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N. 2.713 - ore 17:00 - Venerdì 16 Agosto 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Cadono già i primi grappoli in Franciacorta: oggi, nel cuore di uno dei più importanti territori del vino italiano, simbolo di eccellenza e qualità, si inizia la vendemmia 2019, “a partire dai vigneti del versante sud del Monte Orfano, dove la raccolta di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco è sempre anticipata rispetto alle zone più centrali, grazie al particolare microclima che le contraddistingue”, come comunica il Consorzio guidato da Vittorio Moretti. E le premesse, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sono positive, nonostante le difficili condizioni climatiche degli ultimi mesi. |
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Domina la Borgogna, com’era facile pronosticare, ma il mercato dei fine wine registra un rallentamento, con i prezzi medi dei dieci vini più costosi del mondo che, negli ultimi 12 mesi, sono cresciuti appena dell’1,52%, contro il +43,9% di un anno fa, boom guidato da tre etichette, Musigny e Chambertin di Domaine Leroy (+125,8% e 84,75%) e Musigny di Domaine Georges & Cristophe Roumier (+80,6%), i cui prezzi oggi sono essenzialmente stabili. Che sia la fine della corsa dei prezzi degli ultimi anni? Difficile dirlo, ma è certamente il dato più significativo che emerge dalla “The World’s Most Expensive Wines” di Wine-Searcher, la lista annuale dei vini più costosi del mondo, che analizza e mette in fila i prezzi medi di migliaia di etichette, sul mercato con almeno quattro delle ultime dieci annate, e presenti su almeno 5 shop online. L’altra notizia, che purtroppo non sorprende, è che non ci sono italiani tra i primi 50, con tante conferme tra le prime posizioni e qualche piccolo assestamento. Il vino più caro del mondo è ancora il Romanée-Conti di Domaine de la Romanée-Conti, ad un prezzo medio di 20.405 dollari a bottiglia, seguito sul podio da un altro simbolo della Borgogna, il Musigny di Domaine Leroy (15.680 dollari), e dal re della Mosella, lo Scharzhofberger Riesling Trockenbeerenauslese di Egon Muller (13.558 dollari). Alla posizione n. 4, il Musigny di Domaine Georges & Cristophe Roumier (13.050 dollari), alla n. 5 il Montrachet di Domaine Leflaive (10.100 dollari), seguito alla n. 6 da Montrachet di Domaine de la Romanée-Conti (7.921 dollari). Alla posizione n. 7 lo Chambertin di Domaine Leroy (7.553 dollari), quindi alla n. 8 lo Chevalier-Montrachet di Domaine d’Auvenay (6.616 dollari), seguito da un simbolo dell’enologia Usa come il Sauvignon Blanc di Screaming Eagle (6.070 dollari), alla n. 9, e dal Richebourg di Domaine Leroy (6.006), che chiude la top 10 dei vini più costosi del mondo. Allargando l’analisi ai primi 50 vini in classifica, il dominio della Borgogna è interrotto da ben 11 etichette tedesche, di cui 6 dalla Mosella, la seconda Regione più rappresentata, persino più di Bordeaux, che in classifica ha solamente tre vini: Petrus, Le Pin e Liber Pater. |
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Basta tasse sul vino. L’appello arriva dalla Gran Bretagna, dove la Brexit minaccia di inasprire il peso delle accise sul vino importato dall’Unione Europea vessando, ancora di più, un settore già schiacciato dal fisco. A farsi portavoce di un disagio tutt’altro che nuovo sono alcuni dei maggiori fornitori di vino del Paese, tra cui spiccano i nomi di Treasury Wine Estates, Concha y Toro ed Enotria, che hanno dato vita ad una vera e propria lobby: Wine Drinkers UK, che ha lanciato la campagna social #CutBackWineTax. Anche la scelta del giorno, il 12 agosto, quando la “battaglia” è iniziata ufficialmente, non è casuale: equivale simbolicamente al 61% dell’anno, che è esattamente il peso delle tasse su una bottiglia che costa, allo scaffale, 5 sterline, di cui 2,23 sterline in imposte e 83 penny in Iva. |
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Non ci sono vini del Belpaese nella top 50 dei più costosi al mondo, ma alle etichette tricolore Wine-Searcher dedica una classifica ad hoc, la “Most Expensive Italian Wine” che, al primo posto, mette il Barolo Riserva Monfortino di Giacomo Conterno, online, in media, a 1.083 euro a bottiglia, seguito dal Masseto (678 euro) e dal Brunello di Montalcino Riserva Case Basse di Gianfranco Soldera (627 euro). Dietro, un altro pezzo di storia della viticoltura italiana, il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi Santi (491 euro), alla posizione n. 4, seguito dal Barolo Etichetta d’Artista di Bartolo Mascarello (426 euro), alla posizione n. 5, quindi il Testamatta Colore di Bibi Graetz (409 euro) alla n. 6. Da sempre tra le etichette più preziose, alla posizione n. 7 ecco il Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice di Avignonesi (406 euro), quindi un’etichetta di nicchia come quella del Barolo Piè Franco Otin Fiorin di Cappellano (394 euro), alla n. 8, giusto davanti al Sorì San Lorenzo di Gaja (387 euro), alla posizione n. 9, ed il Barolo Riserva Villero di Vietti (378 euro) a chiudere una top 10 equamente divisa tra Toscana e Piemonte, che dominano le prime 25 posizioni, dove troviamo due sole eccezioni: il Montepulciano d’Abruzzo di Valentini e l’Amarone di Dal Forno Romano. |
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La maggior parte dei consumatori italiani inorridiscono solo all’idea, ma negli Stati Uniti quello del vino in lattina è un mercato in pieno boom. A dirlo, o meglio confermarlo, è un’indagine del professor Robert L. Williams, insegnante di marketing all’Università della Pennsylvania: nell’ultimo anno, le vendite al dettaglio di vino in lattina hanno raggiunto i 93 milioni di dollari, e il numero di produttori, e di linee di prodotti, sono passati da 125 e 350 diverse linee di giugno 2018, ai 350 produttori e 900 linee di giugno 2019. |
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Quella di Montepulciano, perla del Rinascimento, è la storia di una città intimamente legata alla fama delle sue vigne e del suo vino, che si intreccia con le opere e le vite dei grandi letterati del passato: ha dato i natali al poeta umanista Poliziano, e Francesco Redi nel suo “Bacco in Toscana” (1685) scrive: “Bella Arianna con bianca mano versa la manna di Montepulciano, colmane il tonfano, e porgilo a me”. Set di tanti film, scelta da maestri come Curzio Malaparte, Ettore Scola, Andrej Tarkovskij, Anthony Minghella, Carlo Vanzina e Paolo e Vittorio Taviani, Montepulciano ricorda e celebra la propria storia con il Bravìo delle Botti, nell’ultima domenica di agosto, cui fa da prologo, il 17 e 18 agosto, “A Tavola con il Nobile”, il concorso enogastronomico tra le contrade, alla ricerca dell’abbinamento perfetto tra Nobile di Montepulciano e ricette della tradizione. |
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Danno per scontata la tecnologia, vivono la loro quotidianità sui social e amano l’ambiente. Il futuro è già qui, ed a comandare sono i “Centennials” (o Generazione Z), i ragazzi nati dopo il 1996, i veri nativi digitali. Una fetta di mercato guardata con interesse anche dal mondo del vino, come raccontano a WineNews Guido Di Fraia, prorettore Innovazione e Comunicazione della Iulm, Galliano Cocco, psicologo e docente all’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, e Maurizio Mattucci, docente di Marketing e Comunicazione all’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara. |
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