchio, il 5% dice Barolo, il 4% “vino straniero”, il 3% Amarone, il 2% Chianti e Piemonte. |
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Nei primi sei mesi del 2018, l’Italia del vino ha esportato prodotto per un valore di 2,9 miliardi di euro, con una crescita del 4,1% sul 2017. Con il Veneto che, da solo, vale un terzo di tutte le esportazioni enoiche italiane, e che con altre tre Regioni, Piemonte e Toscana, mette insieme 1,9 miliardi di euro. E se a pesare nelle rilevazioni, oltre alla produzione regionale tout court, contano anche i porti di sdoganamento, sono numeri che danno una dimensione di quello che è il business del vino italiano, così diffuso su tutto il territorio nazionale ma, allo stesso tempo, così concentrato nei valori. È una delle letture possibili dell’Osservatorio Qualivita Wine, su dati Istat relativi ai primi 6 mesi del 2018.
Nel dettaglio, emerge che il Veneto ha esportato vino per 1,03 miliardi di euro, con una crescita del 3,6% sul 2017, ed un peso del 35,3% sul valore delle esportazioni nazionali. A seguire, distanziate di poche migliaia di euro, ci sono il Piemonte, con 456 milioni di euro (+6,4%), e la Toscana, con 455 milioni di euro (+1,9%). Ai piedi del podio seguono il Trentino Alto Adige, con un valore esportato di 262 milioni di euro (+1% sul 2017), e l’Emilia Romagna con 149 milioni di euro (+1,3%). Sopra i 100 milioni di euro di vino esportato anche la Lombardia, con 139 milioni di euro (+6,5%). |
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Nell’Italia dei mille vitigni, non mancano le storie di chi ha scommesso, da pioniere, sul recupero di qualche varietà autoctona quasi estinta. Come hanno fatto le Tenute Rubino, in Puglia, con il Susumaniello, quasi estinto ed ora tra i prodotti simbolo della cantina e del territorio, e che si prepara ad “invadere” Brindisi, con un progetto pubblico-privato per recuperare terreni abbandonati all’interno della città, da trasformare in vigneti urbani ed orti, come raccontato a WineNews da Luigi Rubino. |
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Cambio al vertice delle Guide Michelin, punto di riferimento della critica gastronomica mondiale: il nuovo direttore internazionale è Gwendal Poullennec, che succede a Michael Ellis. Poullennec è entrato nel gruppo Michelin nel 2003, all’uscita dalla Essec Business School in Francia, e da 12 anni era responsabile dello sviluppo delle Guide Michelin negli Stati Uniti e in Asia. Quell’Asia dove, negli anni scorsi, è nata la collaborazione tra le Guide Michelin e “The Wine Advocate”, faro della critica enoica mondiale fondato da Robert Parker, e poi passato di mano a proprietari asiatici e, in buona parte, anche alla stessa Michelin, che nel luglio 2017 ne ha acquisito il 40% del capitale.
Gwendal Poullennec, spiega una nota ufficiale, è stato anche promotore dei lanci delle Guide Michelin a New York, San Francisco, Tokyo ed Hong Kong. |
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Il pensiero di Arturo e Cristina Ziliani, guida della cantina. “Il carattere dei vini della Franciacorta riflette i profumi del territorio, esaltando le fragranze dell’uva, ma anche le peculiarità dei nostri terreni”. In questo gioco di sensi, tra i protagonisti anche Nicola Pozzani, “naso” di Floris, la più antica profumeria indipendente di Londra e fornitrice della Casa Reale: “profumi e vino influiscono molto sull’animo umano, enfatizzano i sensi”.
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