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N. 3.152 - ore 17:00 - Venerdì 7 Maggio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Continua a crescere il mercato dei fine wine, secondo i dati sul primo quadrimestre 2021 del Liv-Ex. Il Liv-Ex Fine Wine 100, l’indice di riferimento della piattaforma (dove l’Italia è rappresentata da Sassicaia della Tenuta San Guido, Tignanello e Solaia di Antinori, Ornellaia e Masseto della Famiglia Frescobaldi, Il Barolo Monfortino di Conterno, e ancora da Gaja, Brovia e Bartolo Mascarello), è cresciuto del +4,35%. Si conferma in salute anche l’Italy 100, l’indice più performante del 2020 (+6,6% sul 2019), che chiude, con un confortante +2%. Mentre il Liv-ex Fine Wine 1000, che raccoglie tutti i sotto indici, ha chiuso a +3,79%. |
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Il tema della dealcolazione del vino, deflagrato ieri forse persino oltre le attese, sulla scorta di quanto emerso dall’ultimo trilogo dell’Ocm Vino, offre spunti interessanti e punti di vista più o meno convergenti, all’interno della filiera del vino italiano. Ieri è stato Paolo De Castro, a WineNews, a fare chiarezza su quella che, ad oggi, è una proposta condivisa dalla stragrande maggioranza dei Paesi Membri, rispetto alla quale la Coldiretti ha subito alzato le barricate. Oggi, invece, è il giorno delle analisi di Federvini, Uiv, Fivi, Federdoc e Cooperative Alimentari, le principali associazioni del vino, ma anche della politica, con le bocciature tranchant e bipartisan del Sottosegretario alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio e del Senatore Dario Stefàno. In sostanza, come spiegano a WineNews i protagonisti della filiera del vino, nella complessità della questione il primo elemento di chiarezza riguarda la differenza tra abbassamento della gradazione e dealcolazione, parziale o totale. Semplificando, da una parte c’è una pratica enologica che può risolvere i problemi di vini molto alcolici, specie a causa di estati sempre più calde, dall’altra l’esigenza, tutta commerciale, di proporre qualcosa di nuovo che, però, non ha molto a che fare con il vino. Ma che, per la Uiv, dovrebbe comunque rimanere, come categoria di prodotto, all’interno del vino, per aprire un mercato nuovo ed evitare che a sfruttarlo siano i big del beverage. Le posizioni, anche molto diverse, convergono su un punto, che non è di poco conto: l’inadeguatezza della definizione “vino” rispetto ad un vino senza alcol, o a bassa gradazione alcolica. Un tema importantissimo, su cui Federdoc prende tempo, Fivi è a dir poco critica, e Federvini vorrebbe una larga convergenza a livello Ue, anche per rispondere in maniera unitaria al tema vero, ossia quello della necessità, per il vino europeo, di competere con i produttori del Nuovo Mondo su mercati nuovi ed emergenti, puntando su un prodotto che sì con il vino ha poco a che fare, ma che dal vino, comunque sia, deriva. Da una parte la difesa di un prodotto simbolo del made in Italy, dall’altra le esigenze commerciali e la competitività del settore nel contesto mondiale, in mezzo un dibattito che promette di accendersi nelle prossime settimane (le riflessioni nell’approfondimento). |
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Con il protrarsi della chiusura della ristorazione in Italia, le vendite di vino per il consumo domestico hanno continuato a crescere per tutto il primo trimestre 2021: +6% in quantità e +5% in valore, seppur perdendo qualcosa sui prezzi medi. A dirlo i dati di Iri nella presentazione del Rapporto Economico del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg. Le bollicine, che nei primi mesi del 2020 sono state la tipologia che ha sofferto di più, in questo primo terzo di 2021, complice anche la Pasqua, sono tornate a correre: +55% sullo stesso periodo del 2020 in volume, e prezzi in crescita del 4,4%. E se il Prosecco (Doc e Dogc), che vale la metà del valore degli spumanti venduti in Gdo, cresce del +53% in valore e del +55% in volume, fa ancora meglio il metodo classico (che vale il 22% del totale), in aumento di oltre il 90% in volume e valore.
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Se il giro d’affari del vino italiano, che ha sofferto ma non è crollato sotto i colpi del Covid, dovrebbe tornare a livello pre-pandemia nel 2022, come emerso nel forum firmato da Unicredit (in collaborazione con il Consorzio del Brunello di Montalcino) alcuni cambiamenti resteranno eccome. Per Renzo Cotarella, ceo di una realtà di riferimento come Marchesi Antinori, se le vendite online sono ormai una realtà importante, la pandemia, “ha contribuito a cambiare l’ossessione derivante dalla grande dicotomia tra grande distribuzione e ristoranti”. In futuro ci sarà molta più competizione su molti fronti, a partire dalla sostenibilità, ma non solo. Per Giampiero Bertolini, ceo di Biondi Santi, la cantina “culla” del Brunello di Montalcino, due sono le indicazioni emerse chiaramente dalla pandemia: “ripristinare il contatto diretto con il consumatore e creare valore sulla marca”. E poi, si deve ripartire dagli elementi positivi: “dalla capacità di reazione del settore, al nuovo rapporto con banche e finanza”, ha detto il presidente del Consorzio del Brunello e direttore generale de Il Poggione, Fabrizio Bindocci, all’appeal dei grandi vini italiani come lo stesso Brunello che, nel 2020, ha ricordato Stefano Cinelli Colombini della storica Fattoria dei Barbi, ha registrato dati positivi, e vede l’imbottigliato a +11,4% nei primi 4 mesi 2021. |
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Una parata di chef stellati e il maestro pizzaiolo Franco Pepe che, per la prima volta, in assoluto preparerà la pizza a 50 metri di altezza. È l’experience di “Dinner in the Sky”, il ristorante più stravagante al mondo (una piattaforma da 5 tonnellate che sale in verticale e rimane sospesa nell’aria) che, dopo 5.000 eventi in 64 città di 5 Continenti diversi, arriva, per la prima volta al Sud Italia, con due tappe a Napoli (2-6 giugno), nei Giardini della Mostra d’Oltremare, ed a Caserta (10-13 giugno), nella cornice del Belvedere di San Leucio. |
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Che siano di maggiore o minore portata, sono tantissime, ormai, le iniziative che vedono i produttori di vino sostenere la cultura e l’arte in genere. Ed ora, dal Piemonte arriva una nuova iniziativa firmata dalla Domenico Clerico, una delle cantine più celebri delle Langhe e del Barolo, guidata fino al 2017 da Domenico Clerico, prematuramente scomparso e ritenuto uno uno dei più grandi innovatori enoici del Belpaese e del Barolo, e oggi condotta dalla moglie Giuliana Clerico, con il direttore generale ed enologo Oscar Arrivabene. È il Premio Domenico Clerico, che nasce in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, con l’obiettivo di “aiutare i giovani artisti ad inserirsi nel circuito dell’arte contemporanea e stimolare i nuovi talenti a raccontare il connubio tra arte e vino fatto di bellezza, radici, valori e legame con il territorio”. |
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A WineNews Romina Romano e Vittorio Frescobaldi, che rappresentano in Italia la Famille Helfrich, proprietaria di diversi Chateaux (per 700 ettari) e del negociant “Crus et Domaines de France”, che oggi hanno portato a Verona l’“En Primeur di Bordeaux”, con tutti i più grandi nomi in assaggio. “Italia mercato importante. Il sistema dell’“En primeur” e de “La Place de Bordeaux” non cambieranno. Anche a Bordeaux tanti vini di qualità, a prezzi accessibili a tutti”.
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