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N. 2.460 - ore 17:00 - Martedì 7 Agosto 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Quella dei vini naturali è una realtà consolidata, ma se c’è un aspetto critico è la mancanza di una definizione condivisa che ne regolamenti la produzione. Un problema su cui in Francia si dibatte già dal 2014, senza aver mai trovato la quadra. Adesso ci prova Marie-France Lorho, deputata della Ligue du Sud, che ha portato all’Assemblea Nazionale una mozione che ricalca le linee guida dell’Association des Vins Naturels, dalla raccolta manuale all’utilizzo di lieviti naturali, dal divieto ad usare solfiti al tipo di coltura, organica o biodinamica, in vigna. Se la mozione verrà approvata, a definire una volta per tutte il vino naturale sarà una commissione di 30 esperti del settore. |
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I consumi globali di alcolici sono pronti a toccare le 28 miliardi di casse (pari a 336 miliardi di bottiglie) ed a sfondare quota mille miliardi di dollari di giro d’affari (1,07 per la precisione) nei prossimi 5 anni. A dirlo, le previsioni dell’International Wine & Spirits Research contenute nell’“IWSR 2018-2022 Forecast: Volume and Value Data”, che parlano di una crescita dei consumi in volume di 147,1 milioni di casse da 9 litri da qui al 2022 ed in valore di 78,7 miliardi di dollari. La crescita maggiore, e qui sta la buona notizia, sarà quella del vino (+37,8 milioni di casse), seguito dai superalcolici (+36,5 milioni di casse), grazie principalmente ai vini fermi ed agli spumanti che, a differenza dei vermouth e dei vini fortificati, voleranno sui mercati di Usa, Russia e Brasile. Dopo un 2017 difficoltoso, riprenderà a crescere anche la birra, i cui consumi torneranno però a diminuire dal 2019 al 2022, specie in Cina, Russia e Usa, dove i consumi domestici sono da anni in declino, per una chiusura di quinquennio in sostanziale equilibrio. Il giro d’affari, e quindi i valori, al contrario, continueranno a crescere nonostante la contrazione dei volumi di birra bevuti. Spostando l’attenzione sui superalcolici, il quadro si fa complesso, perché se da un lato il whisky, nonostante tariffe introdotte in risposta alle politiche protezioniste di Trump, il gin e gli spirits a base di agave sono destinati a conquistare sempre maggiori consumatori, la vodka, il cui consumo è legato a doppio filo al mercato russo, vedrà un calo consistente. In calo, da qui al 2022, sono previsti anche i consumi di rum e brandy, specie i prodotti di fascia bassa, mentre il segmento premium segnerà una crescita per tutte le tipologie di superalcolici. Il mercato chiave, in linea con gli ultimi anni, sarà ancora quello degli Stati Uniti, sia per il vino che per i superalcolici, dal whisky americano al whisky irlandese, dal whisky canadese alla tequila, dal mezcal al cognac, dall’armagnac alla vodka, mentre per il gin il Paese di riferimento sarà la Gran Bretagna, con la Francia a tirare la volata ai consumi di rum. Bene la birra in Vietnam, Messico e Brasile, in Germania le birre a bassa gradazione alcolica, in Romania il sidro ed in Giappone i “mixed drinks”. |
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Cresce il valore ma calano i volumi: ecco il primo quadrimestre del vino italiano all’estero nell’analisi di Federvini, che mette l’accento sul momento politico ed economico sia italiano, con le elezioni Politiche e la nascita del nuovo Governo, che internazionale, tra tensioni ed accordi commerciali ed instabilità monetaria. Una tendenza chiara: il mercato del vino è quasi saturo, bisogna lavorare sulla qualità. Che, come commenta il presidente Federvini Sandro Boscaini, è ciò che chiedono i consumatori. “Il comparto sta ottenendo una decisa attenzione alla qualità delle proprie produzioni. È questa la chiave per rimanere competitivi. Ma è necessario fare squadra e operare a livello di sistema per comunicare l’immagine di qualità del Paese e delle nostre produzioni, rafforzando un modello commerciale aperto e privo di barriere”. |
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Per il grosso della vendemmia in Italia, ancora, ci sarà da aspettare, ma intanto in Franciacorta, uno dei territori più prestigiosi della spumantistica italiana, si cominciano a tagliare i primi grappoli, “a partire dai vigneti del versante sud del Monte Orfano, dove la raccolta di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco è sempre anticipata rispetto alle zone più centrali, grazie al particolare microclima che le contraddistingue”, come comunica il Consorzio guidato da Vittorio Moretti. Una situazione positiva, nonostante le piogge degli ultimi mesi, con le prime stime che fanno ben sperare per qualità e quantità, anche per recuperare il -49% di produzione del 2017, con la raccolta che, nelle altre zone del territorio, entrerà nel vivo intorno a Ferragosto. Stime di ottima qualità, con quantità non abbondanti, arrivano anche dalla Sicilia, dove è stato raccolto il Pinot Grigio, fa sapere il Consorzio della Doc Sicilia presieduto da Antonio Rallo. “L’andamento climatico degli ultimi mesi lascia presagire un’ottima qualità delle uve” dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio. “Il Pinot Grigio appena raccolto ha avviato una vendemmia che però fa prevedere quantitativi al di sotto della media degli ultimi anni, anche se probabilmente superiore alla 2017”. |
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L’export di alimentari e bevande made in Italy, crescerà del 7,2% nel 2018 sul 2017, e tra il 2019 ed il 2021 avrà un ritmo del 5,6% all’anno. A dirlo il report “Keep Calm & Made in Italy” di Sace Simest, il polo per l’internazionalizzazione di Cassa Depositi e Prestiti. Un settore solido, il wine & food italiano, grazie a tante aziende di eccellenza. Come la storica cantina siciliana Tasca d’Almerita, di cui la stessa Sace si è fatta garante per due linee di credito da 1,1 milioni di euro per sostenere l’espansione all’estero, soprattutto in Usa e Germania. |
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C’è il via libera del Senato al Dl Dignità, voluto dal Vicepremier e Ministro del Lavoro Di Maio, che reintroduce sul mercato del lavoro i voucher. Voluti con forza dal Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e dai produttori, i buoni-lavoro sono destinati alle aziende con non più di 5 dipendenti, che potranno mettere in regola i lavoratori occasionali sino a 10 giorni di seguito. I compensi non possono superare i 2.500 euro netti per lavoratore ed il salario minimo oscilla tra i 6,52 ed i 7,57 euro l’ora. Resistono le critiche di Cgil, Cisl e Uil, che ritengono l’allungamento da tre a dieci giorni sia il salvacondotto al lavoro nero. |
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Il dg della Cantina, Raffaele Cani: “rinvenuti semi di vite databili 3.800 anni fa, se fossero di Carignano, riscriviamo la storia del vino dell’Isola”. Un investimento sulla storia, che è nel dna della realtà sarda: “qui coltiviamo viti centenarie pre-fillossera. La svolta della nostra cooperativa grazie a Giacomo Tachis. Ma ora dobbiamo guardare al futuro, dalle sfide del cambiamento climatico al gusto dei consumatori che evolve”. |
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