Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.687 - ore 17:00 - Mercoledì 10 Luglio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
A volte, i vini sono dei veri gioielli. Come succede nell’incontro d’eccezione tra Mellerio, la gioielleria più antica del mondo, amata dalla Regina Maria Antonietta, e Rare Champagne, maison nata proprio in onore della stessa regina (e oggi di proprietà di Piper-Heidsieck del gruppo Epi della famiglia Descours, proprietaria anche della culla del Brunello, la Tenuta Greppo di Biondi Santi), da cui è nata la preziosissima limited edition di “Rare Le Secret” 1997: 4 pezzi unici, adornati da una gemma (diamante, zaffiro, rubino o smeraldo) contornata da 510 diamanti, a cui si aggiungono 1.000 magnum Edizione Orafo, adornate da un cartiglio d’oro. |
|
|
|
|
Innovazione, Turismo, Agroalimentare, Territorio, Industria, Arte e Cultura: ecco i capisaldi dell’Italia che funziona, raccontati dal Rapporto “I.T.A.L.I.A. 2019 - Geografie del nuovo made in Italy acronimo e racconto dell’identità produttiva e sociale italiana”, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison con il sostegno di Intesa Sanpaolo e la partnership tecnica di Google, Ipsos Italia e di Si.Camera e il patrocinio dei Ministeri degli Affari Esteri e dell’Ambiente. Partendo dall’aspetto che più ci interessa, ossia l’agroalimentare, che si conferma come una delle eccellenze del Belpaese, e per capirne la rilevanza, i numeri sull’occupazione sono paradigmatici: in Europa, quasi 1 occupato su 10 è italiano, e se in Ue si contano 10 milioni di occupati, 917.000 sono in Italia. Tra le 5 grandi economie europee, l’Italia è al primo posto per numero di occupati, davanti alla Spagna, con 764.000, e alla Francia, con 752.000, con Germania (617.000) e Regno Unito (388.000 unità) a seguire. L’Italia è il Paese con il maggior numero di riconoscimenti dell’Unione Europea per le specialità agroalimentari, e, in particolar modo, per i vini: più di 1 prodotto certificato su 4 è italiano. I prodotti alimentari italiani a Do e a Igt sono 299, di cui 167 Dop e 130 Igp, a cui si aggiungono anche 2 Stg, e nel comparto del vino si contano 526 riconoscimenti (408 Dop e 118 Igt). In Italia è generato quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo dell’Unione Europea: su un totale stimato di 182,3 miliardi nel 2018, l’Italia contribuisce per il 17,7%, la Francia per il 17,6%, la Spagna per il 16,6%, la Germania per il 9,2% e il Regno Unito per il 5,9%. Il settore agroalimentare si contraddistingue, inoltre, per i suoi risultati straordinari nel commercio con l’estero e si conferma tra i comparti più vitali e dinamici. Le esportazioni di prodotti agroalimentari segnano un nuovo record nel 2018: 41,8 miliardi di euro, pari ad un decimo (9%) di tutte le esportazioni italiane (463 miliardi di euro). Le performance positive sono confermate nel lungo periodo: le esportazioni sono passate da 26,3 miliardi nel 2008 a 41,8 miliardi nel 2018, ovvero sono aumentate di circa 15,5 miliardi (+59%). |
|
|
|
|
I rapporti tra Russia e Georgia tornano a farsi tesi, ed uno dei primi provvedimenti della Duma, il Parlamento di Mosca, potrebbe essere il bando alle importazioni del vino georgiano, terzo esportatore a volume dietro a Spagna ed Italia, che potrebbe beneficiare della situazione. Come hanno raccontato i produttori del Belpaese a WineNews da “Solo Italiano”, tappa russa del Simply Italian Great Wines targato Iem, che ha toccato Mosca e San Pietroburgo, la Russia è tornata ad essere una meta fondamentale per l’export enoico tricolore, pur con tutte le sue complessità e fragilità, sia politiche che economiche. E, come ha ricordato Marina Nedic, alla guida della Iem con Giancarlo Voglino, “la crisi tra Mosca e Tblisi offre l’opportunità di andare ad accrescere la nostra quota di mercato, con la Georgia che, al momento, pesa per il 17% di tutte le importazioni della categoria”. |
|
|
|
|
|
Non basta il nome, o la fama, non è sufficiente l’etichetta, il vino italiano, se vuole crescere ancora sui mercati più solidi, e quindi più scafati, “deve andare all’estero con vini che parlino dei nostri territori e che siano ben fatti. Non basta più dire Chianti Classico o Valpolicella, bisogna parlare innanzitutto di qualità. Molti vini che portano questi nomi prestigiosi, non sono all’altezza di quello che dovrebbero essere. Per conquistare mercati avveduti, che oggi bevono Barolo ma un domani possono benissimo innamorarsi dello Chablis, o dei vini della Loira, o del Pinot Nero del Central Otago”. È il cuore del messaggio che Ian D’Agata, editor di Vinous e Decanter, ed a capo di Collisioni Wine & Food, ha affidato a WineNews. Un concetto forte, che mette il Belpaese enoico di fronte ad una realtà decisamente più complessa di quanto si possa immaginare a prima vista. “Se in Cina il tempo, e le nuove generazioni, sono destinate a premiare la ricchezza del vino italiano, in mercati maturi come Uk e Usa ci sono problemi un po’ più delicati da gestire: hanno una grande conoscenza dei vini di buona qualità di tutto il mondo, ed in questo senso - mette in guardia Ian D’Agata - non tutti i vini italiani sono all’altezza”. |
|
|
|
|
|
Il vino è una delle voci più importanti dell’agroalimentare made in Italy, da anni quella con il saldo attivo più ampio nella bilancia commerciale tricolore. Un peso che trova conferma anche nella nomina a vice presidente di Federalimentare di Sandro Boscaini, già presidente di Federvini e guida di Masi Agricola, che completa così la squadra del presidente Ivano Vacondio. “Questa nomina” ha sottolineato Boscaini “consolida la vicinanza tra le Federazioni e la compattezza che è richiesta al settore alimentare per aumentare la sua forza politica”. |
|
|
|
|
Correva l’anno 2015, e la Francia in tumulto vedeva l’allora Governo di Hollande inserire una tassa sulla ricchezza e i patrimoni, che aveva spinto Gérard Depardieu, attore francese tra i più famosi e grande amante della cucina del vino (e produttore tra Francia, Pantelleria e la Crimea) a dichiarare di voler vendere tutte le sue proprietà, compresi i vigneti ed i ristoranti di proprietà a Parigi. E ora, a qualche anno da quell’annuncio, arriva la notizia che Depardieu ha venduto, nella massima riservatezza, alcuni giorni fa, il suo ristorante parigino “La Fontaine Gaillon”, a due passi dalla Borsa di Parigi. Domani, invece, saranno all’incanto, attraverso la casa d’aste parigina Ader, arredi e stoviglie del ristorante e, ovviamente, decine di bottiglie di vino di cantine come Coche Dury, Pape Clement, Louis Latour, Taittinger, Charles Heidsieck e così via. |
|
|
|
|
|
Un tempio della ristorazione, miglior ristorante italiano nella “50 Best Restaurants” 2019 ed una cucina che nasce, letteralmente, nell’orto. Quello che Enrico Crippa, chef del Piazza Duomo di Alba, cura insieme alla famiglia Ceretto, griffe delle Langhe e del Barolo, una delle partnership, tra mondo del vino e della cucina, più solide e riuscite di sempre. |
|
|
|
|