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N. 2.649 - ore 17:00 - Venerdì 3 Maggio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Tra la fine Febbraio e metà di Aprile 2019, dalle cantine italiane sono usciti 5 milioni di ettolitri di vino, con il saldo delle scorte passato dai 59,2 milioni di ettolitri del 28 febbraio 2019, ai 54,3 milioni di ettolitri del 15 aprile 2019. A dirlo i dati dell’ultimo bollettino “Cantina Italia” dell’Icqrf, sui dati del registro telematico. Da cui emerge che nelle cantine del Belpaese sono a dimora 27,2 milioni di ettolitri di vini Dop, 14,1 di vini Igp, e 12,9 di vini varietali e generici. Di cui, nel complesso, ben 13,6 (un litro su quattro) è nelle cantine del Veneto, mentre tra le denominazioni tra le Denominazioni primeggia il Prosecco Doc, con 3,7 milioni di ettolitri. |
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La Valpolicella, con i suoi grandi vini, è uno dei distretti vinicoli più ricchi d’Italia, con un giro d’affari enoico sui 600 milioni di euro (sui 200 del 2003), vigneti che valgono 5-600.000 euro ad ettaro, tra i più alti d’Italia, e una produzione di Amarone, il suo vino principe, cresciuta dai 2,4 milioni di bottiglie vendute, nel 2000, ai 14 nel 2018. Eppure, ci si interroga sul futuro, e soprattutto sul perchè, nonostante questo successo tumultuoso, secondo diverse ricerche sull’aspetto della reputazione, il distretto non sia ancora, definitivamente, nel “salotto buono” del vino italiano. Spunti e provocazioni lanciate, nei giorni scorsi, da Emilio Pedron, past president del Consorzio della Valpolicella, oggi amministratore delegato Bertani Domains, e soprattutto manager di visione. “Stiamo bene, i numeri raccontano di un successo, recente e impetuoso, che è stato più cavalcato che governato. I soci fondatori di questa società, cioè noi azionisti-produttori, ci siamo portati a casa tutti i dividendi. Siamo diventati più ricchi, abbiamo fatto vigneti e cantine più belli, ma non abbiamo pensato al capitale sociale che è la denominazione Valpolicella. Questa è stata la più grave lacuna di questi 20 anni. Il successo ci ha fatto dimenticare i rischi possibili. Sono 15 anni che ci facciamo queste domande. Sono state fatte zonazioni, con Attilio Scienza, e osservatori, rimasti lettera morta. Credo che oggi la strada obbligata per l’Amarone in particolare e per tutti i vini della Valpolicella sia quella di aumentare il proprio prestigio a livello internazionale. Ricercando una maggiore unicità nello stile del prodotto, puntando di meno sull’appassimento e di più sul territorio: meno metodo, replicabile da altri, e più tipicità. E difendendo il prezzo di vendita: non c’è vino né territorio di prestigio che non abbia un prezzo elevato. Meglio produrre di meno a un prezzo più alto a parità di guadagno. Con l’Amarone e la Valpolicella abbiamo raggiunto il mercato, una solidità economica invidiabile ed invidiata da molte regioni d’Italia, ma non siamo nel salotto buono del vino italiano: entrarci deve essere l’obiettivo dell’Amarone per il futuro. Dovremmo provare a far sì che il mercato venga da noi, questo rappresenterebbe il vero salto importante, solo allora saremo ricchi davvero, di cultura, saperi e anche nel portafogli”. |
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In un 2019 negativo per gli investimenti in fine wines, continua a brillare la stella dell’Italia, con l’Italy 100 che è l’unico indice del Liv-Ex a crescere da inizio anno (dati di aprile). Il Liv-Ex 100, che monitora le quotazioni dei 100 vini più ricercati (per l’Italia il Masseto 2014, il Sassicaia 2014 e 2015, il Tignanello 2015 ed il Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno, ndr), è in calo dell’1,12%, mentre il Liv-Ex 1000 perde addirittura il 2,8%, con tutti i sottoindici in calo. In crescita c’è solo l’Italy 100, composto dalle più recenti annate di Sassicaia, Masseto, Solaia (Antinori), Tignanello (Antinori), Ornellaia, Barbaresco di Gaja, Barolo Monfortino Riserva e Barolo Cascina Francia di Giacomo Conterno, Guado al Tasso (Antinori) e Redigaffi di Tua Rita, che chiude il primo quadrimestre dell’anno a +1,23%.
