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N. 2.732 - ore 17:00 - Giovedì 12 Settembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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È senza dubbio una delle vendemmie più belle del mondo, se non la più bella in assoluto: la raccolta dei grappoli nella Valle agrigentina, con i templi greci sullo sfondo, è uno spettacolo che si ripete ogni anno, in un connubio tra viticoltura, arte ed archeologia impareggiabile, reso possibile dalla storica collaborazione tra Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi e la Cooperativa Viticultori Associati di Canicattì. Dai 4 ettari coltivati sotto il Tempio di Giunone, (Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio), che presto diventeranno 13, le 6.000 bottiglie di “Diodoros - il Vino della Valle”. |
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Se nel territorio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, su invito della Confraternita di Valdobbiadene, rilanciato dal Consorzio, si riflette se abbandonare il termine “Prosecco” per la Docg, zona storica del mondo Prosecco, per distinguersi dalla Doc, i produttori non sono molto d’accordo. Almeno, alcuni tra i più celebri e storici, sentiti da WineNews. “Lavorare al massimo per valorizzare al meglio le differenze tra il Prosecco che nasce dalla colline patrimonio Unesco e quelle di pianura è opportuno e doveroso, ma pensare di abbandonare il termine Prosecco da parte del territorio dove è nato, non è la strada giusta”, spiega Domenico Scimone, ad Carpenè Malvolti, la prima cantina che, nel 1924, scrisse il nome Prosecco in etichetta. Sulla stessa linea anche Elvira Bortolomiol, alla guida della storica cantina di Valdobbiadene: “abbiamo fatto tanto per tutelare il nome Prosecco, che comprende un sistema di cui fanno parte la collina e la pianura, e non capisco come si possa tornare indietro. E non credo sia la soluzione opportuna per valorizzare di più la collina”. “Non condivido assolutamente l’idea - dice Gianluca Bisol della storica griffe che, da qualche anno, è sotto l’egida del gruppo Ferrari - Fratelli Lunelli - di eliminare la parola “Prosecco Superiore”. Se vogliamo usare in maggiore evidenza Valdobbiadene (o Conegliano, ndr), dobbiamo utilizzare Prosecco Superiore con la scritta Valdobbiadene esclusivamente per lo spumante prodotto con le uve raccolte nel comune di Valdobbiadene, e valorizzare le Rive”. Netta anche la posizione di Primo Franco (Nino Franco), tra i decani del territorio: “la denominazione è Conegliano e Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, e non si deve toccare. Chi oggi sceglie di utilizzare solo Valdobbiadene e non Prosecco, credo che lavori poco con l’estero”. “Si può ragionare di tutto, ma non fare azioni repentine, che potrebbero anche essere dei boomerang. Ad abbandonare il termine Prosecco adesso, sono contrario - dice Franco Adami - ma sono aperto a fare un percorso che valorizzi di più Conegliano Valdobbiadene che Prosecco. E magari pensare ad un domani dove a Conegliano Valdobbiadene si fa solo Prosecco Superiore Docg, senza la possibilità, come a volte accade, di declassare a Doc”. |
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Tracciare il futuro del vino, coinvolgendo in primis le nuove generazioni di produttori, chef, ristoratori e consumatori, e scriverne un vero e proprio manifesto, con il “Wine Generation Forum”; realizzare un documento di proposte per il settore da presentare alle istituzioni nel “Wine Business Forum”; raccontare con oltre 300 eventi, degustazioni, masterclass, presentazioni di premi e guide e con i 6 “Wine District” dedicati ad altrettanti territori, la grande diversità del vino italiano agli appassionati e ai professionisti, in quella Milano capitale economica e finanziaria che, diventa per otto giorni la “città ideale di Bacco”: ecco, in estrema sintesi, la Milano Wine Week, edizione n. 2 del format di Lievita, ideato da Federico Gordini, che sarà di scena dal 6 al 13 ottobre a Milano. |
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Forse nulla, come l’escalation sulla scala dei punteggi di un guru mondiale del vino come James Suckling, riesce a spiegare meglio il Rinascimento vissuto dal vino italiano negli ultimi quarant’anni, perché se fino ad allora “per un vino italiano raggiungere i 90 punti era una notizia, oggi è l’attualità”, come racconta a WineNews la firma storica della critica enoica, che, a Firenze, nella Villa di Maiano, che domina la città, ha chiamato a raccolta i 400 produttori di vino migliori d’Italia per l’esclusivo evento “Magnum Party”. Ma se l’alta qualità è una realtà consolidata, ad apparire ancora lontana è la Cina, dove il vino italiano avrebbe bisogno di un Marco Polo moderno che, sulla scia del viaggiatore veneziano, facesse conoscere a tutta l’Asia la ricchezza del vino italiano. Un ruolo che affascina James Suckling, specie alla luce del fatto che “i migliori vini italiani sono ormai in grado di suscitare la curiosità e l’interesse dei maggiori distributori di vini di Bordeaux sui mercati orientali, dalla Cina alla Russia: l’Italia sta arrivando ed in Asia c’è grande curiosità. Adesso - conclude Suckling - bisogna fare promozione, tutti sotto la bandiera italiana, perché bere un vino italiano vuol dire bere la storia, l’arte e la moda dell’Italia”. |
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Una moderna Agorà, dove personalità di ambiti diversi, potranno confrontarsi per dare vita a proposte riguardanti la sostenibilità, l’innovazione e la cura del territorio della Franciacorta, ma anche di tutto lo Stivale: così nasce l’Academia Berlucchi, progetto della famiglia Ziliani, alla guida della prestigiosa griffe. La prima edizione dell’Academia, sarà inaugurata il 5 ottobre a Palazzo Lana, con una discussione sui “Territori Sostenibili”, intesi come unione di arte, pratiche agricole, cibo, ambiente: tra gli ospiti, il critico d’arte Vittorio Sgarbi e la chef stellata Antonia Klugmann. |
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L’Italia del vino si appresta, nel 2019, a superare per la prima volta i 6 miliardi di euro di saldo di una bilancia commerciale strutturalmente attiva, sebbene nel primo semestre la crescita (+3,3%, a circa 3 miliardi di euro) sia meno vigorosa rispetto al passato, e il prezzo medio registri un calo significativo, specie nell’area Ue. Volano le vendite nei Paesi terzi, oggetto di trattati di libero scambio (Giappone, Canada, Corea del Sud), mentre l’incremento negli Usa è inferiore rispetto alla media del mercato e in Cina si affacciano gli sparkling, unica tipologia segnalata in crescita nel Dragone. È l’aggiornamento sul mercato del vino dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che ha analizzato i dati semestrali Istat sull’export e quelli delle dogane relativi alla domanda extra-Ue nei primi 7 mesi 2019. |
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A WineNews uno dei produttori che più hanno segnato la crescita del Belpaese enoico. “In 30 anni fatti passi da gigante, puntando sulla qualità, che è alla base di tutto. C’è sempre da migliorare, sia dal punto di vista qualitativo, sia della valorizzazione del nostro prodotto, soprattutto sui mercati esteri, ma anche su quelli emergenti, e penso soprattutto all’Asia e alla Cina, che, forse, saranno tra i più importanti del mondo”. |
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