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N. 3.092 - ore 17:00 - Giovedì 11 Febbraio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Tra le tante consuetudini cancellate dal Covid, c’è anche la cenetta a lume di candela per San Valentino nel proprio locale preferito: con i ristoranti che devono chiudere alle 18, gli innamorati saranno costretti a festeggiare la sera del 14 febbraio dove hanno passato l’ultimo anno, ovvero tra le mura domestiche. E allora, o si cucina a casa, passione che gli italiani hanno riscoperto con piacere, o si punta sul delivery. Abbinando i cibi preferiti ai tanti vini pensati apposta per l’occasione, ma non solo, come raccontano le tante idee e case history raccolte da WineNews (nell’approfondimento). |
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Sotto i colpi della pandemia, delle chiusure di bar e ristoranti, del crollo dell’economia, ma anche dei dazi imposti da Donald Trump in Usa e della contrazione dei consumi della Cina, l’export del vino francese paga un conto salatissimo. Nel 2020, le spedizioni si sono fermate a quota 13,6 milioni di ettolitri in volume e 8,7 miliardi di euro a valore, per un calo, rispettivamente, del 4,9% e del 10,8% sul 2019. In vino francese, in sostanza, lascia sul terreno 1 miliardo di euro: un abisso, quello emerso dall’analisi di Business France, sui dati della Direzione Nazionale di Statistica del Commercio Estero, specie se paragonato alla performance del vino italiano. Che, a ottobre 2010 (dove si fermano le rilevazioni Istat) aveva visto un calo, sullo stesso periodo del 2019, del -3,4%, a 5,11 miliardi di euro in valore assoluto. Il 2020 del vino francese, però, si può e si deve dividere in due. Da una parte, un primo semestre disastroso, con un crollo delle spedizioni del 10% a volume e del 20% a valore, dall’altra gli ultimi sei mesi dell’anno, in cui comunque si registra un netto cambio di passo ed un riallineamento ai valori del secondo semestre 2019, rispetto al quale il calo a valore è dell’1,8%, con una leggerissima crescita dei volumi (+0,2%), figlia del +13% del mese di dicembre. I dati peggiori riguardano i vini fermi imbottigliati, che a volume perdono il 4,9%, e le bollicine, con lo Champagne che trascina a fondo il comparto, che chiude con un calo del 18,8% a valore, pari a 648 milioni di euro di export persi in un anno. La disputa tra Airbus e Boeing porta a un declino sul mercato Usa, che ha perso il 23,5%, ossia 442 milioni di euro. Male Champagne e Bordeaux, che hanno chiuso il 2020 con un passivo complessivo di -634 e -288 milioni di euro sul fatturato estero. Le bollicine hanno sofferto più di ogni altra categoria, in un anno in cui c’è stato poco da festeggiare. Bordeaux, invece, continua a pagare lo scotto della frenata delle importazioni della Cina, calate a volume, globalmente, del 30%. Ma in forte ripresa a dicembre: +49% sullo stesso mese del 2019, anche in virtù dei super dazi che hanno affossato, contestualmente, il vino australiano. Resistono i piccoli mercati europei - come Olanda, Svezia, Norvegia e Irlanda - e i Paesi emergenti come Corea del Sud e Brasile. |
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Nonostante le difficoltà evidenti e l’impatto della pandemia sul mercato del vino in Usa, dove, come nel resto del mondo, i consumi si sono spostati dai ristoranti alle mura di casa (tenendo in volume e tutto sommato anche in valore, con il vino italiano grande protagonista, come riportato nei giorni scorsi da WineNews), i consumatori, e soprattutto il trade, guardano al 2021 con un misto di speranza e ottimismo per la ripresa, soprattutto nel fuori casa. È il sentiment che emerge da un sondaggio di “Wine Opinions”, focalizzato su quello che è il mercato n. 1 del vino nel mondo, ed il primo per le cantine italiane. In particolare, sulle vendite “on-premise”, la maggioranza assoluta, il 53%, si aspetta un recupero sul 2020, il 7% pensa ad un ritorno quasi ai livelli del 2019, e un 5% si sbilancia prevedendo consumi anche superiori all’ultimo anno prima della pandemia. |
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Non tutto il male viene per nuocere e anche di fronte alla pandemia, fondamentale è reagire. Il made in Italy, con la sua creatività, ha le carte per farlo. Per gli imprenditori si potrebbe avviare un percorso virtuoso nella risoluzione di quelle difficoltà che affliggono il mondo del vino, dalla comunicazione alla logistica. Logistica che, secondo i “giudizi” della critica si è dimostrata efficiente, permettendo ai giornalisti di continuare ad assaggiare i vini italiani in smart working, valutando le nuove annate e determinandone, che lo si voglia o no, il successo sui mercati. Non certo una cosa che si sente dire ogni giorno. “Con Fieramente, giovane brand nato all’interno delle nostre società Bencienni srl Mail Boxes Etc. di Montevarchi, Firenze e Montalcino. sfruttandone la struttura logistica sviluppata per le aziende agricole ed il servizio di spedizioni b2c - spiega l’ideatore Alessio Piccardi - abbiamo creato anche il “b2j”, “business to journalist”, utilizzando il servizio di spedizioni al privato “door-to-door” anche per i giornalisti internazionali”. I destinatari? “Da Monica Larner (“The Wine Advocate”) a James Suckling, da Jancis Robinson a Kerin O’Keefe (“Wine Enthusiast”), “Wine Spectator”, “Vinous” e “Decanter”. E tra i mittenti, accanto alle aziende, ci sono tante Denominazioni con i loro Consorzi”. |
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Arte, pittura, narrativa, giornalismo: il vino può essere raccontato in mille modi diversi. Anche con i fumetti, come fa “Cantine a fumetti”, il volume antologico realizzato dagli artisti della Scuola Internazionale di Comics di Firenze, in collaborazione con le cantine del Movimento Turismo del Vino Toscana, che racconta il vino tra miti e leggende. Ogni storia è disegnata con tecniche diverse, e la copertina è firmata da Frank Espinosa, illustratore che ha lavorato per Walt Disney e Warner Bros. |
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L’olio extra vergine, un pilastro della Dieta Mediterranea, è tornato di moda. Come racconta Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, il consumo è più che raddoppiato nel mondo negli ultimi decenni. Un trend rimasto positivo anche nel 2020, nonostante la pandemia, con le stime sul mercato italiano che registrano un +6%, dovuto alla crescita delle vendite in Gdo. Secondo le stime dell’industria olearia, le tendenze di consumo confermano che l’extra vergine gode di un elevato apprezzamento: due terzi degli italiani ritiene che si tratti di un prodotto buono e di qualità, mentre oltre il 60% lo compra perché lo considera salutare. L’origine emerge come driver di crescita: i più giovani, tra i criteri di scelta, indicano il territorio e le tipologie di cultivar, mentre gli over 40 sono molto legati ai grandi marchi italiani. |
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“C’è una flessione di interesse da parte degli studenti stranieri per i limiti al viaggiare, ma registriamo una sostanziale tenuta degli italiani, per cui abbiamo mantenuto i numeri del passato, con le Lauree in Viticoltura ed Enologia che restano un caposaldo. Sui Master il calo è più visibile”. Così Michele Antonio Fino, direttore del Master in Cultura del Vino e Management all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “Al centro, il ruolo cruciale del cibo, la vendita a distanza, la comunicazione social, gli studi che si stanno approfondendo”. |
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