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Un bilancio 2017 sano (ed uno 2018 ancor più positivo ...), un giro d’affari che supera i 30 milioni di euro ed una dimensione che da regionale si è fatta nazionale: sono i pilastri di Feudi di San Gregorio, l’azienda della famiglia Capaldo che ha fatto grande l’Irpinia nel mondo del vino, e che oggi ha ricevuto il Premio Industria Felix, come “azienda con bilancio virtuoso”, tra le 40 aziende al top della Campania tra quelle con fatturati tra i 2 milioni ed i 2,3 miliardi di euro. È, principalmente, il riconoscimento del lavoro di Antonio Capaldo, alla guida della Feudi di San Gregorio, al culmine “di una fase di crescita importante”, racconta a WineNews, “che ci ha portato nel giro di tre anni ad investire in altre attività e territori. Adesso è il momento del consolidamento del nostro perimetro aziendale, della chiusura del cerchio che ci ha portato da essere una realtà regionale a diventare un gruppo nazionale”. Con aziende in Friuli Venezia Giulia (Sirch), a Bolgheri (Campo alle Comete), sull’Etna (Federico Graziani), in Basilicata (Basilisco), in Puglia (Ognissole) e nel Cilento (Tempa di Zoè), “lo sforzo è stato importante”, riprende Capaldo, “perché aprire nuove cantine e comprare nuovi vigneti comporta investimenti di tutto rispetto, ma la mia famiglia ha voglia di crescere ancora, a partire già dal 2020”. |
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Dall’uva Favorita al Cornalin, dalla Turbiana alla Nosiola, dal Verdicchio al Nero d’Avola, dal Cannonau all’Aglianico, dal Sangiovese all’Albarossa al Nebbiolo, e ancora la Nascetta, la Garganega, il Picolit, il Perricone, il Bovale Sardo, il Sussumaniello, il Sagrantino, il Foglia Tonda, l’Enantio, il Bracchettone: sono solo alcuni dei vitigni autoctoni protagonisti di “Bing - Best Italian Native Grapes and Wines”, la rassegna firmata Ian D’Agata e Collisioni, che domani e domenica porta a Barolo 100 produttori del Paese che ne hanno fatto in grandi vini apprezzati in tutto il mondo. |
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Produttori di cibo, vino e bevande di qualità, istituzioni, chef, ristoratori e non solo: la filiera dell’agroalimentare italiano si da appuntamento a Milano, con TuttoFood, evento b2b di scena, dal 6 al 9 maggio, a Fiera Milano, che metterà sotto i riflettori le tendenze dell’export e del mercato italiano. Con la presenza forte delle istituzioni, dal Premier Giuseppe Conte al Ministro Centinaio, focus sulle filiere di pasta e carne, tra le altre, con Fipe e Assica, ed il debutto di Tuttowine, salone nel salone dedicato al vino firmato da Unione Italiana Vini, con masterclass, degustazioni e seminari. E tante curiosità: dal primo forum internazionale sulla frutta secca a quello Cucina italiana nel mondo, dall’omaggio a Leonardo da Vinci, con grandi chef che proveranno a ricreare il piatto di portata ideato (e mai realizzato) per Ludovico Sforza. |
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A WineNews le parole di Roberta Garibaldi: “la tecnologia si sta avvicinando a cantine ed enoturisti, e cambierà il modo di vivere i territori. In Italia se ne stanno sperimentando i primi approcci e tante sono le possibilità da cogliere. Non solo per arricchire i momenti di degustazione, ma per far capire, a chi sta in cantina per poche ora, cosa succede tutto l’anno”. |
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